C’è chi come l’Emilia Romagna e la Lombardia ha deciso da tempo di non rinnovare il piano casa e chi come la Sardegna si è vista bloccare dalla Consulta la sua proroga. In Valle d’Aosta al momento vi sono stati timidi segnali per modificare la norma, soprattutto a seguito delle polemiche sorte su due progetti, il condominio a 9 piani di Cervinia e quello a 5 dell’Arco d’Augusto ad Aosta.
Ad annunciare la volontà di arrivare a breve con una proposta di modifica è oggi Valle d’Aosta Aperta, che nelle prossime due settimane avvierà un confronto con gli attori interessati (ordini professionali, associazioni di categoria, Celva ecc).
“Il Piano casa nasceva da alcune esigenze contingenti: il rilancio del settore edilizio” ricorda Alexandre Glarey “derogando a un principio costituzionale, quello per cui il governo del territorio spetta ai comuni. Sono passati dieci anni ed è ora il momento di fare un tagliando per capire a che punto siamo”.
Il monitoraggio sul sito della Regione rimanda ad una pagina inesistente e così, per avere i dati di applicazione del piano casa nella nostra regione la consigliera regionale Erika Guichardaz ha dovuto fare un accesso agli atti. Se in alcuni comuni in questi dieci anni sembrano non essere stati avviati interventi, in altri, come Aosta e Courmayeur le pratiche sono state numerose e gli ampliamenti ancor di più. Le 506 pratiche arrivate in piazza Chanoux hanno portato a 72mila metri cubi aggiuntivi, le 529 di Courmayeur a oltre 100mila metri cubi di ampliamento. Più contenuti i dati di La Salle e Valtournenche rispettivamente con 28mila e 9mila metri cubi in più.
“Il nostro non è solo un esercizio di stile, è anche un’emergenza concreta” prosegue Glarey, accennando a due criticità: la questione del paesaggio e il carico insediativo. “Abbiamo fatto esplodere le abitazioni senza preoccuparci delle opere di urbanizzazione primaria”.
Su questo scenario incombe inoltre il cambiamento climatico e in particolare l’emergenza idrica. “Alcuni comuni oltralpe hanno bloccato nuove costruzioni proprio per l’emergenza idrica”.
Due le visioni che secondo Valle d’Aosta Aperta si stanno scontrando: quella della liberalizzazione e quella della pianificazione.
Le proposte di modifica, che saranno contenute in una mozione, si accompagneranno alla richiesta di sospendere le misure attuali. “Non per arrivar ad una completa cancellazione, ma per arrivare ad una revisione, perché così il sacrificio sarà forte per la comunità e il vantaggio per pochi”.
Presenti in maggioranza nel comune di Aosta, Area Democratica Gauche Valdôtaine ha chiesto e sta aspettando tutti i documenti sul progetto del condominio dell’Arco di Augusto.
“Dopo anni in cui si è insistito sul ruolo della sussidiarietà, esaltando il ruolo dei comuni stiamo assistendo al paradosso dei paradossi: se c’è il parere della soprintendenza va tutto bene” evidenzia Raimondo Donzel. “Che ci stanno a fare allora i comuni e le commissioni edilizie se arriva un parere che dice che l’opera è sufficientemente accettabile? Se c’è un mostro meglio un mostriciattolo?”.
Altre critiche mosse da Donzel al progetto riguardano il cambio di “vincolo di destinazione senza un Pud”, la “mancanza di un tetto a lose in una zona dove vi sono stabili tutti con tetti in lose”, un ampliamento volumetrico che fra terrazzi e vano scale “supera il 50%” e ancora i garage che verranno realizzati per “20 auto, che potranno circolare in un piazza Arco d’Augusto pedonalizzata”.