“Il Consiglio regionale della Valle d’Aosta si è dichiarato incompetente a normare ciò che il Servizio sanitario regionale è già obbligato a fare: dare risposta a chi chiede aiuto a morire”. Sono le parole con cui Filomena Gallo e Marco Cappato, segretaria e co-presidente dell’associazione Luca Coscioni, commentano la bocciatura della proposta di legge regionale “Liberi Subito”.
Nell’ultima seduta della legislatura, quella di ieri, giovedì 24 luglio, la proposta è stata respinta con 27 astensioni e 7 voti favorevoli (Progetto Civico Progressista, parte del PD e un consigliere di Pour l’Autonomie). Il testo, depositato a febbraio 2024 dalle consigliere Erika Guichardaz e Chiara Minelli, riprendeva la legge di iniziativa popolare già approvata in Toscana, mentre il Consiglio ha preferito approvare una risoluzione che chiede al Parlamento una legge nazionale.
“Questa scelta è un atto di irresponsabilità verso le persone malate e verso i medici, che restano senza regole chiare e tempi certi. La competenza regionale esiste ed è stata già esercitata in Toscana, dove la legge è operativa nonostante l’impugnazione del Governo. Quando si vuole, si può. – affermano Gallo e Cappato. Fa specie che questa rinuncia all’attuazione dell’autonomia regionale già esistente arrivi proprio da chi fa dell’autonomia la propria bandiera politica, tanto da chiederne ancora di più”.
L’associazione Luca Coscioni ricorda che il suicidio medicalmente assistito è già legale in Italia grazie alla sentenza della Corte costituzionale, e che una legge regionale come “Liberi Subito” serve a garantire tempi rapidi e procedure chiare per evitare attese di mesi o anni, come avvenuto per Federico Carboni e Laura Santi. Il Servizio sanitario regionale ha comunque il dovere di rispettare la sentenza “Cappato-Dj Fabo”, che impone un intervento tempestivo, come confermato dalle condanne subite dalle ASL che hanno rifiutato di procedere.
“Continueremo ad assistere chi chiede aiuto, a denunciare nei tribunali i ritardi delle ASL e ad accompagnare materialmente le persone che hanno diritto a esercitare la loro libertà di scelta, anche in Valle d’Aosta”, concludono Gallo e Cappato.
Proposta sul suicidio assistito, il Consiglio regionale si ferma: “La legge rischia l’impugnativa”
24 luglio 2025 – Ore 16.58, di Silvia Savoye

L’autonoma Valle d’Aosta sul fine vita decide di aspettare lo Stato. Ferma da oltre un anno e mezzo in Commissione, la proposta di legge sul suicidio mediamente assistito, depositata dalle consigliere Erika Guichardaz e Chiara Minelli di Pcp, sulla scorta del testo elaborato e promosso dall’Associazione Luca Coscioni, ha dovuto attendere l’ultima seduta del Consiglio regionale della legislatura per essere discussa. Quasi tutti, con diverse sfumature, si sono detti d’accordo su questa “battaglia di civiltà”, ma la maggioranza dell’aula ha poi deciso di delegarla allo Stato, giustificando tale scelta con il timore di una impugnativa, come già avvenuto con la legge approvata dalla Toscana.
La maggioranza ha preferito inviare a Roma un ordine del giorno (23 voti a favore, astenuti Lega e Forza Italia Vda. Pcp non ha preso parte al voto), un appello – uno dei tanti per il momento rimasti inascoltati – ai capogruppo del Senato e della Camera per approvare una legge sul fine vita.
A schierarsi a favore della legge, oltre alle due promotrici Guichardaz e Minelli, sono stati Aldo Di Marco di Pour l’Autonomie, Andrea Padovani, Antonino Malacrinò, Jean-Pierre Guichardaz, Alberto Bertin del Pd. Astenuti i gruppi Lega Vda, Forza Italia Vda, Uv, Rassemblement, Stella Alpina e Paolo Cretier del Pd
Nell’illustrazione l’iniziativa le consigliere di Pcp Erika Guichardaz e Chiara Minelli hanno ricordato come la proposta intenda regolare tempi, ruoli e procedure del Servizio sanitario regionale per consentire l’accesso al suicidio medicalmente assistito. “La Regione Valle d’Aosta ha già istituito il Comitato etico competente e, secondo la proposta, l’Ausl dovrà farsi carico dell’intero percorso, dalla verifica delle condizioni fino alla somministrazione del farmaco, garantendo una morte rapida, indolore e dignitosa, nel rispetto del diritto all’autodeterminazione. Non possiamo dimenticare poi che la Valle d’Aosta è stata la Regione che ha raccolto il maggior numero di firme in proporzione sull’Eutanasia legale, a dimostrazione che questo è un tema molto sentito da parte dei valdostani e mi rammarico che venga affrontato a fine Legislatura, nell’ultimo Consiglio.”
A spiegare l’astensione del gruppo Uv l’Assessore Luciano Caveri. “Credo che questa legge sia stata presentata per far a fronte a una situazione di paralisi da parte del Parlamento, ma questo stesso testo, approvato anche dalla Toscana, è stato impugnato con la giustificazione che spetta al Parlamento esprimersi sul fine vita. Intanto al Senato si discute un testo decisamente infausto sul fine vita. Il compito del nostro Consiglio, in questo momento, è quello di fare pressione per una legge nazionale”. Anche il collega Corrado Jordan ha espresso forti perplessità di carattere costituzionale. “Capisco che si voglia coprire uno spazio politico rilevante – ha detto –, ma approvare una legge che rischia l’impugnativa per incostituzionalità significa creare una geografia dei diritti. Lo Stato ha un ruolo centrale e dovrebbe essere il Parlamento a legiferare in materia.” Sulla stessa linea Christian Ganis di Forza Italia: “Condividiamo l’esigenza di rispondere ai malati, ma riteniamo che un tema tanto delicato debba essere affrontato con una legge nazionale più organica”.
Anche nella replica dell’Assessore alla Sanità Carlo Marzi emerge la preoccupazione sull’impugnativa. “Oggi, la strada da seguire, per la sua rilevanza etica e giuridica, è quella di porre attenzione agli esiti del confronto parlamentare in una regolamentazione nazionale condivisa che garantisca certezza del diritto e tutela uniforme. Questa proposta, nel suo articolato specifico, è uno strumento politico di parte che non condividiamo né politicamente né personalmente.”
Parole criticate da Stefano Aggravi: “Questa legge nasce da una richiesta concreta della società. Se la Corte costituzionale si è pronunciata, è perché il vuoto normativo è reale. Non laviamoci le mani: se oggi siamo qui è perché lo Stato ha mancato il proprio compito”. Ha poi illustrato gli emendamenti “migliorativi” presentati, condizionando il voto a favore all’approvazione degli stessi.
A replicare anche Chiara Minelli: “Io credo che le regioni debbano dare un segnale, anche se consapevoli di una possibile cassazione di questa norma”. A favore della proposta Alberto Bertin: “Il diritto non è una scienza esatta, a decidere è solo la Corte Costituzionale. Il resto sono interpretazioni e dottrina. Autolimitarsi come assemblea legislativa non credo sia opportuno, tanto più che parliamo spesso in quest’aula di autonomia”.
Più tranchant la posizione della Lega Vda, espressa da Luca Distort: “È una legge ideologica, che rischia di trasformare la sofferenza in una colpa. Si maschera come battaglia per la dignità, ma rischia di essere un anestetico per il sistema sanitario, che si erge a giudice. Chi decide il confine? Le decisioni sono davvero libere? La sofferenza fa più paura della morte, ma oggi si rischia di mettere una pistola sul letto del malato, obbligando il medico a usarla.”
Dai banchi della maggioranza Andrea Padovani del Pd ha parlato “con l’emozione e il peso della responsabilità” di una scelta che incide sulla vita delle persone. “Non stiamo inventando diritti nuovi – ha detto –: la Corte costituzionale ha già stabilito la libertà di dire basta. Il nostro dovere è garantirne l’attuazione in tempi e modalità certe. Questa proposta impone al sistema di farsi carico del massimo bisogno. Non intervenire significa essere complici di sofferenze inutili”.
Anche per Aldo Di Marco (Pla) il suicidio assistito è “una questione di civiltà”, sottolineando come la proposta miri a rendere effettivo il diritto all’autodeterminazione sancito dalla Corte costituzionale. “Se la malattia è un evento che travalica la nostra volontà, permettere ad un malato che versi in particolari condizioni di scegliere come e quando arrendersi ad una vita che non si può considerare tale assume il valore di un profondo rispetto nonché di riconoscimento del principio di autodeterminazione”.
Non ha preso parte al voto invece Diego Lucianaz del Gruppo Misto. “Non parteciperò a questo voto, non perché l’argomento non è interessate, ma perché troppe persone in quest’aula si sono dimenticati in passato dei diritti fondamentali dell’uomo e del diritto di espressione che ogni consigliere ha”.
Fine vita, l’Associazione Coscioni sollecita l’approvazione della proposta di legge in Valle d’Aosta
18 febbraio 2025
A un anno dal deposito e quando mancano pochi mesi alla conclusione della legislatura, la proposta di legge sul suicidio medicalmente assistito, presentata da Pcp, è ferma in commissione. A sollecitare la discussione dell’iniziativa e la sua approvazione è oggi l’Associazione Luca Coscioni.
“La Regione Toscana dimostra che quando si vuole si può. In Valle d’Aosta ad inizio di febbraio 2024 due consigliere di opposizione, Erika Guichardaz e Chiara Minelli, hanno depositato il testo della proposta di legge. Nonostante un duplice invito alla sottoscrizione del testo a tutti i consiglieri di maggioranza e opposizione, ad oggi non sono stati trovati ulteriori consiglieri disponibili a sottoscrivere il testo. A luglio 2024 è iniziato il ciclo di audizioni degli esperti, primo passo dell’iter legislativo per arrivare alla discussione della proposta. Iter però non ancora concluso”.
L’Associazione, che farà il punto sulle leggi regionali sul fine vita giovedì 20 febbraio alle ore 14 a Roma presso l’Hotel Capranichetta, torna a chiedere che: “il Servizio sanitario risponda alle persone che soffrono in tempi rapidi e certi e dia garanzie anche al personale sanitario su come deve comportarsi per rispettare la volontà dei malati. ll cosiddetto “suicidio assistito” è già legale in Italia in conseguenza di una sentenza della Corte costituzionale. La nostra legge regionale serve per dare tempi e regole certi affinché le persone non debbano aspettare mesi prima di avere una risposta.”.
Suicidio medicalmente assistito, Cappato: No a scontri ideologici, si discuta nel merito della proposta
27 febbraio 2024
“Il problema è molto semplice: se il Consiglio regionale della Valle d’Aosta vorrà cogliere l’occasione per uno scontro ideologico non sull’oggetto della legge ma sull’eutanasia, non se ne farà nulla; se al contrario i consiglieri avranno la pazienza di leggere il testo e votare su quello che il testo dice, si potrà discutere fuori dalla logica dei partiti e dentro una logica di rispetto della sofferenza delle persone malate“. Così Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, intervenuto oggi, martedì 27 febbraio, alla conferenza stampa di presentazione della proposta di legge, depositata da Pcp, sul suicidio medicalmente assistito. L’iniziativa promossa dall’Associazione Luca Coscioni sta approdando su iniziativa di singoli consiglieri o attraverso raccolte firme in molte regioni: la Valle d’Aosta è la 15esima.
“Non si tratta di fissare un diritto che esiste già” ricorda ancora Cappato “tanto è vero che quattro persone hanno già ottenuto questo aiuto in quattro diverse regioni. La Consulta stabilendo un diritto, aveva chiesto al Parlamento di intervenire per gli elementi di dettaglio”. Se a Roma tutto al momento tace, l’Associazione si è fatta avanti con le regioni.
“La Valle d’Aosta è competente sulla materia, in quanto con questa proposta di legge non si espande e non si restringe la platea degli aventi diritto ma si interviene solo sulle competenze del servizio sanitario“. Già oggi il direttore sanitario dell’Usl ha il dovere di dare delle risposte a chi chiede di poter accedere alla procedura del suicidio medicalmente assistito. In Italia le 225 Asl hanno oggi 225 procedure diverse “sconosciute al pubblico”. La proposta di legge vuole fissare tempi certi per queste risposte. “Noi proponiamo che si faccia molto presto”. Venti i giorni il termine fissato all’Usl per concludere le verifiche sulla rispondenza del caso alle prescrizioni di legge.
“Questa è un’occasione straordinaria di discutere un tema così importante – prosegue Cappato – Spero che tutti vorranno farlo senza lasciarsi dirottare e distrarre da ciò che non è scritto in questa legge”.
Erika Guichardaz e Chiara Minelli auspicano la sottoscrizione da parte di altri consiglieri della proposta di legge e la condivisione trasversale in aula. “Speriamo questa proposta non rimanga ferma all’interno della commissione, come già successo ad altre leggi” dice Guichardaz, ricordando come in occasione della raccolta firme sul tema dell’eutanasia la Valle d’Aosta fu virtuosa. “Il nostro gruppo non ha voluto mettere una bandierina” aggiunge Minelli. “Abbiamo raccolto una sollecitazione, un invito che viene dall’associazione Coscioni, ma anche dalla cittadinanza. Ci rendiamo conto che c’è oggi una diffusa richiesta da parte dei cittadini ai rappresentanti affinché si facciano interpreti di una necessità, quella di colmare un vuoto”.
Depositata una proposta di legge sul suicidio medicalmente assistito
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Garantire alle persone malate che intendono accedere al suicidio assistito la necessaria assistenza sanitaria, nel rispetto dei principi stabiliti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale. E’ quanto prevede la proposta di legge “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi e per effetto della sentenza della Corte costituzionale n. 242/2019″ depositata dalle consigliere Erika Guichardaz e Chiara Minelli di Pcp.
L’articolato si rifà alla proposta, elaborata e promossa dall’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, presentata in altre regioni.
“I giudici della Corte costituzionale hanno individuato una circoscritta area in cui l’incriminazione per aiuto al suicidio ex art. 580 c.p. non è conforme a Costituzione. – ricorda la relazione – Si tratta dei casi nei quali l’aiuto è fornito ad una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale (quali, ad esempio, l’idratazione e l’alimentazione artificiale) e sia affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, ma che resta pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.
Nella sentenza 242/2019 sono individuate “determinate condizioni di accesso alla morte medicalmente assistita nonché un percorso di verifica, attraverso il Servizio sanitario nazionale, di queste condizioni e delle modalità per assumere un farmaco efficace ad assicurare la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile”.
La proposta di legge ha l’obiettivo di definire i ruoli, i tempi e le procedure per l’accesso al suicidio medicalmente assistito. Viene prevista l’istituzione, entro 15 giorni dall’approvazione della proposta di legge, della Commissione medica multidisciplinare permanente per la verifica della sussistenza delle condizioni per l’accesso al suicidio assistito. Questa sarà composta da un medico palliativista; un neurologo; uno psichiatra; un anestesista; un infermiere e psicologo. Tutta la procedura, dalla richiesta, fino all’accesso al percorso, gratuito, dovrà concludersi entro 20 giorni. Nel dettaglio entro quattro giorni dalla presentazione dell’istanza, l’Usl deve convocare la Commissione medica multidisciplinare permanente, che ha tempo 8 giorni per esprimersi trasmettendo la relazione medica al Comitato etico territoriale, il quale dispone di cinque giorni per trasmettere all’Usl il proprio parere. Entro i successivi tre giorni dovrà essere data comunicazione alla persona malata, che in caso di esito positivo potrà accedere entro 7 giorni al trattamento di suicidio medicalmente assistito.
5 risposte
Veramente, cambiate mestiere..
Alla faccia dell’autonomia espressa solamente biascicando un francese a livello elementare..ma decisioni importanti zero.
Negli ultimi anni ho contato 14 leggi regionali Valle d’Aosta impugnate. A cui seguono piagnistei infiniti sulla nostra autonomia lesa. Spesso si tratta di leggi con oggetto bilancio e ordinamento regionale. In pratica sui soldi e su come spenderli ci pensiamo solo noi. Per una volta potevamo avere l’occasione di esprimere un’idea, un valore. Invece no, sulle idee, tutti bravi bambini che temono la Corte. Idee zero, solo soldi.
Pessima decisione da parte della politica valdostana.
I politici VDA dimostrano di essere dei vigliacchi: una vigliaccheria pari a quella mostrata dai politici nazionali
Un’imbarazzante dimostrazione di pavidita’…si schermano dietro ai formalismi, quando risulta evidente che su un tema di tale rilevanza anche le forzature rappresentano un segnale chiaro al Governo nazionale. Almeno Distort ha avuto il coraggio di esprimere chiaramente la sua posizione (che personalmente trovo molto inquietante) in merito ad una questione delicatissima. Onore a chi ha avuto il coraggio di esprimere la propria posizione sul tema prendendo le distanze dai tristi bizantinismi utilizzati da molti per giustificare la propria codardia…
Per paura delle conseguenze non prendete decisioni?
Cambiate mestiere!