Paolo Laurencet, consigliere comunale aostano di Forza Italia, non demorde: la trasformazione dello stadio “Mario Puchoz” in un parco cittadino – che già vede qualche vagito – resta indigesta. E, nel Consiglio comunale del Capoluogo – dopo il lancio di una petizione online e di una cartacea –, la questione torna alla ribalta.
Laurencet spiega: “La questione non è legata a dei ‘nostalgici del calcio che fu’, ma è anzitutto una questione sociale. Fino all’estate 2020, un po’ a causa del Covid, un po’ per negligenza della Giunta, 200 ragazzi si allenavano lì ogni pomeriggio. E rimane tale, visto che il Bando periferie che vede il centro sportivo spostato a Montfleury prevede tre soli campi destinati al calcio, non sufficienti per rispondere alla richiesta di tutti gli interessati che vogliono praticare questo sport ad Aosta”.
Non solo: “La città non ha bisogno di un ‘polmone verde’ ma di impianti sportivi in cui fare attività guidata – aggiunge il consigliere forzista –. Di aree verdi ce ne sono in abbondanza ma sono gestite male, però si vuole aprire un altro cantiere e spendere 3 milioni a Montfleury, con tre campi non omologati per il calcio di un certo livello. Anche le attività commerciali della zona, le poche aperte per via della ‘zona rossa’, chiedono di ripensare il progetto e mantenere lo stadio perché preoccupate da un cantiere che potrebbe non avere fine e dalla perdita di un indotto che 200 ragazzi e le loro famiglie portavano”.
Gli altri stadi cittadini
Per rafforzare la sua tesi, Laurencet getta lo sguardo oltre i confini regionali: “Vicini a noi Ivrea, Alessandria, Vercelli e Biella hanno stadi in centro città, nessuno ha mai pensato di abbatterli. Se vogliamo volare più in alto La Spezia ha lo stadio in centro. Anni fa giocava contro l’Aosta ora è in serie A. Oppure pensiamo a Siena. Vi invito a riflettere: non riuscite a mantenere Parco Saumont, che è molto più piccolo e volete aprire un cantiere del genere?”.
Ripensare tutta l’area
Diversi gli spunti che arrivano dall’aula – dalla Lega e da Rinascimento VdA, che in votazione si asterranno –, soprattutto la necessità di spostare l’asse del discorso da uno “stadio sì o stadio no” ad una necessità evidente di ripensare l’area nella sua interezza (comprendendo quindi anche le due piazze Mazzini e Cavaliere di Vittorio Veneto, il Mercato coperto, l’ex Maria Adelaide ed i campi da tennis).
Il progetto sul parco va avanti
Gli argomenti messi sul tavolo da Laurencet – comprese le 1017 firme apposte alle petizioni che chiedono il mantenimento dello stadio – non fanno breccia. Anzi.
Il Sindaco Gianni Nuti ribadisce che il dado è tratto: “Io invece credo che la città, proprio dopo un anno e mezzo di ‘prigionia’, abbia bisogno di aprire delle porte e dare spazi di abitabilità aperti. Non si può dire che commercianti della zona sono preoccupati perché temono di perdere indotto: avete in mente un parco, con una corona di negozi, quante attività, quanto street food può fare? Abbiamo 20mila mq di area verde, in centro, chiusa dalle mura”.
In chiaro: “Se 34mila cittadini mi diranno che non vorranno rinunciare al ‘Puchoz’ ci fermerermo – aggiunge Nuti -, ma mi chiederò come gli aostani abbiamo fatto a votare me e Girardini, che proponevamo un parco in quella zona. Per noi serve un contesto che va letto nella sua globalità, ma dobbiamo anche dare dei segnali, con dei lavori propedeutici per quando anche i privati potranno aiutarci nello sfruttamento virtuoso delle potenzialità di quella zona, del tutto inespresse”.
E la posizione del Sindaco è irremovibile: “Gli Uffici del Comune sono pieni di progetti inutilizzati, e sul ‘Puchoz’ ce n’è uno del 2004 proprio per un parco. È tutta carta. Se continuiamo a contrastarci a vicenda rimarrà per sempre tutto ‘carta’. Bisogna fare scelte ponderate dal punto di vista amministrativo. Non possiamo stare fermi ad aspettare che il tempo passi e non possiamo proseguire oltre a trovarci sempre di fronte a veti”.