"Un atto di coraggio e di grande responsabilità". Sono state ricordate così ieri a Valsavarenche le prime libere elezioni comunali svoltesi nel paese del Parco del Gran Paradiso il 3 settembre 1944. Federico Chabod chiamò alle urne gli elettori maschi capi-famiglia che designarono, mediante suffragio diretto, la Giunta comunale che doveva amministrare tutta la vallata occupata dalla banda “Amilcare Crétier”. A guidare la Giunta popolare fu quindi chiamato Valentino Dayné.
L’importante anniversario è stato ricordato ieri con una cerimonia organizzata dal Consiglio Valle e dal Comune di Valsavarenche, in collaborazione con l’Istituto storico della Resistenza.
"Gli elettori che si recarono alle urne non furono soltanto coraggiosi, ma si assunsero anche una grande responsabilità: quella di voler riprendere in mano le redini della propria comunità – ha sottolineato il Presidente del Consiglio Valle, Marco Viérin –. Ed è questa voglia di responsabilità che dobbiamo ricordare oggi e che dobbiamo prendere ad esempio. Così come non dobbiamo dimenticare che le assemblee elettive – dal Consiglio comunale, a quello regionale, al Parlamento – rappresentano la spina dorsale della democrazia perché è fra i banchi di queste assemblee che si esprime la pluralità delle idee e degli ideali, dai quali fiorisce il dibattito e si nutre il confronto, tenace radice della democrazia."
La cerimonia è stata anche l’occasione per soffermarsi sul ruolo del Comune in quanto pilastro della democrazia ed espressione viva della gente e del territorio.
"Il messaggio che Chabod ha voluto lanciare promuovendo queste elezioni – ha detto il Sindaco Pino Dupont –, che si lega all’idea di Chanoux, è che la democrazia deve reggersi sulle Istituzioni e la prima fra queste, quella più vicina alla gente, è proprio il Comune. In un momento non facile, gli abitanti di Valsavarenche ebbero il coraggio esporsi e seppero rispondere, eleggendo il primo Comune libero d’Italia. È stato questo un momento di riconciliazione e di affermazione dello spirito di indipendenza e di libertà che permeava e permea l’essere dei Vassaveren."