Morelli e Guichardaz a Cogne con la benedizione di Cofferati

Tanti i temi toccati, dal referendum all'autonomia, passando per l'accordo firmato con Bersani. Cofferati: "servono investimenti radicali, stiamo molto peggio di quanto non si dica"
Sergio Cofferati, Patrizia Morelli e Jean-Pierre Guichardaz a Cogne
Politica

“Al centro del nostro progetto politico c’è la forte sintonia con la società civile”. Questo il tema portante del tandem Jean Pierre Guichardaz – Patrizia Morelli, espressione della lista “Per la Valle d’Aosta”. Il tour dei candidati del Pd e dell’Alpe è approdato ieri sera a Cogne, nella sala conferenze dell’hotel Miramonti. Assieme a loro, un illustre testimonial, Sergio Cofferati, eurodeputato, già sindaco di Bologna e indimenticato leader della Cgil.
Nel pieno del toto scommesse pre-elettorale l’eccitazione è palpabile, l’occasione è storica. “La svolta è dietro l’angolo, alla nostra portata” ha sostenuto Patrizia Morelli. “La società civile è a fianco della buona politica, se questa si mette a disposizione. Il Referendum l’ha dimostrato. Il risultato ci deve portare a prendere le distanze da un sistema che considera i cittadina alla stregua di sudditi da mantenere sotto il ricatto del posto di lavoro. Nella Valle d’Aosta che abbiamo in mente tutti sono uguali, non ci sono corsie di preferenza dettate dal clientelismo. Io e Jean Pierre Guichardaz abbiamo incontrato, in queste settimane, associazioni, sindacati, categorie professionali, e da tutti sono emersi dei grandi temi trasversali: i trasporti, il lavoro, la salvaguardia del territorio, la politica virtuosa nella gestione dei rifiuti, le grandi opere inutili.

In queste settimane la parola “autonomia” è stata rivendicata da tutti come propria, e la candidata del Pd-Alpe non si è sottratta alla sfida. “L’autonomia per noi non ha nulla a che vedere con discriminazioni e privilegi, ma deve essere declinata in senso inclusivo. Gli autoproclamatisi difensori dell’autonomia sono i primi ad abbandonarla per convenienza, basta ricordare la famosa lettera di Rollandin e dell’assessore Zublena al ministro Clini, in cui sollecitavano un intervento del Governo centrale per evitare che il referendum avesse corso. Per difendere questo valore abbiamo firmato un accordo con Bersani che stabilisce il principio della reciproca intesa: lo Stato non potrà mettere mano a leggi che riguardano la Valle d’Aosta senza prima trovare un accordo con i nostri parlamentari e con la Regione. L’accordo ci tutela e allo stesso tempo non ci impedisce di mantenere la nostra autonomia e indipendenza nei voti in Parlamento, soprattutto quando sono in gioco questioni regionali. Abbiamo inoltre sottoscritto il documento di Valle virtuosa e firmato l’appello di Libera e quello dell’Anci, assumendo determinati impegni rispetto alle politiche riguardanti i rifiuti, alla lotta alle mafie e alla corruzione, al dovere modale della trasparenza e dell’etica della responsabilità”. 

La Valle d’Aosta – ha affermato dal canto suo Guichardaz – ha la peculiarità di essere rappresentata come una regione in cui vige una sorta di governo autoritario, accentratore, che esercita un controllo soffocante, il Sole 24 Ore l’ha descritta un feudo in mano ad un imperatore. In questo paesaggio desolante vogliamo rappresentare una svolta decisa e netta, per un nuovo modo di fare politica. Ci sono meno risorse, e quindi ancora più di prima vanno amministrate in modo oculato, evitando tentazioni megalomani come l’aeroporto, l’area megalitica e così via”. La legge dei grandi numeri non è propizia alla Valle d’Aosta. “Abbiamo ben presente il fatto che i parlamentari valdostani rappresentano lo 0,21% del Parlamento, perciò, oltre al patto con Bersani, abbiamo stretto contatti con gli altri parlamentari delle regioni e province autonome, ci prepariamo ad entrare nel gruppo misto e a difendere gli interessi di tutti, non solo quelli dei valdostani, perché grandi sfide ci attendono: la legge elettorale, la corruzione, l’introduzione del quoziente familiare e via dicendo”.

Sergio Cofferati era il “piatto forte” della serata. L’eurodeputato ha parlato per ultimo, come richiede la ritualità degli incontri pre-elettorali, e dopo aver rotto il ghiaccio con qualche battuta ha esordito con una diagnosi impietosa della situazione. Non è vero che il peggio è passato. “Nel 2013 la situazione peggiorerà. E’ inutile raccontare che stiamo uscendo dalla crisi”. Bando al facile ottimismo, che dovrebbe, in virtù del potere auto-avverante delle profezie, trainarci fuori dal baratro. “E’ molto peggio di quanto vogliono farci credere. Negare la verità accentua le difficoltà, le famiglie si sono mangiate i risparmi di una vita, perfino chi lavora non ha i soldi per andare avanti, la povertà aumenta, ma è un tema ancora tabù, che imbarazza per prime le persone colpite”. E’ accaduto tutto molto velocemente, il crollo di Berlusconi, il governo tecnico, le riforme, la caduta di Monti, le elezioni. Passata la sbornia, per il centrosinistra è l’ora della lucidità ritrovata, e dell’inevitabile mal di testa.

“Abbiamo peccato di ingenuità” ha ammesso Cofferati. “Eravamo talmente abituati alla dimensione cialtronesca del suo predecessore, che quando si è presentato Monti, con la sua serietà ci ha conquistati, lo abbiamo adottato come uno dei nostri. Errore: è serio, ma conservatore. Abbiamo guadagnato in credibilità ma perso sul piano sociale. Inoltre non ci sono miglioramenti sul piano dello sviluppo e della crescita”.

E lo spread? Nessun miracolo per Monti, sostiene “il cinese”. “Lo spread è sceso veramente – ha affermato – solo in due occasioni, quando Mario Draghi ha annunciato che la BCE sarebbe intervenuta in sostegno delle banche e quando Obama ha firmato la legge sul Fiscal Cliff. Le riforme di Monti sono invece state irrilevanti”. Ma è il momento di guardare avanti. Una delle priorità, ha sostenuto l’europarlamentare, è la modifica della legge elettorale, che rischia di consegnare al paese governi ricattabili e ingovernabili. Altra priorità, le politiche di crescita. “Disoccupazione e calo dei consumi sono due fenomeni strettamente legati che si alimentano a vicenda. Chi non ha lavoro non può spendere, se nessuno compra le imprese licenziano o falliscono, creando nuovi disoccupati e affossando ancora di più i consumi. Si entra in pieno in un circolo vizioso”.

Il nome di Keynes, che traghettò gli USA fuori dalla Grande Depressione, ha fatto più volte capolino nell’intervento. “Per rilanciare l’economia servono investimenti. Le imprese assumeranno se avranno più ordinativi, quindi dobbiamo sostenere la domanda investendo nel campo del sapere, che ci rende competitivi, e nel campo delle infrastrutture, come i trasporti, ma anche la banda larga. E non dobbiamo avere timore di dire che obbrobri come la legge Fornero e la riforma delle pensioni vanno corretti, perché producono solo disastri”.

E qui i nodi arrivano al pettine, servono risorse, ma le casse sono esangui. La parola chiave, per Cofferati, è equità. “Dobbiamo richiedere sacrifici a tutti, in modo proporzionale a quanto possono dare. Il modo c’è: occorre una politica di tassazione delle transazioni finanziarie, che sostiene chi risparmia e preleva da chi attraverso la speculazione impoverisce il sistema. Bisogna poi imbastire una seria lotta all’evasione: non basta andare una volta all’anno a Cortina a fare controlli a tappeto, bisogna agire come Visco nel primo governo Prodi, ovvero sovrapporre sistematicamente la denuncia dei redditi alle proprietà. Capitolo Imu: è necessario tassare gli immobili, ma l’Imu è uno strumento iniquo, che si basa su un catasto assolutamente non aggiornato. Serve una tassa proporzionale, che preveda esenzioni e franchigie per i meno abbienti, e che tocchi anche il patrimonio immobiliare non liturgico della Chiesa”.

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