Il ministero dell'Interno ha accettato, all'inizio di questo mese, la richiesta di attivare il progetto Sprar da parte dei Comuni di Saint-Vincent, Champorcher e Saint-Rhémy-en-Bosses. L'idea di allestire un Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati era nata all'inizio dell'anno, con lo scopo di gestire l'accoglienza di migranti in modo diverso da quello dei Centri di accoglienza straordinaria, già presenti in alcuni Comuni della Valle d'Aosta.
Le tre amministrazioni avevano deciso di muoversi alla notizia della possibile apertura di questi Cas nel loro territorio: se si aderisce ad un programma Sprar, infatti, i prefetti si impegnano a non destinare nella stessa area un Centro di accoglienza straordinaria.
Altri motivi che hanno fatto propendere per questa soluzione sono la certezza di accogliere una quota di 2,5 persone ogni 1000 abitanti, con la possibilità da parte dei Comuni di avere l'iniziativa nell'individuare le aree di ospitalità. Per questo, verrebbe più facile scegliere tante piccole strutture sparse nel territorio piuttosto che una unica, considerata più impattante.
Le persone da ospitare, 25 in tutto, saranno divise tra i tre Comuni, con Saint-Vincent che si farà carico di “13-14 persone”, a detta del sindaco Mario Borgio, e Champorcher con Saint-Rhémy che si divideranno la decina rimanente.
In questo ambito saranno i Comuni stessi a interfacciarsi direttamente con il ministero dell'Interno, che nei prossimi tre anni trasferirà una cifra complessiva di circa un milione e 300 mila euro per coprire i costi dei servizi: “Il servizio di accoglienza di queste persone verrà svolto tramite cooperative sotto la nostra direzione – spiega Borgio – per individuare le quali è già in conclusione il bando”.
Le persone accolte in questo progetto hanno una condizione giuridica diversa da quelle dei Cas, perché hanno già ottenuto lo status di rifugiato o sono vicine ad ottenerlo. La loro permanenza nel programma sarà scandita in sei mesi, rinnovabili con altri sei: in questo periodo si studia la lingua, si iniziano percorsi formativi e si dialoga con l'ufficio di collocamento, oltre a ragionare su una possibile soluzione abitativa.
In questa fase le persone accolte cercano quindi di entrare nel mondo del lavoro e di farsi una vita, con la possibilità di passare i confini nazionali per continuare la loro ricerca o ricongiungersi con familiari in altri stati dell'area Schengen.
Per i Comuni aderenti al piano, Anci e ministero dell'Interno hanno poi previsto degli incentivi economici, come la possibilità di fare un'assunzione tra gli uffici di servizi sociali, anagrafe o polizia municipale. Nelle casse dei Comuni interessati infine finiranno 0,50 centesimi al giorno per persona ospitata, tolti dal denaro concesso alle cooperative, più altri 500 euro l'anno a migrante.
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certo inserirli nel mondo del lavoro ma stiamo scherzando?
I nostri figli andranno a lavorare in sud africa?
Come buttiamo via nostri soldi.