Palermo, 10 giu. (Adnkronos/Ign) – La Corte d’Assise di Palermo ha assolto il boss mafioso Totò Riina per il sequestro e l’omicidio del giornalista de ‘L’ora’, Mauro De Mauro, rapito il 16 settembre 1970 sotto la sua abitazione. I giudici, dopo oltre dieci ore e mezza di camera di consiglio, hanno emesso la sentenza respingendo la richiesta del carcere a vita fatta al termine della requisitoria dal pm. Riina era l’unico imputato al processo. Ad assistere alla lettura della sentenza, nell’aula bunker di Palermo, la figlia di De Mauro, Franca.
Riina è stato assolto per insufficienza di prove. Nel dispositivo letto in aula dal presidente della Corte d’Assise Giancarlo Trizzino, si legge che Riina è stato assolto con l’art. 530, comma 2, cioè con la formula dubitativa.
La Corte d’Assise di Palermo ha trasmesso gli atti al pm perché proceda per falsa testimonianza nei confronti di alcuni dei testimoni ascoltati durante il processo. In particolare dell’ex 007 Bruno Contrada, che sta scontando una pena a 10 anni per mafia e dell’avvocato Giuseppe Lupis. Stesso provvedimento per i giornalisti Pietro Zullino e Paolo Pietroni.
"Sono molto turbata per l’assoluzione di Riina’ sono state le prime parole pronunciate dalla figlia del giornalista assassinato. ‘E se i depistaggi su mio padre fossero dello Stato?’ è la domanda che si pone Franca De Mauro. ‘Ma d’altronde in Italia sono tanti i misteri di Stato…", aggiunge, accompagnata dal marito Salvo Mirto.
‘Sono sorpresa dalla sentenza di assoluzione per Riina – ha proseguito la figlia di De Mauro – leggeremo in seguito le motivazioni della sentenza. Ma il fatto che abbiano citato Lupis e Contrada apre uno spiraglio di non indifferenza nella vicenda di mio padre". Alla domanda se si aspettava l’assoluzione del capomafia di Corleone, la signora De Mauro ha risposto: "Onestamente no. Ascoltando la requisitoria dei pm De Montis e Ingroia pensavo che ci fossero più motivi di colpevolezza nei confronti di Riina, ma pare che non ce ne siano molti. Ci sono una serie di indizi".
Poi ha aggiunto: "Sono molto turbata perché dopo 40 anni non abbiamo ancora una risposta su quanto successe quel giorno, adesso aspetteremo altri 90 giorni per capire. Leggeremo le motivazioni della sentenza".
L’assoluzione di Riina "è una sorpresa" anche per l’avvocato Francesco Crescimanno, che con il figlio Giuseppe rappresenta i familiari del giornalista de ‘L’Ora’: "Nel corso del processo, fra alcuni collaboranti storici e da ultimo il pentito Naimo, si raggiungeva una prova sufficiente per ritenere la responsabilità di Salvatore Riina". Per Crescimanno "probabilmente non si è raggiunta la prova piena per cui vedremo quale delle formule del 530 secondo comma adopereranno nella motivazione’.
"Non bastano 41 anni per fare emergere la verità – ha detto l’avvocato Crescimanno – è significativo che si siano ritenute false una serie di testimonianze, molte delle quali, cominciando da Bruno Contrada e proseguendo con alcuni giornalisti hanno manifestato chiare reticenze. Non sono dovute a vuoti di memoria o incompletezza dei ricordi ma a una strategia di fumogeni. In questa vicenda, per un modo o per un altro, non si deve arrivare alla verità. In aula sono stati portati faldoni di carte ma all’interno dei quali non c’era un solo documento che riguardasse De Mauro, il che è assolutamente incredibile".
"Sono stupito da questa sentenza – ha commentato all’Adnkronos anche il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia – Ero e resto convinto che l’impianto probatorio fosse solido, ma rispettiamo la sentenza che non condividiamo. Leggeremo le motivazioni e certamente faremo ricorso’.
Ingroia, che non era presente alla sentenza perché fuori Palermo, ha sottolineato che, visto il comma 2 dell’art. 530, cioè l’assoluzione per insufficienza di prove, "evidentemente i giudici non hanno ritenuto adeguatamente provato l’impianto accusatorio anche se noi restiamo convinti del contrario. Leggeremo la sentenza con rispetto, come sempre. Seppure non condividiamo le conclusioni dei giudici".
Di avviso diverso l’avvocato Luca Cianferoni, secondo il quale ‘la Corte d’Assise di Palermo ha scritto, con l’assoluzione di Salvatore Riina, una pagina storica. E’ una pagina importante perché lo Stato ha saputo dire no alla normalizzazione voluta da forze oscure che per decenni hanno impedito alla verità di emergere su fatti che hanno segnato la storia del Paese’. Riina è difeso anche dall’avvocato Giovanni Anania.