Caso Cucchi, cade accusa omicidio colposo Conclusa inchiesta sulla morte del 30enne

Per le guardie carcerarie i reati sono infatti di lesioni e abuso di autorità.
News Nazionali

Roma, 21 apr. (Adnkronos) – Conclusa l'inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi (nella foto). La procura di Roma non ha individuato nella vicenda il reato di omicidio colposo per nessuno degli indagati. Per le guardie carcerarie, alle quali si contesta di aver percosso Cucchi, i reati sono infatti di lesioni e abuso di autorità. Mentre per i medici coinvolti, a secondo della posizione processuale, i pm Vincenzo Barba e Francesca Loi ipotizzano il favoreggiamento, l'abbandono di persona incapace, l'abuso d'ufficio e il falso ideologico.

In tutto sono 13 le persone indagate. Ci sono le guardie carcerarie Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici ai quali la Procura di Roma ha contestato i reati di lesioni personali e di abuso di autorità in relazione alle percosse che Cucchi, secondo l'accusa, subì mentre era in attesa di comparire davanti al giudice che doveva processarlo per detenzione di stupefacenti.

I medici invece sono Aldo Fierro, Stefania Corbi, Silvia Di Carlo, Flaminia Bruno, Luigi Preite De Marchis e Rosita Caponetti. L'accusa per loro più grave è quella di abbandono di persona incapace, reato aggravato dal fatto che per la mancanza di cure Stefano Cucchi è morto. Reato che sostituisce in pratica l'omicidio colposo e che, con l'aggravante del decesso determinato dalla mancanza di assistenza, prevede 8 anni come pena massima anziché 5.

Sono poi indagati gli infermieri Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe i quali sotto il profilo del concorso rispondono del reato di abbandono di persona incapace oltre che di altre ipotesi di reato. Infine è indagato Claudio Marchiandi, funzionario del Provveditorato regionale amministrazione penitenziaria al quale si contesta insieme con Rosita Caponetti il reato di falso in relazione al ricovero di Stefano Cucchi all'ospedale Sandro Pertini.

Nel capo di imputazione si contesta alle persone in questione d'aver abbandonato dal 18 al 22 ottobre del 2009 Stefano Cucchi che era affidato a loro perché incapace di provvedere a se stesso. Nel capo di imputazione si indicano anche le patologie di cui soffriva al momento del ricovero Cucchi.

In particolare era affetto da politraumatismo acuto con bradicardia in soggetto in stato di magrezza patologica. Cucchi si era venuto a trovare in uno stato di pericolo di vita che esigeva il pieno attivarsi dei sanitari i quali, invece, omettevano di adottare i più elementari presidi terapautici e di assistenza .

"Noi siamo molto soddisfatti dell'attività investigativa dei pm: il reato di abbandono di incapace è terribile, peggio dell'omicidio colposo", dice a CNRmedia l'avvocato della famiglia Cucchi Fabio Anselmo. "Siamo molto soddisfatti, a prescindere dalla qualificazione giuridica del ruolo delle guardie carcerarie sulla quale noi argomenteremo in seguito, perché riteniamo che Stefano non sarebbe morto se non fosse stato picchiato. Il quadro che emerge dal capo di imputazione è questo: Stefano è morto dopo essere stato pestato ed è morto in una condizione terribile: il capo di imputazione è terribile". Il fatto che siano sparite le accuse di omicidio per il legale dei Cucchi non è un problema fondamentale: "Così è anche peggio, non è vero che l'omicidio cade: l'omicidio c'è ed è in conseguenza dell'abbandono totale di una persona che era sotto custodia".

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