Elezioni regionali, le cause di ineleggibilità che rischiano di aprire ulteriori contenziosi

Il rinvio dell’appuntamento elettorale, causa emergenza coronavirus, non ha spostato i termini per la rimozione delle cause di ineleggibilità, fissate al 25 febbraio scorso. Questo perché, a differenza dei consigli comunali, la cui scadenza è stata prorogata, per quello regionale il 18 febbraio era arrivato il decreto di scioglimento da parte del Presidente della Regione.
Antonio La Trippa
Politica

Chissà quanti nella ricerca spasmodica dei candidati alle elezioni regionali si sono posti il problema dell’eventuale ineleggibilità.

Il rinvio dell’appuntamento elettorale, causa emergenza coronavirus, non ha infatti spostato i termini per la rimozione delle cause di ineleggibilità, fissate al 25 febbraio scorso. Questo perché, a differenza dei consigli comunali, la cui scadenza è stata prorogata, per quello regionale il 18 febbraio era arrivato il decreto di scioglimento da parte del Presidente della Regione.

Chi a febbraio aveva già le idee chiare su una propria candidatura alle regionali ha provveduto a rimuovere le cause di ineleggibilità. E’ il caso del sindaco di Brusson Giulio Grosjacques dimessosi da componente della Giunta della Chambre.

Da febbraio ad agosto il mondo è cambiato, così come il panorama politico. Negli ultimi giorni, chi ha deciso per una propria discesa in campo, si è trovato di fronte i paletti della legge 20 del 2007, la norma sulle cause di ineleggibilità, e ha dovuto rinunciare. Altri, probabilmente sulla scorta di un’altra interpretazione della norma, hanno invece deciso di inserire comunque il proprio nome nella lista dei candidati, dimettendosi dagli incarichi solo pochi giorni prima del deposito in Tribunale dei documenti.

La verifica delle cause di ineleggibilità  – diversa dall’incandidabilità – arriverà solo a urne chiuse, al momento della convalida, da parte degli uffici del Consiglio regionale, delle elezioni dei consiglieri.

L’elenco dei casi di ineleggibilità è lungo. Per citarne alcuni, non sono eleggibili alla carica di consigliere regionale:  il presidente e il commissario di uffici, enti, agenzie e aziende statali aventi competenza nel territorio della Regione;  il presidente e i componenti del Comitato regionale per le Comunicazioni (Corecom);  il presidente della Chambre, ma anche componenti della Giunta e del Consiglio della Chambre; i dirigenti regionali con incarico di primo livello e i segretari particolari; il legale rappresentante, gli amministratori delegati e i direttori degli enti pubblici non economici, delle agenzie e delle aziende dipendenti dalla Regione; il legale rappresentante, gli amministratori delegati e i direttori delle società partecipate dalla Regione, dagli enti pubblici non economici, dalle agenzie o dalle aziende da essa dipendenti, e il legale rappresentante, gli amministratori delegati e i direttori delle società da essi controllate o ad essi collegate; i dipendenti del comparto unico regionale appartenenti alla qualifica dirigenziale;  i dirigenti delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado ed educative dipendenti dalla Regione, nonché i dirigenti dell’Università della Valle d’Aosta/Université de la Vallée d’Aoste; i dirigenti delle società partecipate dalla Regione, dagli enti pubblici non economici, dalle agenzie o dalle aziende da essa dipendenti, e i dirigenti delle società da essi controllate o ad essi.

“La legge 20 va cambiata.  – scandisce il Presidente della Chambre Nicola Rosset – Come si fa a dire alle persone normali di impegnarsi e poi mettiamo questi paletti? Nel caso della Chambre parliamo di persone il cui impegno è a titolo gratuito.  Senza modificare questa legge nessuno porterà avanti il tanto auspicato cambiamento”.

La legge prevede che la mancata rimozione delle cause di ineleggibilità comporti la decadenza dalla carica di consigliere regionale. E’ già successo in passato, basti ricordare il caso dell’ex consigliere Uv Norbiato o del Senatore Alberto Lanièce.

Nell’attuale quadro con 12/13 liste in corsa per una delle 35 poltrone di Piazza Deffeyes la questione appare dirimente. Se  è vero, come molti osservatori politici attenti ritengono, che l’appuntamento elettorale si configurerà come una corsa all’ultimo voto per superare la soglia di sbarramento.  50, 100 o 200 voti, peraltro preferenze uniche, portate da candidati, presumibilmente ineleggibili, rischiano di fare la differenza, ma anche di aprire ad una guerra di ricorsi e contro ricorsi.

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