"Il PD ha una certa diffidenza verso la sinistra": le parole di Fabio Protasoni, presidente dell'assemblea del Partito Democratico valdostano, sintetizzano la serata-dibattito sul tema "Dopo le elezioni: società e centosinistra" che ha visto la partecipazione dei principali esponenti dei partiti del centro-sinistra valdostano. Se l'incontro voleva essere una ripartenza per l'area autonomista e progressista, relegata all'opposizione in Regione e al Comune di Aosta, astrazione e buone intenzioni l'hanno fatta da padrone e le proposte concrete ancora una volta hanno latitato. L'incontro informale tra le forze di opposizione nel capoluogo, fissato tra ALPE, PD e Sinistra per la città per venerdì 11, getterà le basi strategiche di cinque anni all'opposizione.
"Non dobbiamo avere l'ansia di attribuire delle responsabilità – prosegue Protasoni – perché come sempre la tentazione è cedere alla competizione a sinistra. In realtà, la svolta a destra dei partiti autonomisti è stata sostenuta da un ampio consenso, che ha preso completamente di sorpresa il centro-sinistra. E, da parte nostra, forse c'erano ragioni serie per non votarci: la società organizzata è in crisi, poche associazioni, come il Comitato rifiuti zero, il Forum delle famiglie e l'Arci, si sono mosse in campagna elettorale. Il PD è nato anche per dare voce a tutte queste sensibilità".
Spazio all'autocritica anche da parte di Fulvio Centoz, membro della segreteria PD e neo-sindaco di Rhêmes-Notre-Dame: "Dobbiamo smettere di considerare i voti sezionati, e candidare il cattolico per prendere i voti cattolici, il sindacalista per prendere i voti dei lavoratori, l'ex unionista per prendere i voti degli unionisti". Centoz prosegue: "Probabilmente abbiamo sbagliato la campagna elettorale: "Non vogliamo la svolta a destra"non ha spostato voti, perché è uno slogan vecchio, basato su concetti che l'elettore ha ormai superato".
Per il PD, invece, la vera ossessione è l'Unione di Prodi nel 2006: "Tutti, a sinistra, devono fare auto-critica – prosegue Centoz – perché senza una strategia, non basta andare uniti per scalfire il blocco di diecimila voti che, ad Aosta, vanno e andranno sempre al centro autonomista: in futuro si vincerà soltanto se si riuscirà a dividere l'avversario".
Seppellita l'ascia di guerra, le scintille tra ALPE e PD continuano ad essere vive: "Passare un anno a parlare di soggetto unico – incalza il primo cittadino di Rhêmes – dopo che il PD aveva deciso di non aderirvi, non ha giovato. Voler andare uniti a tutti i costi è un concetto sbagliato e non porterà da nessuna parte, perché tra noi ci sono delle differenze. E per vincere, occorre rubare mille o 1500 voti, scalfendo il blocco autonomista".
Claudio Viale, ex sindacalista della CGIL, è del parere opposto: "ALPE è l'unico soggetto politico che ha avuto il coraggio di rompere il blocco di granito dell'UV". E spiega la sua decisione di aderire al neonato movimento, dopo anni di militanza nel PCI, nel PDS e poi nei DS: "Non ho aderito al PD perché non ho più condiviso le scelte, o meglio le non-scelte, a livello nazionale. Vi è un'oggettiva mancanza di identità e la prevalenza di gruppi di interesse, anche in Valle, con troppi capibastone. Il PD deve rientrare nell'Alleanza autonomista progressista, senza se e senza ma: è l'unica occasione per la Valle d'Aosta per avere un'alternativa".