Sfiducia governo, è partita la conta Premier: sono agguati di palazzo

Le dichiarazioni di voto sulla mozione di sfiducia al governo inizieranno alla Camera a partire dalle 10.30 di martedì 14, in diretta televisiva. Ma il 'pallottliere' dei partiti è già in moto.
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In Transatlantico, a Montecitorio, non si parla d’altro e tutti si interrogano: Berlusconi ce la farà? Deputati di ogni colore si inventano ‘bookmakers’ e scommettono sulla tenuta della maggioranza destinata a ‘ballare’ fino all’ultimo momento. Pallottoliere alla mano, nel Pdl contano su 311-312 voti, confidando nel senso di responsabilità invocato più volte dal Cavaliere di alcuni parlamentari dell’opposizione e dei più moderati tra i finiani. Secondo fonti di Fli e centriste, saranno solo 310 i sì a Montecitorio (i più pessimisti parlando di 308), perché la sfiducia sarà votata da 319 deputati, anzi 318, visto che il presidente della Camera, Gianfranco Fini si astiene.

Berlusconi intanto ostenta ottimismo. ‘Lasciamo agli altri le manovre e gli agguati di palazzo’, afferma in un messaggio a inviato ai componenti del suo network ufficiale forzasilvio.it. ‘Noi siamo ‘Il governo del fare’. Lo abbiamo dimostrato anche in queste ultime difficili settimane, lavorando per portare a compimento i cinque punti di programma sui quali abbiamo avuto la fiducia alla fine di settembre, conseguendo importanti successi in politica estera, intervenendo, tra mille difficoltà, per risolvere la nuova emergenza rifiuti di Napoli, approvando alla Camera la riforma dell’università.

Anche Bossi si dice convinto che il governo ‘prenderà la fiducia tranquillamente’, non si sbilancia sui numeri ma dice ‘io sono ottimista, mettiamola così’. Quanto alla sfiducia anche da parte di Fini e Casini il Senatur è secco: ‘Ognuno decide di morire come vuole’.

Fli e Udc, a quanto annunciato oggi da Adolfo Urso, starebbero infatti preparando una propria mozione di sfiducia perché ‘se nulla accade, e temo che nulla accadrà’ da qui al 14, ha affermato il futurista, ‘vogliamo imprimere una svolta nel governo”. “Alla Camera abbiamo i numeri per presentare, con l’Udc, una mozione di sfiducia – ha sottolineato Urso -. In quel caso deve aprsirsi una nuova fase, cosa che ci auguriamo avvenga senza il bisogno di una bocciatura clamorosa in Parlamento”.

E il leader centrista Casini conferma: ‘Noi voteremo la sfiducia. Questa sera ho convocato un’assemblea dei parlamentari dell’Unione di Centro e chiederò un mandato su questo punto, ma credo che nessuno abbia dubbi sul fatto che voteremo la sfiducia. E non ci saranno defezioni – assicura – perché quando un parlamentare vota l’atto più importante del governo non può far finta di ammalarsi. Noi non avremo defezioni saremo al 100%”.

Il Pd intanto si frega le mani: “La mozione di sfiducia al governo verrà approvata. E ho buoni motivi per ritenerlo”, afferma, al termine della conferenza dei capigruppo di Montecitorio, il presidente dei deputati democratici Dario Franceschini che sulla mozione di sfiducia al ministro Bondi che slitta a dopo il 14 ‘ritengo che per la sera del 14 Bondi non sarà più ministro”.

Altro capitolo riguarda il voto, con il premier che se non dovesse incassare ‘una forte e consistente fiducia’ vuole subito andare alle urne perché, spiega, la ‘moralità del fare’ sta anche ‘nel rispettare il programma e nel non tradire il mandato avuto dagli elettori’.

Elezioni che a parte Pdl e Lega però pochi altri sembrano desiderare. Nota la linea del Pd per un esecutivo di larghe intese che prima di tornare alle urne riformi la legge elettorale.

Ma a bollarle come ‘una prova di irresponsabilità allo stato puro’ è anche l’Udc. ‘La speculazione – sottolinea Casini – ha preso di mira la Grecia , l’Irlanda, oggi la Spagna, poi il Portogallo, dietro l’angolo ci siamo solo noi”. L’importante “è che sia chiaro chi è che vuole andare ad elezioni” e “che si assuma la responsabilità”.

Stessa linea per Api, che dopo aver annunciato il suo voto di sfiducia per il 14 annuncia di stare lavorando per un ‘governo di larga convergenza per affrontare la difficilissima situazione economica e sociale’. Secondo Francesco Rutelli infatti ‘non sono possibili altre soluzioni né servono ‘campagne acquisti’. Serve un esecutivo di larghe intese’. Per il dopo Berlusconi partiamo dal dialogo soprattutto con gli “amici” di Udc e Fli. Per Rutelli “un nuovo governo dotato di un’ampia maggioranza per completare la legislatura è un obbligo che ci deriva dai richiami della crisi”.

Intanto la conferenza dei capigruppo, su proposta della maggioranza, ha deciso che la settimana prossima non si terranno lavori parlamentari. Sarà poi un’altra capigruppo, dopo il passaggio politico del 14, a fissare il calendario.

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