Aosta prova a rilanciare il Fondo sfrattati: “Troppo pochi 30mila euro in Bilancio”

Le complessità del regolamento, attivo dal 2006 e praticamente inutilizzato, hanno scoraggiato l'utilizzo del Fondo. Con l'emergenza sanitaria ad aggravare le morosità il Comune, nel primo giro di audizioni in Commissione, cerca di capire come rendere le regole più snelle e implementare le risorse.
Il municipio di Aosta
Politica

30mila euro sul Bilancio del Comune di Aosta per il Fondo per gli sfrattati, ed un percorso da fare per cambiare il regolamento e, soprattutto, spendere le risorse a disposizione.

Questo il tema, questa mattina, 9 giugno, al centro della terza Commissione “Servizi alla persona”, tornata con i consiglieri in presenza nell’aula di piazza Chanoux.

Le difficoltà non mancano. Già il mese scorso, annunciando la volontà di costruire un regolamento ex novo – il provvedimento riguarda gli sfrattati in affitto in alloggio di privati –, l’Assessora alle Politiche sociali Clotilde Forcellati, aveva spiegato: “Il regolamento è stato approvato nel 2006, modificato nel 2008 e nel 2019. Negli anni, però, questi fondi fanno fatica ad essere erogati. Non possiamo permetterci che rimangano lì, e dobbiamo mettere in atto tutte le misure affinché le persone che si trovano in difficoltà, ma che vogliono e possono affittare presso un privato, possano essere aiutati dal Comune, per un tempo sufficientemente breve, tra i 18 e 24 mesi, per pagare una cauzione”.

Oggi, in aula, ribadiva: “Abbiamo stanziato 30mila euro su questo capitolo, sono troppo pochi, una cifra irrisoria, ma bisogna capire, prima della stesura del Bilancio, se sia il caso di implementarla. E per questo è importante iniziare un percorso insieme”.

Il Fondo comunale sfrattati, infatti, dal 2006 non è stato mai utilizzato, a causa delle “strettoie” e delle difficoltà del regolamento. Nel frattempo, però, la situazione abitativa – a causa della pandemia –, si è fatta sempre più complicata.

La posizione dell’Uppi e dei sindacati

In audizione, Jean-Claude Mochet, rappresentante dell’Unione Piccoli Proprietari Immobiliari Valle d’Aosta, spiega: “Conoscevamo poco l’esistenza di questo Fondo, e fa specie che dal 2006 non siamo stati coinvolti per accedervi, anche in tempi nei quali c’erano più risorse a disposizione. È positivo che si voglia ampliare la platea, attualizzando anche per i contratti atipici. È però una nicchia del problema. Crediamo sia però necessario, in questo periodo di blocco degli sfratti, dare anche un sostegno ai proprietari che hanno inquilini morosi”.

Non solo, per Mochet le morosità sono collegate anche alle spese condominiali, e chiede che “il contributo massimo di 300 euro sia parametrato ai canoni da sostenere”, con un occhio di riguardo ai “canoni concordati”.

Il Segretario Uppi Adolfo Dujany ha aggiunto: “Non vedrei bene una percentuale fissa di contributo sul canone, questa quantificazione che dovrebbe dare la pubblica amministrazione dovrebbe essere correlata alle difficoltà dell’inquilino. Se non una persona non ha entrate è inutile dargli il 60%, perché non potrà comunque pagare il restante 40%”.

Vari gli input che arrivano dalle parti sociali. È contraria a concedere co tributi ai privati Ramira Bizzotto, Uil, che ha chiesto “un regolamento praticabile. In momento come questi avere un tetto sulla testa e vivere dignitosamente è fondamentale”, ma anche “più attenzione a chi un Isee più basso” e lumi sul futuro, dopo i 24 mesi del contributo.

Marisa Bitto, Cisl Casa, ha chiesto iniziative per “rendere più appetibile la volontà di dare in affitto gli appartamenti”, usando la leva dell’Imu ed evitando che aumentino i già numerosi locali sfitti di Aosta.

Discorso cui si lega la proposta di Valter Manazzale, Sunia Cgil, di coinvolgimento della Curia vescovile riguardo le proprietà nei pressi la Cattedrale, “spesso mezze abbandonate e che potrebbero essere disponibili per affitti agevolati”.

Il percorso va avanti, serve un “fronte comune”

La chiusa la mette nuovamente Forcellati, che prima inquadra la situazione: “Oggi abbiamo 30 nuclei in Emergenza abitativa e solo 6 sono in affitto da privati, mentre gli altri 24 sono in case Erp. Dobbiamo fare fronte comune perché abbiamo 500 domande Erp, ci sono centinaia di appartamenti sfitti e capisco anche le remore dei proprietari”.

“Dobbiamo erogare contributi a inquilini e proprietari – ha concluso l’Assessora –, e scardinare anche la volontà di tenere appartamenti sfitti per paura che vengano rovinati dagli affittuari. È complicato perché dobbiamo sostenere ma non sostituirci alle persone nell’importante percorse verso un’autonomia. Se i 30mila euro a disposizione verranno spesi prendo l’impegno a rimpinguarli nei prossimi bilanci”.

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