Dopo il sequestro di beni e conti correnti a 21 consiglieri ed ex nell'ambito dell'inchiesta contabile sul Casinò si alza lo scontro istituzionale.
"Atti di questo genere pensavamo fossero riservati solo a delinquenti e mafiosi e comunque a seguito di condanne" scrivono in una nota i gruppi consiliari UV, PD-SVdA, EPAV che definiscono il sequestro conservativo di tutti i loro beni e dei conti correnti, anche cointestati con dei famigliari o al servizio di attività d’impresa "un atto profondamente ingiusto e infondato".
I consiglieri ricordano come i provvedimenti contestati dalla Procura della Corte dei Conti riguardano delle votazioni di delibere di Giunta e di Consiglio "volte a rilanciare un’azienda che ancora oggi occupa 600 posti di lavoro diretti oltre all’indotto". In particolare i consiglieri coinvolti nell'inchiesta hanno votato "finanziamenti di lavori di messa a norma obbligatoria e di ristrutturazione documentati da apposite contabilità e fatture verificate dal collegio sindacale, dalla direzione lavori e collaudate e certificate dagli organi competenti. Tutti gli atti deliberativi sono stati peraltro supportati da pareri di legittimità, valutazioni tecniche e preceduti da piani di sviluppo proposti dagli amministratori del Casinò de la Vallée". Non solo. A supportare le scelte dei consiglieri è stato un parere pro veritate, acquisito dalla Regione, "che evidenzia come un’inerzia della proprietà avrebbe compromesso il valore dei beni pubblici e gli investimenti sino ad allora effettuati, cagionando un grave danno economico alla collettività".
I gruppi Uv, Pd e Epav ricordano, quindi, "che la contestazione della Procura della Corte dei Conti non censura l’importo impegnato nei lavori di ristrutturazione, ma sottolinea che non avrebbe dovuto essere investito nel Casinò nemmeno un euro. In questo senso, mira a sanzionare anche la libertà e la competenza degli organi politici regionali, il Consiglio regionale e la Giunta, nell’adottare una scelta di interesse generale che nel caso specifico riguardava il rilancio della Casa da gioco attraverso la ristrutturazione edilizia e di accoglienza del complesso.".
L'indagine della Corte dei Conti viene criticata anche per la "lettura negativa dell’azione" che non risponderebbe alla realtà "poiché vi è beneficio per la comunità valdostana non soltanto per l’effetto economico indotto dall’impresa sull’occupazione e lo sviluppo ma anche sullo stesso riparto fiscale e sul gettito. Fiduciosi dello stato di diritto in cui viviamo, nella consapevolezza di non aver rubato un euro e di aver agito nell’interesse della Valle d’Aosta, faremo valere le giuste ragioni nelle sedi giudiziarie."