Pnrr, il ministro Cingolani ad Aosta: “Per la prima volta si fa programmazione a lungo termine”
La “lezione” del Piano nazionale di ripresa e resilienza sta nel fatto che “non è solo questione di risorse in più per fare cose importanti ma è la prima volta che si fa programmazione a lungo termine per un paese complesso. Il Pnrr ci ha costretto a fare un esame di coscienza su ciò che serve per essere più solidi in futuro”.
A dirlo, durante i “Dialoghi sul Pnrr” – l’itinerario per raccontare nelle città italiane il percorso del Piano, e che oggi ha fatto tappa ad Aosta, in Cittadella dei giovani – il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani.
“La grande lezione da recuperare è questa – ha aggiunto -: ogni anno dovremmo dirci che il 2 per cento del Pil va indirizzato sui programmi a lungo termine. Per problemi come quello dell’energia, dell’acqua e della sanità che non hanno colore politico. Il Pnrr ci ha educato a questo. E abbiamo imparato che il 2 per cento dei nostri risparmi possono essere indirizzati a questo modo di programmare”.
Un lavoro giocato “d’anticipo”, secondo il ministro: “Per scrivere il Piano ci siamo chieste quali scelte operare. Sono profondamente soddisfatto perché abbiamo pensato giusto. Le emergenze che allora non potevamo aspettarci si sono manifestate: la coda del Covid cui rispondono i grandi investimenti in sanità; la questione energetica sbattutaci in faccia dalla guerra, che racconta di vent’anni di errori fatti sul tema e la crisi idrica che non c’era e per la quale il Pnrr mette 4 miliardi, quando di questo non si parlava”.
Lo stato di attuazione del Pnrr e la sfida “epocale” valdostana
Il presidente della Regione Erik Lavévaz passa in rassegna i canali di finanziamento – le cosiddette “Missioni” – per i quali l’Amministrazione ha presentato diversi progetti: “Le richieste a valere sul Pnrr ed il Pnc (il Piano nazionale per gli investimenti complementari al Pnrr, ndr.) da parte del territorio valdostano parlano di 245 milioni di euro per i progetti a livello regionale e di 100 milioni da parte dei comuni. Gli interventi più importanti, pari al 22 per cento, sono quelli legati alle strutture di finanziamento per il Servizio sanitario, mentre il 18 per cento riguardano la programmazione delle risorse idriche e del territorio”.
Con un obiettivo: “Solo il 4 per cento, attualmente, sono i progetti conclusi – ha aggiunto -. Il 17 per cento sono in corso di realizzazione, il 20 da progettare ed il 50 in programmazione. La sfida è cambiare queste cifre ed è una sfida epocale, le difficoltà sono grandi. Ma in nessun modo possiamo permetterci di perderla. E dobbiamo farlo lavorando assieme, in un sistema coordinato tra governo, regione e comuni, perché sia una sfida vinta”.
Il “nodo” delle risorse umane
Del non semplice scopo parla anche Gianni Nuti, sindaco di Aosta, che solleva un tema spinoso e intricato al contempo: “La sfida è quella di realizzare tutte le opere con le poche risorse umane a disposizione. Però, alla fine, o i cittadini sentiranno l’Europa come un’entità pienamente vissuta, che ha rigenerato la propria vita ed il proprio habitat, o sarà anche un fallimento politico e sociale irreversibile. L’Unione europea è di per sé una ricchezza inestimabile, anche umana e sociale, e dobbiamo fare in modo che si concretizzino tutti questi progetti”.
Questione che tocca da vicino le amministrazioni locali, come dimostrano gli interventi – e le preoccupazioni – di altri due sindaci come il primo cittadino di Arvier – e presidente dell’Unité Grand-Paradis – Mauro Lucianaz e quello di Doues (e presidente Cpel) Franco Manes.
“Scontiamo un mercato del lavoro poco flessibile – replica il ministro -. In altri paesi avanzati e ricchi come il nostro le competenze ruotano, il posto di lavoro a tempo indeterminato interessa meno perché ci sono proposte continue. Ora abbiamo un piano da gestire in modo globale e internazionale e serviranno in futuro anche modifiche giuslavoristiche per risolvere queste questioni. Ma adesso siamo un po’ ad un punto di svolta: abbiamo fondi, governance e regole internazionali da conciliare con un cambiamento dei meccanismi a livello nazionale”.
A ruota, il Capo del Dipartimento per la Programmazione e il coordinamento della politica economica di Palazzo Chigi Marco Leonardi spiega: “La carenza personale e di professionalità è un tema molto importante. Per questo sono stati presi una serie di provvedimenti che prevedono il rafforzamento del personale, assunzioni a tempo determinato in deroga alle capacità assunzionali ed è stato istituito un portale per il reclutamento e l’assistenza tecnica ai comuni”.
Le comunità energetiche ed il ruolo della Valle
Una delle partite in ballo è quella che si gioca sulle cosiddette comunità energetiche, ovvero le comunità nelle quali vengono condivise – e scambiate – energie rinnovabili e pulite. Secondo Cingolani “stiamo andando verso la decarbonizzazione e l’aumento delle fonti rinnovabili, creando network di produttori di energia. L’idea è che proprio i piccoli comuni potrebbero essere autonomi grazie alle energie rinnovabili e agli accumulatori, se non hanno distretti industriali molto energivori sul proprio territorio, con l’eccesso che verrebbe poi rimesso in circolazione in rete. Per questo la Valle d’Aosta è la candidata naturale, anche se il clima da voi è meno favorevole per il vento e per il sole. Ma avete l’acqua: potete pensare anche al micro idroelettrico. E su questo punto fino al 2026 i bandi usciranno continuamente”.