Il centrodestra si riunisce intorno alla proposta di riforma elettorale, la Lega si divide

Stefano Aggravi non sottoscrivere e come lui altri sarebbero pronti a farlo. La segretaria della Lega Boldi: "Ognuno si prenderà le proprie responsabilità del fatto di adeguarsi o meno". Per i segretari di Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia e Noi Moderati, al di là dei contenuti il messaggio che si accompagna con la presentazione della proposta di legge è la rinnovata unitarietà del centro destra
Da sx Zucchi Boldi Sammaritani Rini e Navarra
Politica

La proposta di riforma elettorale unisce il centrodestra, ma spacca la Lega VdA. L’articolato non ha fatto in tempo, infatti, ad essere depositato e presentato nel corso di una conferenza stampa che sono arrivate le prime defezioni. 

A dividere il centrodestra unito è la previsione che in caso di dimissioni del presidente della Regione o di mozione di sfiducia dello stesso si torni immediatamente al voto, eliminando quindi l’istituto della mozione di sfiducia costruttiva, che negli ultimi anni ha portato a ribaltoni e controribaltoni e i 60 giorni di tempo previsti per dare modo ad una nuova maggioranza o governo di palesarsi. Previsione che non aveva convinto il consulente tecnico del Carroccio, il professore Giovanni Boggero, che per questo nei giorni scorsi aveva fatto un passo indietro. Allo stesso modo a esprimere perplessità sulla proposta è una parte del gruppo della Lega Vda, con in prima fila Stefano Aggravi. In un post pubblicato su Facebook in concomitanza con la conferenza stampa della Lega VdA il vice capogruppo ha annunciato di non voler sottoscrivere la proposta di legge. 

I dubbi dell’ex Assessore alle Finanze sulla costituzionalità della proposta sono legati all’articolo 15 dello Statuto. “Ho sempre ritenuto che politica e tecnica debbano trovare tra loro un punto di equilibrio. L’una non deve dominare l’altra. In questo caso il dubbio mi resta e preferisco non rischiare di venire meno al fondamento delle nostre Istituzioni regionali (i.e. lo Statuto Speciale). Sicuramente per molti questo aspetto può essere marginale o non fondamentale per una legge che comunque contribuirà alla scrittura di quella definitiva (le attuali proposte di legge elettorale sono tutte martiri). Per me no e per questo preferisco, in libero arbitrio, fare questa scelta”.

Contrasti che la segreteria della Lega Vda ha provato subito a mettere a tacere durante l’appuntamento con i giornalisti. “Crediamo nel sistema dei partiti – scandisce Paolo Sammaritani –  prima di tutto ci sono i partiti poi le individualità che sono libere, essendo costituzionalmente previsto il principio dell’assenza del vincolo di mandato. Ognuno può ritenere di fare ciò che crede. Se qualcuno non dovesse riconoscersi in queste decisioni, farà le proprie scelte o forse le faranno i partiti“. Più netta la segretaria Marialice Boldi: “Ognuno si prenderà le proprie responsabilità del fatto di adeguarsi o meno. Siamo un gruppo grande, dove è possibile che ci siano dei distinguo, vedremo come andranno a finire”.

Poi sugli aspetti tecnici sollevati dal vice capogruppo, Paolo Sammaritani dice “Ci sono un sacco di leoni da tastiera che diventano leoni costituzionalisti da tastiera, queste dispute non mi appassionano perché da giurista so benissimo che esistono altre leggi vigenti in Italia che hanno dei sospetti di incostituzionalità, ma operano normalmente”.

Per i segretari di Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Noi Moderati, al di là dei contenuti, il messaggio che si accompagna con la presentazione della proposta di legge è la rinnovata unitarietà del centro destra. “Un dato politico prima di tutto” evidenziano Marialice Boldi, Emily Rini, Alberto Zucchi e Orlando Navarra.

“Il significato politico di questa decisione va oltre le questioni tecniche” dice Alberto Zucchi di Fratelli d’Italia. “Il modello del centrodestra unito è il modello vincente come dimostrato nelle elezioni politiche e regionali”. “Per noi l’elezione diretta rimane ancora oggi la formula migliore, ma in politica bisogna guardare all’obiettivo e l’obiettivo è dare un’alternativa a questa regione: che è il centrodestra unito” gli fa eco Emily Rini di Forza Italia Vda. “Magari non è la soluzione perfetta  – ammette Orlando Navarra di Noi Moderati – ma è un ottimo accordo che sancisce un cambiamento di rotta per il futuro”. “Ognuno di noi ha dovuto rinunciare a qualcosa per trovare la quadra per arrivare ad un comune fine – chiosa Marialice Boldi della Lega Vda –  che è sempre stato quello di andare insieme e rafforzare la coalizione del centrodestra”.

Cosa prevede la proposta di legge

Messa da parte l’elezione diretta del Presidente della Regione, sostenuta da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Noi Moderati – fra i promotori della raccolta firme per arrivare ad un referendum consultivo – la sintesi raggiunta con la Lega Vda vede l’indicazione del capolista quale candidato alla presidenza, da parte della lista che ha ottenuto il più alto numero di voti, il giorno precedente alla prima riunione del Consiglio Valle. Nel caso in cui il capolista non sia eletto, spetterà al gruppo consiliare indicare un altro candidato fra i consiglieri eletti. 

Dalla preferenza unica, oggi vigente, si passa poi alle cinque preferenze. 

Viene abrogata la mozione di sfiducia costruttiva, mentre in caso di voto favorevole su una mozione di sfiducia o di dimissioni del Presidente si arriva allo scioglimento del Consiglio

La proposta individua, quindi, come soglia di sbarramento per l’ingresso in piazza Deffeyes il 4% dei voti validi per ciascuna lista. Per favorire le coalizioni la cifra elettorale di gruppo viene calcolata sommando le cifre regionali di tutte le liste che ne fanno parte, comprese quelle che non hanno raggiunto nemmeno la soglia di sbarramento. Accedono al riparto dei seggi solo i gruppi di liste che abbiano ottenuto almeno il 9% dei voti validi e comprendano almeno una lista che abbia raggiunto il 4% dei voti validi. All’interno delle coalizioni partecipano al riparto dei seggi anche le liste che abbiano ottenuto almeno il 3% dei voti.

Previsti poi due premi di maggioranza con quorum differenziati. Il primo scatta nell’ipotesi in cui una lista o un gruppo di liste raggiungano il 35% dei voti validi e assegna a tale lista o a tale gruppo di liste 19 seggi, il secondo se una lista o un gruppo di liste raggiungono il 40% dei voti validi e assegna a tale lista o a tale gruppo di liste 21 seggi.

Viene poi abbassato il numero minimo di firme (fra 500 e 700) necessarie per la presentazione di una lista nuova rispetto a quelle che abbiano già avuto rappresentanza in Consiglio Valle nella legislatura precedente. Allo stesso tempo, si prevede che le liste corrispondenti a gruppi parlamentari della Camera dei Deputati o del Senato della Repubblica, escluso il gruppo misto, siano esonerate dalla raccolta firme.

Nessuna previsione è prevista sulla rappresentanza di genere, ad esclusione dell’introduzione del termine “sesso” al posto di “genere”.

“Siamo fermamente convinti che le persone vadano valorizzate per le loro competenze più che per l’appartenenza ad un genere” spiega la scelta Emily Rini. “Il concetto di quota rosa allontana ancora di più le donne dalla politica”.  “In politica va avanti chi ci crede, lo merita e ha le caratteristiche per farlo” aggiunge Marialice Boldi. 

3 risposte

  1. Dietro alla manovra di Stefano Aggravi si nascondono i manovratori (nemmeno troppo occulti) Leonardo La Torre, già in uscita da Fratelli d’Italia (sic!), Bruno Milanesio e Bruno Giordano. Vive la Vallée d’Aoste!

  2. Molto bene che siano finalmente usciti i nomi e i cognomi dei boicottatori. Che però, in campagna elettorale, erano i primi a sventolare il vessillo del Capitano per farsi eleggere. Alla faccia degli elettori.

  3. Premesso che non ho mai votato per il centrodestra, va dato però atto che questa proposta di legge, tra tutte quelle finora presentate, è senz’altro quella più coraggiosa e innovatrice.

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