Nuova sede Grand Paradis: gli uffici regionali danno ragione a Villeneuve

Gli uffici Fospi: "Non è possibile congelare i 4 milioni di finanziamento, i sindaci della Grand Paradis decidano entro inizio novembre se fare o no l'opera". Villeneuve vota all'unanimità una risoluzione per procedere con i lavori.
Consiglio comunale Villeneuve
Politica

I quattro milioni di euro di finanziamento regionale per la nuova sede della Grand Paradis non si possono congelare e, anzi, entro la prossima settimana il consiglio dei sindaci della comunità montana dovrà prendere una decisione definitiva sull’opera. Dice questo, in sostanza, l’atteso parere degli uffici regionali del Fospi, che è arrivato per lettera l’8 ottobre scorso. A renderlo noto è stato il sindaco di Villeneuve Roberta Quattrocchio, di fronte al consiglio comunale di ieri sera, 29 ottobre.

Tutto era cominciato lo scorso 27 giugno, quando a maggioranza, con l’esclusione di Quattrocchio, i sindaci della comunità avevano deciso di non procedere con l’assegnazione dei lavori di demolizione e ricostruzione dei nuovi uffici di palazzo Cogne, nel centro di Villeneuve. Il motivo, rivelatosi di fatto infondato, era l’ipotesi di una riforma regionale degli enti locali, a fine estate, che avrebbe previsto la soppressione delle comunità montane. Da qui era venuta la scelta dei sindaci di fermare tutto e attendere lumi dalla Regione, che si è infine espressa all’inizio di questo mese.

Villeneuve sembra averla spuntata, insomma, evitando quel "danno per il paese – a detta di Quattrocchio – con un palazzo che ormai è fatiscente e 150 persone in meno (i dipendenti degli uffici, ndr) a frequentare il nostro borgo". Per premere sui sindaci della comunità, che mercoledì prossimo o al limite quello dopo ancora dovranno decidere se prendere o lasciare il finanziamento, il Consiglio ha approvato ieri all’unanimità una risoluzione.

Questa riassume le varie argomentazioni a sostegno dell’opera, tra le quali i 350 mila euro già spesi nelle fasi di progettazione e il fatto che, anche fantasticando su una futura soppressione delle comunità, i servizi coperti da queste continuerebbero ad essere svolti da un personale che avrebbe comunque bisogno di uffici. A tal proposito, Quattrocchio ha ricordato che "attualmente si spende 70 mila euro l’anno in affitto per le varie sedi frazionate qua e là, a fronte di una spesa per il nuovo edificio che graviterebbe attorno ai 20 mila euro (una tantum, ndr) per ogni comune".

 

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