L’Alpe: “Flop delle mostre allestite in Valle. Rapporto tra le spese e i risultati è deficitario”

In una nota Alberto Bertin chiede all'Assessorato alla Cultura "una seria programmazione pluriennale e adeguati strumenti di valutazione" unici strumenti per "consentire di fuggire agli attuali insuccessi di pubblico delle mostre allestite nel capoluogo".
Politica

Una seria programmazione pluriennale e adeguati strumenti di valutazione. E’ quanto manca, secondo il consigliere regionale dell’Alpe Alberto Bertin, all’offerta culturale valdostana.

“Solo questi due elementi – scrive in una nota Bertin –  consentiranno di fuggire agli attuali insuccessi di pubblico delle mostre allestite dalla Regione nel capoluogo. Finché le cose continueranno ad andare avanti così, con risultati mediocri e con tentativi di camuffarli, trasformandoli in successi solo apparenti, non si può parlare di turismo culturale. Proprio non ci siamo!”

Il consigliere Bertin ricorda poi alcuni dati: l'esposizione “Le arti a Firenze” ha comportato una spesa complessiva di oltre 800.000 euro, (601.60o euro a cui si aggiungono quelle relative al solo personale – ventuno dipendenti per quattro mesi – pari a 210.000 euro). I visitatori sono stati 6.666 di cui soli 2.667 paganti. Il costo medio a visitatore si assesta sull'impegnativa cifra di 121.75 euro e il costo medio per quello pagante ammonta a 304.31 euro.

Per quanto riguarda, invece, la mostra “The art of games”, l'investimento è stato di quasi 500.000 euro (437.000 euro, oltre all'impegno del personale che supera il tetto dei 100.000 euro). Sono state registrate 5.295 entrate, con 2074 paganti e un costo medio per visitatore pagante di 264.94 euro. Il costo medio a visitatore è stato di 103.77 euro.

“Dati alla mano, diversamente dall'Assessore Laurent Viérin – sottolinea Bertin – continuo a pensare che queste manifestazioni siano dei flop e che il rapporto tra le spese sostenute e i risultati ottenuti sia gravemente deficitario oltre a mancare di un ritorno economico di immagine. A mio avviso, tali eventi non sono dei successi e faccio anche una certa fatica a vedere una politica culturale dietro a queste manifestazioni, che mi paiono piuttosto estemporanee e difficilmente riconducibili a una politica concreta, strategica e lungimirante, in particolare se paragoniamo la nostra realtà ad altre, molto simili per dimensioni, come Martigny dove la Fondazione Gianadda sfiora i 300.000 visitatori annui o come Rovereto, il cui museo d'Arte Contemporanea stabilmente supera le 200.000 entrate a stagione.”

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