Febbre suina, 152 morti in Messico. Sacconi: in Italia situazione sotto controllo. Tonfo delle Borse

E' un bambino di quattro anni il primo caso accertato nel Paese centroamericano. Il virus colpisce una persona in Israele, 10 i casi in Nuova Zelanda. Il ministro della Salute: 'Niente allarmismi'.
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Città del Messico, 28 apr. – (Adnkronos) – Il numero di sospette morti per febbre suina in Messico è salito a 152, ma sta calando il ritmo di diffusione dell'epidemia. Lo ha reso noto il ministro messicano della Sanità, Jose angel Cordova, aggiungendo che per la prima volta vi sono segnali che l'epidemia sia entrata nella fase di rallentamento.

Il numero dei morti è infatti calato, dai sei registrati sabato, ai cinque di domenica e i tre di lunedì. In calo anche i nuovi casi d'infezione scesi da 145 a 110 nelle ultime 24 ore. Di tutte le morti, al momento soltanto 26 sono stati confermati come vittime delle febbre suina. Per gli altri si è in attesa dei risultati degli esami. Cordova ha annunciato che a partire da oggi verranno effettuati test di laboratorio più rapidi. Per evitare il propagarsi del contagio tutte le scuole e università del Messico rimarranno chiuse sino al 6 maggio.

E' un bambino di quattro anni, che è guarito, il primo caso accertato di febbre suina in Messico. Il piccolo si è ammalato il 2 aprile a Perote, nello stato di Veracruz . Undici giorni dopo, il 13 aprile, si verificava la prima morte accertata per febbre suina: Adela Maria Gutierrez Cruz, 39 anni, deceduta nello stato di Oaxaca, a sud di Città del Messico. La donna, si è poi appreso, era un'impiegata del censimento che raccoglieva dati porta a porta, entrando in contatto con moltissime persone.

Il bambino di quattro anni vive vicino ad un grande allevamento di maiali gestito dalla compagnia americano-messicana Granjas Carroll. Il ministro messicano della Sanità, Jose Angel Cordova, ha spiegato che il piccolo faceva parte di un gruppo di abitanti di Perote che si sono ammalati di quella che allora sembrava una forma particolarmente grave d'influenza. Di tutti i prelievi analizzati erano stati conservati solo quelli del bambino, che sono stati nuovamente analizzati quando si e' cominciato a parlare di febbre suina. Si ignora quindi quante delle centinaia di persone che si erano ammalate a Perote avessero contratto la febbre suina.

Inatnto le autorità sanitarie sudcoreane stanno esaminando un caso sospetto di febbre suina. Si tratta di una donna sudcoreana di 51 anni che ha presentato sintomi d'influenza al ritorno dal Messico lo scorso fine settimana. I risultati delle analisi saranno pronti fra un giorno o due. Sono tre i sudcoreani che sono stati sottoposti a esami medici al ritorno dal Messico, ma solo per altre due persone è stato escluso ogni contagio con la febbre suina.

Intanto Israele conferma il suo primo caso di febbre suina. A riferirne è stata la Radio israeliana, precisando che a risultare affetta dalla malattia è stata una donna di 26 anni rientrata da poco dal Messico. L'esito dell'esame e' arrivato due giorni dopo il ricovero della paziente, tenuta in isolamento in un reparto dell'ospedale di Netanya.

Salgono invece a dieci i casi di febbre suina confermati in Nuova Zelanda con i test di laboratorio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. L'annuncio è stato dato dalle autorita' sanitarie neozelandesi: i test hanno permesso di confermare che il virus è stato introdotto nel paese da un gruppo di studenti rientrato da un viaggio di studi in Messico.

Il ministro del Welfare e della Salute, Maurizio Sacconi sottolinea la necessità di ''adottare le cautele necessarie e concordare con la rete internazionale coordinata da Oms e altri paesi Ue''. E spiega: ''Non dobbiamo sottovalutare'' la situazione ma ''nemmeno fare allarmismi ingiustificati. Episodi recenti ci hanno insegnato che quando l'allarmismo è ingiustificato si possono creare danni alla produzione e creare insicurezza''.

Come presidenza di turno del G8, aggiunge Sacconi, ''abbiamo avviato una consultazione tra gli otto Paesi membri e con gli altri cinque Paesi emergenti in modo da favorire comportamenti coerenti e integrati tra tutti i Paesi''. La situazione in Italia ''è sotto controllo. L'Italia è un paese particolarmente attrezzato. E poi, c'è una buona diffusione dell'igiene pubblica''.

Anche il sottosegretario alla Salute, Ferruccio Fazio torna a tranquillizzare i cittadini: "Naturalmente è possibile, anzi probabile, che prima o poi il virus della febbre suina arrivi anche in Italia. Noi siamo pronti all'eventualità" che la nuova infezione, già entrata in Europa con un caso in Spagna e due in Scozia, arrivi anche nella Penisola.

"Soprattutto dopo l'influenza aviaria – ricorda – sono ormai anni che i Paesi si preparano a un'eventuale pandemia. Ci sono sistemi ormai allertati e siamo fiduciosi. Saremo in grado di gestire la situazione", assicura il sottosegretario. "Il rischio pandemia c'è – ammette Fazio – tutto dipende da come verrà gestita. Ricordo che anche l'influenza stagionale ogni anno fa milioni di morti, perché tutti i virus influenzali sono potenzialmente forieri di complicanze polmonari e quindi di possibili esiti infausti".

"Abbiamo incaricato l'Istituto farmaceutico militare di Firenze di incapsulare 30 milioni di dosi di farmaci antivirali", per essere pronti all'eventualità che l'epidemia arrivi anche in Italia, annuncia quindi Fazio. "In tutto – ricorda il sottosegretario – abbiamo a disposizione 40 milioni di dosi di antivirali, per trattare 4 milioni di cittadini".

Ma di questi 40 milioni, precisa, "10 milioni di dosi erano già pronte, mentre 30 milioni erano ancora da confezionare in capsule. Una decisione giustissima presa dal governo precedente – puntualizza Fazio – e legata al fatto che il principio attivo" ingrediente base di queste 30 milioni di dosi, "in polvere ha una durata media di 10 anni, mentre in capsule di soli tre anni. Pertanto, se il prodotto fosse stato acquistato già in capsule due anni fa, sarebbe scaduto tra un anno".

Perciò "adesso abbiamo incaricato l'Istituto farmaceutico militare di Firenze di procedere all'incapsulamento", spiega. "Se anche dovesse arrivare la pandemia – aggiunge il sottosegretario – non ci aspettiamo certo di avere immediatamente 4 milioni di italiani infetti. Sarà un fenomeno progressivo. Con l'Istituto superiore di sanità sono state fatte delle simulazioni per capire in quanto tempo e come" un'infezione potrebbe evolvere, e "anche in base a queste simulazioni sono stati fatti gli acquisti".

Fazio ricorda anche che proteggersi bocca e naso con una mascherina adatta "riduce di circa un fattore 4", cioè di circa 4 volte, il rischio di essere contagiati dal virus della febbre suina nei Paesi a rischio. "I viaggi in Messico – ribadisce il sottosegretario alla Salute – sono francamente sconsigliati". Meno pericoli, invece, per chi è diretto negli States: "Proprio ieri ho parlato con alcune persone negli Usa, dove non si percepisce nessun tipo di allerta particolare", precisa.

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