Coronavirus: per la Valle d’Aosta i numeri restano da zona rossa

I dati dovranno ora essere vagliati dalla cabina di regia, che si riunirà nel pomeriggio, e solo successivamente il Ministro Speranza firmerà la conseguente ordinanza. Il Presidente Lavevaz: "Riaprire con responsabilità e rapidità: con urgenza, ma non con concitazione."
Centro Aosta
Politica

Un’altra settimana, la quarta, in rosso. Il monitoraggio settimanale del Ministero della Salute sembra non lasciare dubbi o margini di speranza per la Valle d’Aosta. A fare compagnia alla nostra regione dovrebbero essere Puglia e Sardegna, mentre il resto dell’Italia sarà colorato di arancione.

I dati dovranno ora essere vagliati dalla cabina di regia, che si riunirà nel pomeriggio, e solo successivamente il Ministro Speranza firmerà la conseguente ordinanza.

Troppo alto ancora l’Rt, l’incidenza del contagio ogni 100mila abitanti, così come il livello di saturazione dell’ospedale, in particolare delle terapie intensive.

Per la Valle d’Aosta, così come per il resto delle regioni, la ripartenza sembra possibile soltanto dal mese di maggio. La trattativa è in corso fra regioni e Governo, in vista di un nuovo decreto che vedrà la luce a fine aprile. Sul tavolo la possibilità di riaprire bar e ristoranti anche la sera, la riapertura di cinema, teatri, sale da concerto ma anche palestre e piscine.

“Riaprire con responsabilità e rapidità: con urgenza, ma non con concitazione.” scriveva ieri in un post su Facebook il Presidente della Regione, Erik Lavevaz “È con questo spirito che questa mattina abbiamo lavorato nella Conferenza delle Regioni alla predisposizione delle linee guida per la ripartenza delle tante attività che sono bloccate ancora oggi. I  primi interventi devo essere, anzitutto, su chi ha subito più danni: la ristorazione, il mondo di palestre e piscine, il settore della cultura e dello spettacolo. Perché questo avvenga con rapidità, servono indicazioni chiare”.

Secondo Lavevaz, ancora in quarantena per il Covid, “il principio da seguire non è quello di regolette e cavilli, ma di ragionevolezza e prudenza: un’attenzione comune, che deve passare da una presa in carico reciproca per poter ritrovare una socialità che è essenziale per tutti.
Non dobbiamo negare che la situazione è ancora complessa, e le soluzioni semplici non solo non sono praticabili ma rischiano di creare ancora più danni. Stiamo lavorando a modi specifici per ripartire, un passo alla volta ma rapidamente. Non servono proclami o contrapposizioni, ma proposte e lavoro comune ed è quello che le Regioni stanno facendo. L’obiettivo è di arrivare a una ripresa permanente”.

 

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