Il vento della crisi soffia sulle comunità montane, il futuro di questi enti, a livello nazionale e regionale, è incerto. Navigare a vista non è facile: ci stanno provando le comunità montane Monte Cervino e Grand Combin, che hanno rafforzato ulteriormente il legame esistente tra loro approvando un accordo di programma che introduce la possibilità di unificare alcuni servizi e gestire assieme alcune competenze. L’ufficio tributi associato sarà equamente condiviso (attualmente lavora all’80% per la CM Grand Combin e al 20% per la CM Monte Cervino), ma soprattutto, spiega Italo Farcoz, sindaco di Gignod e presidente della Grand Combin, si aprirà la porta a nuove eventuali gestioni associate.
Quali? Non è dato saperlo, il testo dell’accordo è volutamente vago, perché non è importante, ora, stabilire delle regole precise, quanto piuttosto creare un ambiente favorevole alle collaborazioni, che dipendono da come e quanto violentemente la mannaia della crisi si abbatterà sugli enti locali. “In particolare, pensiamo ai programmi informatici, che possono essere condivisi, generando un risparmio per tutti, o ad alcune competenze, alcuni uffici che possono lavorare per entrambe le vallate, il tutto senza ridurre il personale, ma semplicemente razionalizzandolo” spiega Italo Farcoz, sindaco di Gignod e presidente della comunità montana Grand Combin. “L’accordo di programma è uno strumento duttile, da utilizzare per spianare la strada a future collaborazioni”.
Proprio l’incertezza del futuro ha spinto il sindaco di Antey-Saint-André, Roberto Brunod, ad esprimere, un po’ a malincuore, l’unico voto contrario al Consiglio dei sindaci. “Non sappiamo neppure se esisteranno ancora, in futuro, le comunità montane, trovo prematuro accordarsi adesso” sottolinea. “Credo che queste strategie debbano partire dal basso, dai comuni, e non dall’alto. Inoltre, per quanto riguarda le deleghe già affidate dai comuni alle CM, il passaggio di consegne non è a pieno regime: ad esempio, per il servizio idrico, la lettura continuiamo a farla noi. Queste deleghe, tra l’altro, ci costano anche abbastanza, 260mila euro l’anno solo per Antey, e mi piacerebbe che le cose funzionassero meglio, prima di procedere. Ho massima stima per la dirigente che si occupa dell’ufficio tributi associato, competente e capace, ma non sono certo che questa sia la strada giusta”.