Il disegno di legge 60, l’assestamento di bilancio regionale che prevede al suo interno il “Terzo pacchetto di misure anticrisi”, è finalmente approvato.
I 161 milioni del provvedimento – rimasto incagliato nelle strettoie di un Consiglio regionale senza numeri e formalmente sciolto, che ha dovuto trovare al suo interno un “Gruppo politico di lavoro” per arrivare ad una sintesi – possono essere stanziati, e l’atto si trasforma in legge con 31 voti a favore, 2 contrari e 2 astensioni.
L’ultima puntata del Consiglio
Un bilancio – in qualsiasi periodo dell’anno – è per sua natura una “resa dei conti”, resa in questo caso ancora più complicata da un lungo stallo, e soprattutto da un’aula formata, nei fatti, solo da minoranze e da maggioranza alcuna.
L’ultimo atto di questa Legislatura, nata storta, si chiude in un dibattito lunghissimo, di circa tre ore, forse a compensazione di una mattinata andata spedita, durante la quale le dichiarazioni degli eletti sono state – galeotta fu la decisione della “capigruppo” – spazzate via per velocizzare la pratica.
Un walzer un po’ stanco, fatto per mettere qualche puntino sulle “i” – in alcuni casi – ma anche l’ultima occasione per non mandarsele a dire.
Ad aprire la danza è stata Daria Pulz (Adu), che sulle trattative per trovare una sintesi tra i gruppi ha attaccato: “Noi 35 abbiamo avuto l’occasione per mettere al centro la cultura politica, ma l’emergenza non è riuscita a farci cambiare nemmeno di un millimetro. È l’istituzione intera ad uscirne veramente a pezzi. Mondi apparentemente diversi si sono scoperti simili, con la cultura del potere per il potere a prevalere. Siamo contenti che questa legge vada avanti, ma con grande rammarico non con il nostro voto, che sarà di astensione”.
A favore il voto di Rete Civica, invece, con Chiara Minelli a dichiarare che “Il Ddl non evidenzia un’azione convincente sulla sanità e la scuola, ma alcune misure positive ci sono. La Giunta deve ora agire per una rapida applicazione della legge, sono misure tardive che devono arrivare rapidamente”.
L’attacco che non ti aspetti arriva da Patrizia Morelli (AV), che attacca frontalmente il MoVimento 5 Stelle: “Abbiamo lavorato per la scrittura di questo provvedimento, abbiamo messo a disposizione le nostre competenze ed energie per uscire dall’impasse di molti ma non di tutti. È stato posto un ricatto inaccettabile nel merito del Ddl, un atteggiamento di chiusura incomprensibile che però non fa che confermare l’inerzia amministrativa del M5s in Consiglio. Oggi arriviamo alla fine di un percorso, consci della necessità di fare presto e dare corso alle misure che la comunità attende”.
La discussione si accende improvvisamente, e alla collega di Alliance Valdôtaine risponde a stretto giro il pentastellato Luigi Vesan: “L’assegnazione di risorse fatta in questo modo è nociva, visto che è stato deciso di assegnarne la gran parte a chi le chiede in ordine cronologico: quindi chi arriva per primo le ottiene, l’ultimo resta senza. La nostra proposta voleva coprire i danni di tutti coloro i quali li hanno subiti. Un peccato non poterlo spiegare in aula, stiamo scoprendo anche noi il bavaglio e la tagliola, con decisioni prese all’esterno di un’aula nella quale ormai si vota e basta”.
Mentre non è ancora chiaro se il ddl avrà i voti per passare Erik Lavevaz (UV) azzarda l’attacco: “Siamo venuti in aula con 19 voti più o meno evidenti – ha spiegato –. Purtroppo, si trovano persone che giocano sulle spalle di altri, come per la bocciatura degli articoli 13 e 17 per i sanitari e i Comuni, che hanno lavorato in prima linea nell’emergenza. Persone abituate a giocare su più tavoli, magari con qualche regista da Oscar dietro, però con attori da oratorio”.
Attacco per attacco, Emily Rini (FI) lancia il sasso: “Questo provvedimento è un pasticcio frutto di un compromesso, un ‘inciucio da campagna elettorale’. È una manovra che colpisce i cittadini che hanno sofferto di più l’emergenza. Il nostro voto non è in vendita, confermiamo l’astensione perché questo ddl non dà risposte sufficienti e adeguate in questo delicatissimo momento storico”.
Dai banchi della Lega è Stefano Aggravi, per primo, ad entrare nel merito delle trattative, ma rispondendo al fendente di Rini: “La soluzione trovata non è un ‘optimum’, ma tutti i gruppi si sono seduti al tavolo e hanno portato la propria posizione, giusta o sbagliata che sia. Chi ha scelto di non sedersi avrà le sue motivazioni, ma poi non può parlare di inciucio/compromesso/pasticcio. Non siamo contenti del ddl, ma molte insidie del provvedimento sono state evitate. Il Gruppo di lavora ha prodotto un miglioramento della proposta iniziale, quanto fatto in questi giorni è stato necessario”.
Claudio Restano (VdA Ensemble), non è soddisfatto: “C’è stata arroganza, invece di costituire una task force serviva un Gruppo di lavoro politico, la cui azione è stata promossa a pieni voti”. Azione che, spiega Elso Gerandin (Mouv’) ha portato “ad un accordo di buon senso, che andava fatto molto molto prima”.
O forse no: “Abbiamo sollecitato il governo a trovare una ‘quadra’ – spiega Roberto Cognetta (VdAlibra) –, abbiamo dovuto fare una serie di votazioni per poter creare questo documento, frutto di un Gruppo di lavoro politico. Non mi sembra un tavolo così segreto. Per giungere a questo risultato, però, era necessario arrivare ad una situazione in cui tutti avremmo perso qualcosa. Quando frittata è diventata tale ci siamo seduti al tavolo”.
In chiusura, il Presidente della Regione Renzo Testolin ringrazia e lancia qualche “ramoscello d’ulivo”: “Il Governo, seppure decimato, ha messo anima e corpo in questi mesi per un impianto di manovra che abbiamo voluto difendere, nonostante non avessimo i numeri. Le responsabilità vanno però affrontate anche con la mediazione, che oggi ci porta ad avere un provvedimento dignitoso, che non rispecchia appieno la nostra visione ma che ha dovuto confrontarsi con le idee altrui e fare sintesi”.
Sul “nodo” dei finanziamenti agli Enti locali – dimezzati de facto dalla manovra – aggiunge: “Spiace aver limitato lo stanziamento ai Comuni con i quali, negli ultimi 4 mesi, abbiamo lavorato quotidianamente e che abbiamo sempre considerato co-attori del rilancio anche economico, che passa da conoscenza del territorio. Abbiamo però poste attenzioni forti alla sanità, per dare quella sicurezza indispensabile alla nostra popolazione”.
Ed ora, sipario.