Non sono bastate tre ore di discussione per liquidare la mozione di sfiducia contro l’Assessore regionale alla Cultura, Emily Rini. A voto palese l’iniziativa è stata rimandata al mittente dalla maggioranza: 19 contrari, 13 favorevoli.
Le prime scintille si sono viste in mattinata quando ad aprire il dibattito è stata Rini. Il suo intervento, deciso dalla capigruppo, non è stato apprezzato da Certan e Cognetta che si sono appellati al regolamento. Nonostante le proteste l'Assessora ha dato il "la" al dibattito ribadendo più volte di non essere indagata ma di essere stata ascoltata in qualità di testimone ovvero di persona informata sui fatti.
“Non appena verrà meno il segreto istruttorio, a cui sono tenuta, informerò l’aula sula mia testimonianza” ha detto Rini.
Sulla mozione l’Assessora ha poi parlato di “iniziativa legittima” ma “inopportuna” annunciando poco dopo “se mai dovessi esser penalmente coinvolta nell’inchiesta non attenderò le sollecitazioni di nessuno e sarà mia premura, per l’etica che ho sempre avuto, rassegnare immediatamente le mie dimissioni”.
A spiegare le ragioni della mozione è stata Chantal Certan: “Questa è una questione politica, di trasparenza e di rispetto nei confronti dei cittadini”. La consigliera di Alpe ha poi aggiunto: “Se siamo arrivati qui è perché per ben due le abbiamo dato la possibilità di spiegare”. Certan ha poi definito l’intervento dell’Assessora “una farsa da libro cuore”.
La tocca piano anche il consigliere grillino Roberto Cognetta: “L'Assessore Rini deve farsi un esame di coscienza politico, perché è un esponente di quel sistema fatto apposta per aiutare qualcuno a discapito di qualcun altro”. E poi sulle dimissioni: “Sarebbe un segnale, significherebbe capire gli errori commessi e voler cambiare”.
La mozione di sfiducia all’Assessore nasce a seguito dell’inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari Gabriele Accornero e Gerardo Cuomo. Rini nel luglio scorso era stata sentita dagli inquirenti come “persona informata sui fatti” per chiarire la proposta di assunzione arrivata all’ex marito da Cuomo. Nella precedente adunanza del Consiglio la maggioranza aveva per due volte respinto le richieste di chiarimento arrivate all’Assessora parlando di “vicende private”.
“Quello che viene fuori da questa vicenda è tutto meno che privato” dice oggi Andrea Padovani del gruppo misto “Non credo che questa persona (Nda Cuomo) stia in tutte le aule di tribunale a proporre offerte di lavoro a chi divorzia”.
A difesa di Rini l’intervento di Andrea Lanièce: “Da quel che ricordo non si è mai discussa una mozione di sfiducia contro un assessore che non è nemmeno indagato”. Il consigliere di Epav accusa, quindi, i 13 firmatari dell’iniziativa di “andare in cerca di voti. E’ l’unico plausibile motivo alla base di questa mozione”.
Picchia duro Aurelio Marguerettaz che non risparmia critiche ai consiglieri di minoranza intervenuti. “La vostra posizione non è disperata, un minimo di senso ce l’avete e quindi avete cercato di giustificare in qualche modo questo atto che non ha senso” attacca l’Assessore al Turismo: “Vi state portando avanti con la vostra campagna elettrorale che se continuerà così credo avrà poco successo”