Giordano risponde ai commercianti di Aosta: “sorprende che le lamentele siano indirizzate al Comune”

Perché scrive Giordano "le nuove procedure amministrative sui dehors sono confluite tra le competenze dello Sportello unico delle attività produttive". E sulle emissioni acustiche. "ho chiesto più volte la modifica della legge"
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Senza alcun intento polemico, devo sottolineare come nei 20 mesi trascorsi in qualità di Amministratore del capoluogo del capoluogo io abbia espresso, e ribadito a più riprese, la volontà di lavorare fattivamente per lo sviluppo turistico cittadino, non solo con le parole ma anche con i fatti, allo scopo di rilanciare l’immagine di Aosta come quella di una moderna città vivace e accogliente, attraverso l’organizzazione di eventi e manifestazioni, così come cercando di valorizzare i periodi di minor afflusso turistico nonché manifestando il desiderio che Aosta non si “spegnesse” in orario serale: peraltro, improntando la mia attività alla ricerca della maggiore collaborazione possibile con tutti i soggetti interessati, operatori economici in primis.

Anche alla luce di tali premesse, mi sorprende constatare che il cahier de doléances di 32 esercenti sia indirizzato al Comune di Aosta. Le nuove procedure amministrative che hanno interessato, da ultimo, le istanze per la posa e l’utilizzo dei dehors annessi a pubblici esercizi, non sono «una grande novità del Comune di Aosta per la stagione estiva 2010», e nulla hanno a che vedere con il Regolamento comunale per l’installazione di dehors approvato dal Consiglio, ma riguardano tutto il territorio regionale, in quanto tale materia è recentemente confluita nelle competenze dello Sportello unico delle attività produttive, nell’ambito del quale i procedimenti amministrativi sono affrontati in modo condiviso ed uniforme.

Il procedimento unico, di cui è questione, si compone di quattro differenti endoprocedimenti: edilizio (concessione per la posa della struttura esterna, ivi compresi tavolini e sedie); sanitario (registrazione sanitaria per l’esercizio dell’attività di somministrazione di alimenti e bevande nell’ambiente stagionalmente annesso ai locali interni del pubblico esercizio); commerciale (aumento stagionale della superficie complessiva del locale destinata alla somministrazione di alimenti e bevande) e, infine, quello di carattere acustico (verifica degli eventuali livelli di rumore provenienti dal dehors).

Proprio perché consapevoli che i tempi fisiologici di conclusione dei vari endoprocedimenti (cui, lo ribadisco, deve essere necessariamente subordinato il rilascio del titolo abilitativo unico per la posa e l’utilizzo del de hors) avrebbero potuto impedire ai titolari dei pubblici esercizi che ne avevano già fatto richiesta, di poter utilizzare tale struttura nel periodo pasquale, oltre che nell’ottica di rispondere il più possibile, pur nel rispetto delle norme vigenti, alle legittime aspettative ed esigenze degli operatori cittadini, la Giunta comunale, su mia proposta, ha disposto con propria direttiva l’adozione di autorizzazioni provvisorie, tutte già consegnate ai richiedenti, che hanno consentito, da subito, la posa di tali strutture, in attesa della definitiva conclusione del procedimento unico avviato.

Quanto alle problematiche attinenti i profili acustici, mi preme sottolineare che il Comune è tenuto ad applicare le disposizioni legislative, ma non è organo legiferante. Nel caso specifico, esiste una legge regionale, la 19/2006, attuativa della legge quadro 447/1995, che impone il rispetto di limiti di rumore, e che non prevede, allo stato attuale, possibili deroghe.
Personalmente, mi sono più volte impegnato a sollecitare la modifica della legge, anche chiedendo di verificare la sussistenza di possibili strumenti giuridici per incidere sulla normativa a vantaggio dei centri storici o di Comuni a particolare rilevanza turistica come Aosta. A tale proposito, mi auguro che anche gli operatori commerciali, in sede di associazioni di categoria, sappiano far sentire la propria voce, esortando chi li rappresenta a portare avanti la medesima istanza.

In città, peraltro, operano circa 280 pubblici esercizi suddivisi tra bar e ristoranti e, a
parte qualche raro caso che ormai ha fatto ”storia”, gli Uffici dell’Assessorato non hanno registrato situazioni di criticità sotto il profilo acustico tali da impedire, alla generalità degli operatori commerciali cittadini, di poter esercitare con pienezza la propria attività.

E’ la prova che, ferma restando la complessità (e, per certi versi, la rigidità) di alcune
norme, attraverso la collaborazione e l’attenzione di tutti i soggetti coinvolti – pubblici e privati – è possibile trovare soluzioni che consentano ad ognuno di poter svolgere il proprio lavoro, nel pieno rispetto delle regole».

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