«Per due anni il presidente della Giunta regionale ha chiesto a Comuni e Celva di indicare alcune strutture pubbliche da destinare all’accoglienza, ma o il riscontro è stato negativo o non è proprio arrivata risposta». Il dirigente regionale degli Affari di prefettura Vitaliano Vitali spiega così il motivo per cui si è deciso di gestire l'ospitalità ai migranti permettendo alle cooperative sociali di affittare anche abitazioni di privati nel territorio valdostano.
«Per questo abbiamo dovuto impostare un bando che preveda il reperimento delle strutture da parte delle cooperative – spiega Vitali – soluzione che comunque è prevista dal Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati». Il sistema che scavalca la concertazione con i Comuni e che spesso fa storcere il naso ai sindaci deriva quindi da queste premesse: «Abbiamo deciso di procedere in questa maniera perché in qualche modo bisognava sistemare queste persone – spiega Vitali – siamo obbligati».
Un altro aspetto delicato della gestione del flusso di migranti è quella delle attività di volontariato. Se il sistema comincia a funzionare in tutti i piccoli comuni ad Aosta non va così: «La Regione ha scritto un protocollo quadro per gestire questo aspetto e il Celva ne ha elaborato uno di dettaglio – racconta Vitali – però è il Comune che organizza il volontariato assieme alle cooperative e quindi ad Aosta dovrebbe muoversi il comune di Aosta, non la Regione».
Se negli altri paesi della Valle i ragazzi ospitati partecipano a corvée e a piccoli lavori di manutenzione nel Capoluogo è tutto fermo e gli ospiti hanno poco da fare durante la giornata: «Probabilmente è anche dovuto al fatto che nei piccoli paesi c'è più tradizione di un presidio corale del territorio – afferma Vitali – oltre all'aspetto non secondario che ad Aosta le persone ospitate sono 110-115».
In tutta la Valle i migranti in attesa di una risposta per la richiesta di asilo sono 298, divisi in 19 strutture regionali: «Ad oggi il ministero degli Interni ci ha chiesto una disponibilità di 486 posti – continua Vitali – ma è un tetto dinamico, perché sale all'aumentare degli sbarchi». La proporzione concertata nella conferenza Stato-Regioni per la Valle d'Aosta è di 29 migranti da ospitare ogni 10 mila sbarchi.
Durante l'estate i numeri degli arrivi cresceranno: «È successo anche l'anno scorso durante i mesi più caldi – racconta il dirigente – se normalmente ne arrivavano 29 al mese, in questi periodi la frequenza sale». Si cercherà per quanto possibile di non fare più centri nelle stesse zone: «È chiaro che in alcune zone non ce ne saranno – continua – in comuni molto piccoli oppure in zone come l'Alta Valle, dove gli affitti sarebbero eccessivi»
Le persone ospitate sono per la stragrande maggioranza provenienti dall'Africa sub-sahariana, tranne che per sei pakistani ad Arpy. Le cooperative che dal bando gestiscono l'ospitalità sono sei: La Sorgente con Trait d'Union, Leone Rosso, Caritas, Pollicino, Progest con Arc-en-ciel e Coserco. «Nel bando abbiamo individuato la possibilità di allestire centri con un minimo di 8 persone e un massimo di 25 – spiega Vitali – farne più grandi non è il caso e parcellizzare come si è fatto in realtà come Asti neanche: chi si offriva di ospitare badava più al lucro ed è difficile organizzare progetti comuni».
Per chi arriva il tempo medio di permanenza è di due anni: «È lungo, c'è poco da dire – afferma Vitali – dopo sei mesi dalla prima istanza vengono convocati a Torino, dove possono ottenere la protezione piena o parziale o il permesso di soggiorno della Questura in casi particolari, come per i minori». Se l'istanza non viene accolta è ancora possibile fare ricorso e procedere in Appello.