La sentenza della Consulta sui segretari comunali? “Effetti irrilevanti”
Gli effetti e le conseguenze, sull’organizzazione dell’Albo regionale dei Segretari comunali, della sentenza della Consulta che, lo scorso maggio, ha dichiarato incostituzionale la modalità straordinaria e temporanea di iscrizione, introdotta dalla Regione nel 2022? “Irrilevanti”. Lo scrive il presidente della Regione Renzo Testolin, nella risposta ad un interrogazione sul tema del consigliere regionale Stefano Aggravi.
La possibilità di iscrizione straordinaria all’albo, con esonero dall’obbligo di svolgimento dei corsi di formazione e dal superamento dei relativi esami finali, era stata introdotta dall’amministrazione “in considerazione – ricorda la risposta – della carenza di soggetti incaricabili iscritti all’Albo regionale dei segretari” e “nelle more dell’espletamento di una nuova procedura concorsuale”, da “concludersi entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della legge” regionale n. 6 del 27 maggio 2022.
L’irrilevanza dell’impatto è data dal fatto, per Testolin, che “l’Agenzia regionale dei segretari degli enti locali” ha “confermato di non aver applicato la disposizione dichiarata incostituzionale, proprio in ragione del contenzioso pendente dinanzi alla Corte costituzionale, nel senso che non si è proceduto all’iscrizione straordinaria di nuovi soggetti sulla base della citata disposizione, rimasta, dalla sua entrata in vigore, priva di effetti”.
Oltre agli impatti della sentenza, Aggravi aveva anche chiesto se, a fronte della stessa, vi fosse la necessità di dar corso ad una ulteriore modifica di legge e, nel caso, con quali caratteristiche. Al riguardo, il Presidente della Regione ha affermato l’avvio di “interlocuzioni informali con l’Agenzia, in vista del prossimo indispensabile espletamento da parte della stessa di una procedura concorsuale per il reclutamento di nuovi segretari degli enti locali, ai fini di una necessaria revisione della vigente disciplina speciale, che ne regola le modalità di espletamento”.
“Con tale intervento, – conclude la risposta – che non dipende dalla citata sentenza, si intende piuttosto procedere a un aggiornamento della normativa, al fine di rendere più efficiente il processo di reclutamento, in linea, in ogni caso con i principi affermati dalla Corte costituzionale nella pronuncia in questione”.