Quando mancano poco più di dieci giorni all’Election Day del 28 settembre, e a un mese dal referendum disertato dalla maggioranza dei valdostani, l’Istat diffonde dati poco incoraggianti sulla partecipazione politica in Italia e nella nostra regione.
Nel 2024 le regioni con i livelli più alti di partecipazione politica tra la popolazione dai 14 anni in su sono Friuli Venezia Giulia, Liguria, Trentino-Alto Adige ed Emilia Romagna. In Valle d’Aosta poco più di un valdostano su due, il 52,1%, segue l’attualità politica almeno una volta alla settimana, un dato comunque superiore alla media nazionale (48,2%). La differenza di genere resta marcata: si informa il 58,3% degli uomini (media italiana 54,1%) contro il 46,2% delle donne (media 42,5%).
Le famiglie valdostane in cui nessun componente si informa mai di politica sono il 17,4%, meno della media nazionale (20,9%) ma più di regioni come Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige, che si fermano intorno al 14%.
Sul fronte della discussione politica, in Valle d’Aosta il 31,9% dichiara di non parlarne mai, un valore lievemente superiore alla media nazionale (29%). Anche qui il divario di genere è significativo: tra gli uomini discute di politica il 35,8% (media italiana 34,7%), contro il 37,4% delle donne (media nazionale 43,6%).
I dati evidenziano poi una forte disaffezione tra i più giovani. Solo il 16,3% dei ragazzi in Italia tra i 14 e i 17 anni si informa di politica almeno una volta alla settimana, percentuale che sale al 34,6% tra i 18-24enni. A non informarsi mai è il 60,2% dei giovanissimi e il 35,4% dei giovani adulti.
Anche il titolo di studio incide: a non informarsi mai è l’11,3% dei laureati, ma la quota raddoppia tra i diplomati (24,4%) e quadruplica tra chi ha solo la licenza media (41,2%).
Quanto ai mezzi, la televisione resta la fonte principale (84,7%), seppur in calo rispetto al 2003 (-10 punti). Crolla invece l’uso dei quotidiani: dal 50,3% del 2003 al 25,4% del 2024. Internet è oggi centrale tra gli adulti fino a 44 anni, con percentuali oltre il 60%. Sommando i canali tradizionali e digitali, radio e tv restano i più utilizzati (89,5%), seguiti dai quotidiani (41,7%), dalle fonti informali (oltre un terzo), dai social network (20%) e dalle riviste (12,4%).
Il disinteresse resta la motivazione principale tra chi non si informa mai di politica (63%), seguito dalla sfiducia (22,8%).
Cala anche la partecipazione diretta: solo il 2,5% ha preso parte a un comizio e il 3,3% a un corteo, contro il 5,7% e 6,8% registrati nel 2003. Cresce invece la partecipazione online: oltre 10,5 milioni di italiani hanno espresso opinioni politiche o sociali sui social media, quasi il doppio rispetto al 2014. Ancora ridotta, invece, la partecipazione a consultazioni e petizioni online (11,2% degli utenti Internet).

3 risposte
Io personalmente rientro fra quelli che se ne disinteressano perchè , a conti fatti e a propaganda sbanderiata, tutti dicono esattamente le stesse cose da decenni…
Finché ci saranno politici interessati SOLO alla poltrona e al rinnovo della carica in consiglio regionale indossando una qualsiasi casacca, non ci sarà più politica verso i cittadini
“Il disinteresse resta la motivazione principale tra chi non si informa mai di politica (63%), seguito dalla sfiducia (22,8%).”
Io farei una precisazione riguardo a questi numeri.
Il 63% dei disinformati sono costituiti da una buona parte di persone rassegnate e oramai intolleranti.
Intolleranti a tutti, perchè ormai abbiamo visto buoni, cattivi, cattivi pentiti, buoni che diventano cattivi e soprattutto una schiera di persone che non si capisce se appartengono ai buoni o ai cattivi e da cui, quindi, bisogna guardarsi.