“Da Lavevaz nessuna autocritica, vuole fare la vittima sacrificale”

Non si è fatta attendere la risposta di Giulio Grosjacques, Aurelio Marguerettaz, Roberto Rosaire e Renzo Testolin alle dure accuse mosse loro da Erik Lavevaz. In una lunga missiva addossano la colpa della crisi al Presidente della Regione e annunciano di voler "con il senso di responsabilità che ci ha fino ad oggi contraddistinti" cercare di risolverla.
Aurelio Marguerettaz e Giulio Grosjacques
Politica

“Forse è più semplice dimissionare, passare come la vittima sacrificale di turno e dire che la colpa è tutta degli altri che vogliono qualcosa di sicuramente sbagliato soltanto perché non corrisponde alla propria visione politica e senza fare il benché minimo, anche piccolo, gesto di autocritica per una gestione politico-amministrativa che raggiunge con difficoltà la sufficienza”. Non si è fatta attendere la risposta di Giulio Grosjacques, Aurelio Marguerettaz, Roberto Rosaire e Renzo Testolin alle dure accuse mosse loro da Erik Lavevaz.
I quattro consiglieri, da tempo in prima linea per cucire un’alleanza con il centrodestra, hanno consegnato ieri sera al Comité Fédéral una lunga lettera, dal titolo “contributo alla discussione”, nella quale ripagano con la stessa moneta il presidente dimissionario.

Grosjacques, Marguerettaz, Rosaire e Testolin definiscono “un’inspiegabile autocelebrazione”, la missiva di Lavevaz. “Giocare la carta del vittimismo è un’ azione che da sempre crea simpatia e solidarietà ma, trattandosi di argomenti che riguardano tutta la comunità valdostana, dobbiamo domandarci se queste dimissioni siano la conseguenza di trame o macchinazioni di ambiziosi e poco corretti consiglieri regionali che, paradossalmente, non hanno mai fatto mancare il loro voto ed il loro sostegno operativo in aula e fuori dalla stessa per garantire il buon esito di provvedimenti legislativi e amministrativi oppure, come appare di tutta evidenza da più parti della stessa maggioranza, siano una (forse tardiva) presa di coscienza di una palese inadeguatezza ad esercitare il ruolo di Presidente della Regione.”

I quattro ricostruiscono poi gli ultimi anni di carriera politica di Lavevaz. Dalla sua elezione a presidente Uv fino all’ingresso in Consiglio Valle.

Oltre ad evidenziare come non rappresenti “il nuovo”, perché per molti anni è stato sindaco del suo paese, Verrayes, i quattro lo accusano di “debolezza“, ricordando in particolare come sotto la sua presidenza il Mouvement ha faticato “a comporre una lista, presentando solo 23 candidati rispetto ai 35 che solitamente compongono la squadra”. E anche il fatto di aver portato alla fine all’elezione di sette consiglieri, per i quattro unionisti, è grazie alla “mozione degli affetti e l’eccessivo frazionamento delle proposte politiche alternative”.
L’elezione, quindi, a presidente della Regione, dopo “il discutibile veto impostoci dagli alleati di sinistra ed accettato dall’union valdotaine” su Renzo Testolin. Presidenza della Regione, scrivono ancora, improntata “alla stregua di un assessorato praticamente senza portafoglio”.

Il giudizio, quindi, su questi primi due anni e mezzo di legislatura è “sufficiente anche e soprattutto grazie al lavoro costante, onesto e corretto dei consiglieri di maggioranza ed in particolare di quelli dell’Union Valdotaine”. Un Presidente “molto defilato, quasi notarile, poiché i provvedimenti più importanti e i dossier più delicati sono stati portati avanti e gestiti dagli assessori”. Un Presidente che non si è assunto “le responsabilità che competono al Presidente Lavevaz in relazione alla carica ricoperta”.

Poi la domanda: “Siamo davvero convinti che anche questo immobilismo amministrativo sia da imputare ai consiglieri dell’Union Valdotaine che, a detta del Presidente Lavevaz, con la loro continua azione di boicottaggio non gli avrebbero consentito di lavorare come avrebbe voluto?”

Sull’alleanza invece con il centrodestra Giulio Grosjacques, Aurelio Marguerettaz, Roberto Rosaire e Renzo Testolin evidenziamo come lo stesso Lavevaz nel maggio/giugno 2022 “era disponibile a portarli in maggioranza mantenendo la Presidenza in capo a se stesso, nonostante le innumerevoli dichiarazioni dei mesi precedenti di assoluta e totale indisponibilità ad assumere tale incarico in caso di un’accordo con la Lega”. Su questo accordo peraltro i consiglieri accusano Lavevaz di non aver voluto porre al centro del tavolo la risoluzione dei problemi che affliggono la Valle d’Aosta, ma ridurre il tutto a una questione ideologica.

Nella lettera spiegano poi anche i problemi all’interno del gruppo, esplosi dopo la mancata staffetta con Testolin, dopo il proscioglimento da tutte le accuse dell’inchiesta Egomnia.
“Siccome a pensare male si commette peccato ma ci si azzecca quasi sempre, quello di Lavevaz sembrerebbe, più che un gesto di alto concetto morale e politico, un modo molto sbrigativo per uscire da una situazione di estrema solitudine che lo stesso presidente si è costruito attraverso comportamenti e relazioni mai nemmeno cercati con i propri colleghi consiglieri del gruppo e un modo alquanto poco brillante per evitare di affrontare il problema delle dimissioni di Barmasse che, come dallo stesso annunciate, sarebbero state presentate il prossimo lunedì 23 gennaio.”

Con le dimissioni di Lavevaz si apre ora la crisi, “da addebitare per intero al suo comportamento“, e che i quattro consiglieri “con il senso di responsabilità che ci ha fino ad oggi contraddistinti” cercheranno “con tutti i mezzi a nostra disposizione di risolvere al fine di poter dare alla nostra Regione un governo stabile e duraturo, in grado di fornire alle imprese, ai cittadini ed a tutti i componenti della società valdostana le risposte che, in alcuni casi, aspettano da troppo tempo”.

Una risposta

  1. Ed ecco i soliti e noiosi distinguo-individuali-distruttivi, dei vari politicanti nostrani. I quali evidentemente non riescono proprio a comprendere, cosa vuol dire: fare davvero parte di un Movimento Politico. E dunque, essere parte integrante di un’autentica comunità di persone. Le quali, appunto, dovrebbero avere perlomeno delle linee guida fondamentali e degli obiettivi comuni da raggiungere. Facendo pertanto, esclusivo e buon uso di vero gioco di squadra: e senza il quale, non si possono mai ottenere risultati soddisfacenti.

    “Il lavoro di squadra è la capacità di lavorare insieme per una visione comune. La capacità di dirigere il lavoro individuale verso gli obiettivi dell’intera organizzazione. È il carburante che consente a persone comuni di ottenere risultati non comuni.”
    (Andrew Carnegie) – (Fonte: https//biografieonline.it)

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