Pcp all’attacco di Testolin: “Aspettiamo chiarimenti o scuse”

Le due consigliere regionali tornano su quanto accaduto nella scorsa riunione del Consiglio Valle durante la discussione del disegno di legge in materia di reclutamento nel Corpo valdostano dei Vigili del fuoco.
Minelli e Guichardaz
Politica

“Non possiamo accettare che venga messo in dubbio il nostro operato e soprattutto che si insinui che la nostra attività sia legata a interessi personali”. Dopo la missiva inviata nei giorni scorsi al Presidente della Regione Testolin, rimasta senza risposte, Progetto Civico Progressista torna sulle accuse rivoltegli nelle scorso consiglio regionale. Il 3 ottobre scorso durante la discussione del disegno di legge in materia di reclutamento nel Corpo valdostano dei Vigili del fuoco, Testolin aveva ipotizzato “interessi personali” dietro la presentazione degli emendamenti di Pcp.

Nella lettera, Chiara Minelli e Erika Guichardaz chiedevano al presidente di “chiarire, circoscrivere e circostanziare le sue inaccettabili affermazioni circa nostri presunti interessi non di tipo pubblico, oppure di formalizzare pubbliche scuse, che non sono pervenute. Non possiamo accettare che venga messo in dubbio il nostro operato e soprattutto che si insinui che la nostra attività sia legata a interessi personali.” Pcp se la prende anche con il silenzio del Presidente del Consiglio, Alberto Bertin, “nonostante quanto dichiarato dallo stesso nella riunione della Conferenza dei Capigruppo di ieri, circa la comunicazione che ne avrebbe dato stamattina”

“Abbiamo aspettato per correttezza a rendere pubblica la nostra lettera, confidando in chiarimenti o scuse che potevano arrivare ancora oggi in Consiglio – concludono le Consigliere Erika Guichardaz e Chiara Minelli -. Lo facciamo ora perché vogliamo stigmatizzare questo trattamento e ribadire la correttezza del nostro lavoro di Consigliere. Che sia vero il detto per cui chi ha il sospetto, ha il difetto?»

Una risposta

  1. Secondo me, se al Presidente, che si è lanciato sul napoletano, gliela diciamo in calabrese, forse trova qualcuno che gliela spiega:
    “A gatta da dispensa cum je s pensa”.
    Spiego per chi non frequenta calabresi:
    “Secondo questo antico proverbio diffuso in tutta la Calabria, che tradotto letteralmente sta a significare che, “la gatta della dispensa com’è lei (ladra, in quanto ruba dalla dispensa), pensa lo siano anche gli altri”.
    Dunque un cattivo modo di vedere qualcuno, e che riflette il proprio modo di essere.”
    (cit. https://noicalabresiche.com)

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