Profondo rosso Casinò, in Regione i “saggi” per rilanciare l’azienda

Giornata di audizioni in II Commissione “Affari generali” alla ricerca di una soluzione alla crisi nera della Casa da gioco. La Torre: “Molti rimpalli di responsabilità negli anni”. Intanto al dg dimissionario Scordato spettano 100mila euro di buonuscita.
Casinò di Saint-Vincent
Politica

Si studia la situazione, anche scavando nel pregresso, ma la soluzione per salvare il Casinò de la Vallée sembra ancora distante. Dopo una mattinata di audizioni in II Commissione 'Affari generali' (prima l'Amministratore Unico Sommo, poi il Collegio sindacale ed infine l'ex direttore Trentaz) lo stallo continua.

Qualche spunto lo fornisce Leonardo La Torre, Presidente della 'seconda', che fa capire come si stia cercando la 'falla' formatasi nella chiglia per arrivare a comprendere per quale ragione la nave stia – fuor di metafora – affondando: “Si sta cercando di ricostruire il passato – spiega – per fissare le basi per l'immediato presente. Si sono aperte delle finestre sui rapporti difficili con la politica, complici alcuni 'rimpalli' di responsabilità che rendono complicato capire chi decida”. La Torre annuncia poi che la Commissione proseguirà con le sue audizioni fino al 9 gennaio, ponendo le sue domande anche a Mauro Natta (analista di 'gaming' che lavorò a Saint-Vincent), a Pietro Conca (manager milanese chiamato al rilancio della Casa da gioco oltre trent'anni fa), Luca Frigerio (Amministratore Unico fino al luglio 2015, prima cioè del tandem 'Sommo-Scordato' da poco scioltisi con le dimissioni di quest'ultimo a decorrere dal 31 gennaio 2017 e al quale spetterà una buonuscita di 100mila euro), l'ex Presidente del Collegio sindacale Claudio Vietti e l'assessore Aurelio Marguerettaz. Da questi incontri, spiega ancora La Torre, ne uscirà un documento di servizio con indicazioni per la Giunta regionale che aiuti a “prendere le decisioni verso un rilancio della casa da gioco”.

In audizione, questa mattina, anche l'ex Direttore generale Roberto Trentaz: “Non ci sono vie facili – ha spiegato – per una situazione che si è trascinata da troppo tempo. C'è però una consapevolezza da parte di tutti: la presa d'atto di una difficoltà che necessita sacrifici per rimettere in piedi una struttura troppo importante per la Valle d'Aosta”. Trentaz chiude poi sibillino: “Se vogliamo evitare di andare avanti tra 'guelfi e ghibellini' serve qualcuno da fuori”.

Idee non dissimili a quelle uscite dagli incontri pomeridiani con gli altri 'saggi', tra i quali Marco Baranzelli, esperto di gioco che torna in Valle con un'idea molto precisa: “L'obiettivo dovrebbe essere quello di 'allargare' e non di tagliare. Semplicemente a Saint-Vincent c'è una struttura troppo piccola per essere un resort e troppo grande per essere un casinò. L'unica strada è guardare ad un investimento molto importante da parte di privati molto forti come i russi, che però non sono il massimo dal punto di vista gestionale, o gli americani che potrebbero essere interessati al mercato italiano come lo sono per quello olandese, per certi versi simile al loro, o a quello spagnolo. L'importante è capire che non serve un Casinò per la Valle d'Aosta ma una regione per il Casinò”. Paolo Giovannini, consulente della casa da gioco di lungo corso, invece ha un'opinione diametralmente opposta: “Non sono catastrofista, per me ci sono ampi margini di manovra per il rilancio – spiega – perché in Italia ci sono quattro licenze per il gioco d'azzardo e valgono oro in un mercato non saturo. È necessario però un cambiamento, i sistemi vecchi di gestione sono finiti, ma serve qualcuno di locale e non di esterno, che conosca e capisca la situazione interna e la politica valdostana, qualcuno di legato al territorio. E nel caso non ci fosse bisogna formare qualcuno, comunque interno”. La 'bacchetta magica' non la possiede neanche Giovannini, ma qualche spunto ce l'ha: “Bisogna recuperare buona clientela, ristrutturare l'azienda e riprendere i contatti con i fornitori. Alla politica spettano gli indirizzi e gli obiettivi da fornire ai manager”. Locali, ça va sans dire.

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