“Stupisce vedere oggi i nostri partiti regionali che dell’autonomia si sono sempre fatti paladini, e che proprio grazie all’autonomia hanno governato il “feudo” valdostano dal secondo dopoguerra ad oggi, piegare la testa di fronte ai diktat di Roma”. A puntare il dito contro la riforma costituzionale siglata Boschi, Renzi e Verdini da una parte, e ai sostenitori del “sì” locali dall’altra, è il Movimento 5 Stelle locale.
Tra fine novembre e inizio dicembre i cittadini di tutta Italia saranno chiamati ad approvare o respingere una riforma che, secondo i grillini, “il Presidente del Consiglio Renzi ha voluto per “togliere poteri alle regioni”, per accentrare, sempre più, il potere nelle mani del governo centrale. Ci chiediamo dove siano finiti i nostri fieri “autonomistes”, i difensori del “Maîtres Chez Nous”, i sostenitori del particolarismo linguistico, i protettori della famigerata valdostanità”.
Alla domanda si rispondono da soli. “Gli stessi che hanno portato avanti battaglie ideologiche in difesa dell’identità culturale valdostana per conquistare e vedere riconosciuti i diritti del particolarismo, ora sono pronti a vendere tutto in cambio di qualche favore personale. Quando si dovrà scegliere se salvare i diritti delle banche italiane o i diritti di 130.000 valdostani, cosa pensate che faranno?”
D’altro canto, il Movimento 5 Stelle sostiene di “promuovere da sempre le autonomie locali, e, perciò, non può che esprimere il suo forte dissenso a questa riforma. I territori regionali saranno sempre più deboli e vulnerabili, e saranno in balìa dei capricci del nuovo governo padrone, che li priverà del loro potere decisionale e della loro autonomia”.
La posizione dei pentastellati è chiara. “Il NO preserva e protegge quella carta firmata il 26 febbraio 1948, che prende nome di Statuto Speciale e che garantisce l’autonomia della Valle d’Aosta. Dire NO a questa riforma significa commemorare, onorare e rispettare i nostri padri regionalisti che hanno combattuto e sono morti in difesa di un ideale perché noi potessimo vivere in un territorio libero. Il NO è il “no” al furto dei nostri diritti, della nostra libertà di scegliere, è il nostro rifiuto a consegnare la nostra identità culturale e la nostra sovranità popolare nelle mani di poche persone”.