Manovra, stop dalle Regioni: ‘Irricevibile’. No anche dai governatori di centrodestra

Approvato all'unanimità un documento per chiedere di renderla più equa
News Nazionali

Roma, 15 giu. (Adnkronos/Ign) – La manovra, così com'è, non è equilibrata nei sacrifici richiesti ai diversi comparti della Pubblica amministrazione: per questo ''è irricevibile'' e le Regioni chiedono ''di cambiarla''. E' questa la posizione assunta all'unanimità dai governatori in un documento approvato nel corso della Conferenza dei presidenti che si è riunita oggi per discutere la manovra varata dal governo.

''Le Regioni – ha spiegato il presidente della Conferenza Vasco Errani – vogliono, come hanno sempre fatto, partecipare a pieno titolo e dare il proprio contributo alla riduzione dei costi della Pubblica amministrazione''. I governatori, ha aggiunto Errani, capiscono il quadro di crisi internazionale e rivendicano ''accordi fatti con grande senso di responsabilità in passato, come quello sugli ammortizzatori sociali. Ma riteniamo irricevibile e non sostenibile la manovra perché il contributo e il peso complessivo dei tagli si scarica sulle Regioni per oltre il 50%''.

Con la manovra varata dal governo, avvertono i governatori, "si riducono i margini della riforma del federalismo fiscale sia nel percorso istituzionale previsto sia nei fatti con tagli lineari senza nessun concetto di premialita' per i comportamenti virtuosi". "Questo – si legge nel documento – è un problema gravissimo perché la Conferenza delle Regioni ritiene che occorre dare piena attuazione al federalismo fiscale come previsto dalle legge 42 del 2009 in tutte le sue parti".

"La nostra posizione è tesa ad aprire un confronto serrato con il governo – spiega Errani -. La nostra posizione è istituzionale, non è segnata da un ragionamento di schieramento politico e non è corporativa: non stiamo tutelando le risorse delle Regioni ma stiamo spiegando che i tagli avranno ricadute pesanti su persone, famiglie e imprese". "Attendiamo che si svolga il tavolo con il governo per la verifica e la coerenza di tutti i numeri: sulla base di questo – aggiunge – presenteremo i nostri emendamenti".

Secondo il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni "c'è un rischio incostituzionalità perché la Corte Costituzionale ha detto che che ci deve essere un collegamento tra le funzioni esercitate e le risorse". "Questa manovra va cambiata – afferma -, è possibile e doveroso farlo rispettando il totale e distribuendo i sacrifici in modo proporzionato. E' come una famiglia in cui vengono distribuiti i sacrifici: qui si prende uno dei figli e si scarica su di lui l'intero carico della manovra mentre il padre fa spallucce. E' come un padre sciamannato".

Il presidente della Regione Lazio Renata Polverini spiega che "l'obiettivo delle Regioni non è quello di tirarsi fuori '' ma di far ''partecipare in maniera equa tutte le varie componenti". Mentre il presidente della Regione Veneto Luca Zaia chiede ''un tavolo serio di confronto con il governo per affrontare quei nodi della manovra che destano maggiori preoccupazioni''.

Per il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota ''bisogna fare una valutazione su chi si comporta in modo virtuoso e chi no" per ''evitare che vengano penalizzate le regioni virtuose''. Il governatore ha poi dichiarato che la manovra non mette in discussione il federalismo contraddicendo su questo punto quanto scritto nel documento approvato all'unanimità dalle Regioni. Errani, commentando la dichiarazione di Cota, ha però precisato che il testo "è stato condiviso riga per riga".

Dal canto suo il ministro dei Rapporti con le regioni, Raffaele Fitto, nota come ''nella spesa dei trasferimenti nei confronti delle regioni, non viene toccata in alcun modo la grande voce della spesa sanitaria. Questo permette – sottolinea – di avviare sul tema del federalismo un percorso chiaro. Le regioni devono dare il loro contributo. L'approccio non deve essere quello di una finanziaria ordinaria, ma di una manovra straordinaria'', ha sottolineato.

Le regioni incassano invece il sostegno dell'opposizione. Per il segretario del Pd Pier Luigi Bersani quelle dei governatori sono "reazioni giustificate". "Il taglio – incalza – non riguarda auto blu, sprechi e spese delle burocrazia ma si tratta di una botta storica all'insieme delle politiche sociali ovvero trasporto pubblico, servizi, ammortizzatori, politica per le piccole e medie imprese".

Intanto, la conferenza dei capigruppo di palazzo Madama ha deciso che il decreto con la manovra economica sarà incardinato nei lavori dell'aula del Senato a partire da giovedì 1° luglio. La discussione generale proseguirà quindi la giornata successiva per riprendere martedì 6 luglio, con prevedibile voto finale il 9 luglio.

Bruxelles da parte sua promuove gli sforzi italiani di rientro dal deficit e la manovra correttiva per la riduzione della spesa pubblica. "Le autorità italiane – dice la Commissione europea nelle valutazioni pubblicate oggi sulle azioni intraprese da 12 Paesi nell'ambito delle procedure di deficit eccessivo – stanno attuando le misure di consolidamento fiscale per il 2010, prese nell'ambito del pacchetto approvato nell'estate del 2008 per il periodo 2009-2011, come raccomandato dal Consiglio, riducendo il deficit del 2010 dello 0,5% del Pil".

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