Roma, 4 mar. (Adnkronos) – Peggiorano le previsioni della Banca d'Italia per il pil 2009. Rispetto al calo del 2% previsto nel bollettino economico di gennaio, vanno considerati i dati pubblicati dall'Istat per il quarto trimestre. "Tenendone meccanicamente conto e mantenendo il profilo di graduale ma continua uscita dalla crisi implicito nell'esercizio previsivo di gennaio, si vede come da una caduta del pil del 2 per cento si passi per quest'anno a una caduta del 2,6 per cento", ha affermato il vice direttore generale della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nel corso di una lezione alla Sapienza.
E' "abbastanza elevato" il rischio che si possa uscire dalla crisi economica in atto con una "ripresa lenta" ha aggiunto Visco evidenziando che "e' presto non solo per valutare gli effetti delle politiche, ma anche per trarre lezioni profonde dai modi e dai tempi che caratterizzano una crisi come quella in atto, ormai di dimensioni globali. Il rischio, pero', che se ne uscira' lentamente e con una ripresa tendenzialmente moderata e' abbastanza elevato".
La gravita' della crisi, spiega, "e' conseguita e' andata pero' ben oltre le previsioni e la sua dinamica ha messo in luce vuoti informativi importanti, soprattutto con riferimento all'operare delle strutture finanziarie e alle interazioni tra finanza ed economia".
Tuttavia, il governo dell'economia "richiede inevitabilmente l'impiego di modelli in grado di produrre previsioni il piu' possibile affidabili; di aggregare e organizzare un gran numero di informazioni diverse; di segnalare tempestivamente eventuali deviazioni dai comportamenti prevalenti nel passato. Sotto questo aspetto, sono ancora convinto che un modello econometrico, se impiegato in modo intelligente e non meccanico, costituisce un prezioso strumento di valutazione quantitativa".
Ovviamente, per essere utili per la politica economica le previsioni "ancorche' condizionali, andranno prodotte ricorrendo anche a informazioni estranee ai modelli attualmente disponibili, oltre che all'uso del giudizio fondato sull'esperienza e sulla riflessione teorica; dovranno essere non meccaniche".
Questo perche', secondo Visco, "proprio non e' ancora giunto il tempo, auspicato da Keynes, di considerare il ''problema economico'' alla stregua di ''un problema da specialisti come la cura dei denti''. Non e' infatti ancora arrivato purtroppo, come la crisi che ci ha colpito cosi' bene dimostra, quel tempo, ''meraviglioso'', in cui gli economisti riusciranno ''a farsi considerare gente umile, di competenza specifica, sul piano dei dentisti''.