Già nel 2020 la concomitanza dei due appuntamenti elettorali, dopo la caduta del governo regionale a seguito delle dimissioni di Antonio Fosson, aveva costretto qualche primo cittadino a rinunciare al salto in piazza Deffeyes. La speranza di molti era che l’election day per il 2025 fosse accantonato, magari prorogando il mandato dei consigli comunali di qualche mese, almeno fino alla primavera del 2026. Gli auspici degli uni non sembrano però corrispondere alle volontà degli altri, quelli per intenderci che decidono le regole del gioco.
E così fra fine settembre e inizio ottobre del 2025 i valdostani torneranno con ogni probabilità a votare per rinnovare il consiglio regionale e i consigli di 64 comuni.
I sindaci saranno così costretti a scegliere quale partita giocare, non potendo scendere in campo in entrambe le competizioni, vista la concomitanza.
Una scelta che potrebbe essere appannaggio anche dei dodici primi cittadini che hanno esaurito i tre mandati previsti dalla normativa regionale.
Nel gennaio scorso il Governo Meloni con un decreto-legge ha eliminato il limite dei mandati nei comuni sotto i 5mila abitanti e alzato a tre consecutivi quello per i sindaci fra i5 e i 15mila abitanti.
Interlocuzioni sono in corso ora per far cadere anche in Valle d’Aosta questo limite. Nel 2025 arrivano a fine corsa i sindaci di Arvier, Brissogne, Cogne, Donnas, Emarèse, Fontainemore, Gressan, Gressoney-La-Trinité, Introd, Lillianes, Roisan e Saint-Christophe, avendo già guidato i propri comuni per tre legislature consecutive. Non tutti, ma magari qualcuno interessato a tentare l’upgrade in Consiglio Valle c’è, dopo anni di mille responsabilità con “stipendi” non esattamente da re. Eliminando il limite dei mandati la speranza degli attuali occupanti di piazza Deffeyes potrebbe essere anche di ridurre la platea dei concorrenti alle regionali.
I maligni dicono anche che per scoraggiare il passaggio, sempre chi siede ai posti di comando, stia lavorando per andare a votare con la stessa legge elettorale, come peraltro aveva denunciato anche il centrodestra.
La preferenza unica, prevista dall’attuale normativa, potrebbe infatti avvantaggiare chi si trova ora a governare.
In prima commissione consiliare sono ad oggi depositate ben cinque proposte di riforma. Da tempo i vari gruppi stanno cercando di trovare un punto di caduta, come conferma il presidente Erik Lavevaz. “Si è trovata la sintesi sulla maggior parte dei temi, cercando di limare gli aspetti critici e di trovare delle convergenze oltre la maggioranza. Un punto imprescindibile è infatti trovare una condivisione con una maggioranza qualificata di 24 voti. Il vero punto che sembra per il momento un po’ critico è la questione delle preferenze. La sintesi della maggioranza, tra la proposta UV e quella del PD è per le 3 preferenze, con preferenza di genere. Altri gruppi ne propongono 5. Poi abbiamo qualche punto di discussione sulle soglie per l’assegnazione dei seggi, ma risolvibile. Abbiamo passato la palla ai movimenti, per cercare una quadra su un piano più “politico” che permetta comunque di trovare una soluzione che, seppur cercando di accontentare le sensibilità della più ampia maggioranza, possa garantire maggiore stabilità. Il termine per la sintesi è fine agosto. Vedremo … oltre settembre non è pensabile andare.”
Già i tempi. L’autunno in piazza Deffeyes è da sempre occupato dalla costruzione e successiva approvazione del bilancio regionale.
Senza una maggioranza qualificata, ovvero senza il sostegno di 24 consiglieri, la riforma elettorale può essere sottoposta a referendum entro tre mesi dalla pubblicazione su richiesta di un 50esimo degli elettori oppure di 1/5 degli attuali consiglieri.
Per questo diventa difficile pensare di andare oltre la fine del 2024 con l’approvazione della riforma. A meno che a qualcuno non salti in mente di fare saltare direttamente il banco prima.
Una risposta
Che bello poter pilotare i voti e controllarli con solo una preferenza o tre. Bisognerebbe rompere il giochino, solo così si vedrebbero veri cambiamenti.