E’ ancora una volta rimandata alla prossima legislatura la riforma della legge elettorale. All’ultimo scampolo di questa, la maggioranza ha deciso per il ritorno alle tre preferenze, secondo il sistema già adottato per le elezioni comunali. Nel caso di espressione di tre preferenze, almeno una dovrà riguardare candidati di genere diverso, pena l’annullamento dell’ultima preferenza. Le modifiche sono state approvate oggi con i 19 voti di maggioranza (Pcp contro e Rv astenuto), che supera anche il secondo banco di prova, nonostante le fibrillazioni narrate nei corridoi della politica.
Pcp diviso sulla propria riforma
A spaccarsi è stato invece il gruppo di Progetto Civico Progressista (Pcp), con la propria proposta di legge che prevedeva, tra le altre cose, l’elezione diretta del Presidente della Regione. Una riforma per la quale era stato anche richiesto un referendum, sostenuto da oltre 3.300 firme. La capogruppo Erika Guichardaz ha scelto l’astensione: “Oggi, coerentemente con quanto mi chiede Valle d’Aosta Aperta non voterò la proposta di legge che avevamo presentato ad aprile perché aveva lo scopo di far esprimere i cittadini: era stata depositata perché si voleva un referendum. Mi spiace che non sia stata data quella possibilità ai cittadini perché secondo me poteva anche stupirci l’esito”. A sostenerla è rimasta soltanto Chiara Minelli, che ha votato a favore (18 contrari).
Il centrodestra abbandona l’aula
Il centrodestra, con Forza Italia e la Lega hanno prima ritirato la propria proposta di legge e poi abbandonato l’aula. Pierluigi Marquis, capogruppo di Forza Italia, ha definito “rinunciataria” la proposta della maggioranza “rispetto alle previsioni e condivisioni politiche che stavano alla base della finalità da perseguire”. Per Paolo Sammaritani “la montagna ha partorito il ridicolo topolino”. “Ci riserviamo di contrastare questa azione con l’eventuale richiesta di referendum” ha poi ribadito il vicecapogruppo della Lega Vda.
Anche Rassemblement Valdôtain (RV) per bocca del suo capogruppo Stefano Aggravi ha ritirato la proposta di legge, arrivata per “uscire dal porto delle nebbie in cui si era finiti prima dell’estate”. Il movimento ha depositato un emendamento (bocciato con 20 astensioni e un voto contrario) che introduceva la soglia di sbarramento al 4,5% per ciascuna lista o in subordine la soglia di sbarramento del 5% per le liste singole e del 10% per i gruppi di liste con programma comune.
Il gruppo, a cui la maggioranza guardava per arrivare ai 24 voti e scongiurare il rischio di referendum, ha deciso dopo giorni di trattative e contatti di astenersi.
Chiara Minelli di Pcp ricorda gli impegni presi sulla riforma elettorale in campagna elettorale e dal Governo Lavevaz a inizio legislatura, per arrivare poi a dire che le modifiche di oggi sono “una proposta inadeguata, al limite del ridicolo, neppure rispettosa delle norme di legge”. Critiche vengono poi riservate sulla preferenza di genere, che non risolve il problema della rappresentatività. “18 regioni su 20 hanno adottato la doppia preferenza di genere, non un pavido e pallido surrogato come quello che proponete”.

Incassa le critiche Erik Lavevaz, presidente di I Commissione, incaricato in questi mesi di trovare la mediazione politica su un testo condiviso. “E’ un primo passo, non la soluzione definitiva ad un problema che nel nostro paese richiede probabilmente un cambiamento culturale di fondo”. Sulla mancata riforma, Lavevaz dice che “probabilmente ci andava una maggioranza più solida e compatta”.
Approvato nella lunga discussione di oggi anche l’ordine del giorno a prima firma del capogruppo Pd (contrario Pcp, astenuto RV), che impegna la Giunta a elaborare una proposta di legge per l’obbligo di avere una donna in Giunta. Il testo e i relatori non specificano però se anche questa riforma sarà affidata alla prossima legislatura.
Modifica legge elettorale, la vicepresidente Uv: “La preferenza di genere è un piccolo passo avanti”
25 febbraio

Alla vigilia della discussione in Consiglio regionale della proposta di legge che intende introdurre le tre preferenze con la scelta del genere diverso, interviene sul sito dell’Uv la vice presidente Patrizia Morelli. “La seduta del Consiglio regionale di domani, 26 febbraio, costituirà un grande momento di verità su chi vuole veramente cominciare a provare a mettere fine a un evidente deficit di democrazia, approvando, senza ulteriori escamotages o colpi di scena, la modifica della legge elettorale sottoscritta dall’Union Valdôtaine e dalle altre forze di maggioranza che introduce la preferenza di genere”.
Morelli cita il rendiconto di genere dell’Inps, da cui emerge “un quadro preoccupante”, con “profonde disparità economiche che si ripercuotono negativamente su tutti gli aspetti dell’esistenza delle donne”. A questo si aggiunge quello “dell’inadeguata rappresentanza politica e la nostra Regione, con le sue attuali 3 consigliere su un’assemblea regionale di 35 componenti, vanta probabilmente il record più negativo d’Italia e non solo. Un primato di cui non andare fieri.”
Per questo secondo la vice presidente Uv è in primis “necessario un riequilibrio dei sessi là dove vengono prese le decisioni che condizionano la vita di tutti i cittadini: nelle istituzioni e nella politica”. Il voto al disegno di legge domani, conclude Morelli, “non sarà una misura risolutiva, ma un piccolo passo avanti, certamente sì!”
Fratelli d’Italia attacca la nuova legge elettorale: “Pseudo riforma truffa”
25 febbraio
Fratelli d’Italia Valle d’Aosta boccia in toto le modifiche alla legge elettorale, che sbarcherà domani in Consiglio regionale dopo il parere favorevole da parte della prima Commissione.
Bocciatura su tutti i fronti, ma non solo. Alla base delle critiche di FdI la mancanza di coerenza da parte della maggioranza in piazza Deffeyes, la volontà di arrivare ad un referendum per contrastare “questa pseudo riforma truffa”. Ma anche il lancio di una promessa già post-elettorale.
In una nota firmata dal presidente del partito Alberto Zucchi si legge: “La maggioranza regionale aveva inserito nel suo programma elettorale del 2020 l’impegno di realizzare nella legislatura una riforma elettorale il più possibile condivisa per garantire stabilità di governo dopo i continui ribaltoni che hanno caratterizzato il recente passato. Dopo l’ultimo ribaltone tutto interno alla stessa Uv, nell’oggettiva incapacità di mettersi d’accordo anche fra di loro, hanno partorito ora, a tempo scaduto, una modifica della legge elettorale imbarazzante che non contiene nessuno dei principi citati in premessa”.
Non solo. Il problema, si diceva, è la coerenza: “Nell’aver definito solo nel 2019 la preferenza unica come il baluardo necessario per contrastare il controllo del voto questi campioni di incoerenza impersonati dal silenzio complice e vergognoso del Presidente del Consiglio regionale Bertin, vogliono spacciare il ripristino delle cordate, utili solo per regolare i loro conti interni, come necessità voluta dagli elettori”.
“Noi consideriamo da sempre imprescindibile, come attuato in tutte le altre regioni, l’elezione diretta in un sistema elettorale che preveda che la lista o la coalizione che prenda un voto in più sulla base di un programma, abbia il diritto e il dovere attribuito dai cittadini di governare cinque anni con la conseguenza che se il Presidente così eletto dovesse essere nel frattempo sfiduciato od impedito si ritorni a dare la parola agli elettori”, dice ancora Zucchi.
Per questo, Fratelli d’Italia, guarda al post-elezioni e spiega: “Nell’oggettiva attuale impossibilità di giungere ad una seria modifica di una legge elettorale basata sui citati principi, conferma un formale impegno con gli elettori valdostani a realizzare nei primi 100 giorni della prossima legislatura una vera riforma in questo senso”.
“Nel lasciare pertanto ai componenti di questa legislatura in scadenza il compito di votare o meno, in un clima di calciomercato basato esclusivamente sui loro calcoli utilitaristici questa pseudo riforma truffa, confermiamo che la contrasteremo comunque con l’unico mezzo reso a noi possibile, cioè il referendum confermativo la cui formalizzazione dovrà essere valutata a seguito del voto espresso domani in aula, previo conseguente controllo dei tempi e dei modi certi di effettuazione dello stesso”, chiude la nota FdI.
Legge elettorale, il Pd chiede la presenza di entrambi i generi in Giunta
7 febbraio 2025 – di Silvia Savoye
Bene il ritorno alle tre preferenze che includono entrambi i generi, che “rappresenta il primo passo verso un miglioramento sentito dalla popolazione e richiesto da numerose forze politiche”, ma il Pd Vda chiede ora “la presenza di entrambi i generi nell’esecutivo regionale”. Un impegno politico ai partner di maggioranza, “da formalizzare nei prossimi giorni”.
“Rispetto ad altre esigenze emerse durante gli ultimi mesi, per immaginare un ragionamento organico sul momento del voto previsto per il prossimo autunno, il Pd Vda si dice disponibile “a trovare trovare una soluzione politica ampia che definisca le nuove regole. Lo facciamo nella consapevolezza che le riforme non debbano essere patrimonio di nessuno, ma patrimonio dei valdostani, che nel momento massimo della democrazia rappresentato dal voto possano recarsi alle urne con regole certe, frutto di un’ampia condivisione”.
Elezioni regionali, verso il voto con tre preferenze. Modifiche attese in aula il 26 febbraio
A fine settembre, salvo sorprese, i valdostani torneranno alle urne per il rinnovo del Consiglio Valle con il sistema delle tre preferenze, di cui una di genere. La maggioranza regionale si compatta e, in vista dell’ultimo tratto di legislatura, si prepara a portare in aula alcune modifiche alla legge elettorale, con l’obiettivo di allineare il sistema di voto regionale a quello comunale, anche in considerazione dell’election day in programma.
Dopo il ritiro della proposta di riforma avanzata dal gruppo Federalisti Progressisti – Partito Democratico, l’Union Valdôtaine ha depositato questa mattina dieci emendamenti alla propria proposta, condivisi da tutta la maggioranza. Alcuni di questi emendamenti, come spiega presidente della I Commissione consiliare, Erik Lavevaz, eliminano parti della legge su cui non si è trovato accordo, come il premio di maggioranza, mentre altri introducono modifiche condivise.
I commissari hanno chiesto ulteriore tempo per analizzare le proposte ed eventualmente presentarne di nuove. La discussione è stata quindi aggiornata a giovedì 13 febbraio, con il voto finale previsto per lunedì 17 febbraio, ultimo giorno utile per portare la proposta in aula nella seduta del 26 febbraio.
Se le modifiche alla legge elettorale saranno approvate con i soli 19 voti della maggioranza, sarà più agevole l’indizione di un eventuale referendum abrogativo. In quel caso, i promotori dovranno chiedere ai cittadini di esprimersi esclusivamente sulle modifiche approvate e, in caso di vittoria del sì, verrebbe ripristinata l’attuale preferenza unica.
Nei prossimi giorni è inoltre atteso un disegno di legge della Giunta regionale per introdurre l’election day, che accorperà le elezioni regionali e comunali, e per modificare l’attuale limite dei tre mandati per i sindaci.
Legge elettorale, ultimi tentativi di convergenza in Commissione
23 gennaio 2024 – di Silvia Savoye
Un ultimo tentativo di trovare convergenze su ulteriori modifiche alla legge elettorale verrà tentato nella prossima riunione della I Commissione consiliare, prevista per la prima settimana di febbraio. A spiegarlo è il presidente Erik Lavevaz: “Cercheremo di uscire con un testo condiviso anche su altri aspetti della norma, come il premio di maggioranza o le soglie di sbarramento. Altrimenti rimarrà la proposta minimale di modifica sulla quale le forze di maggioranza hanno trovato la quadra: la preferenza di genere e il ritorno alle tre preferenze, come avviene per le comunali. In questo caso presenteremo un emendamento alla nostra proposta di legge, l’unica che prevedeva queste modifiche”.
Durante la prossima seduta della I Commissione saranno all’ordine del giorno tutte e quattro le proposte di legge finora depositate.
Ad agitare la riunione di oggi è stata una nota degli uffici legislativi del Consiglio Valle, che ha evidenziato un aspetto cruciale: eventuali modifiche alla legge elettorale potranno entrare in vigore per il voto di settembre solo se non si procederà a referendum. In caso contrario, i termini per l’approvazione da parte del Consiglio sono già scaduti a metà gennaio.
Le prossime elezioni regionali, dato che le ultime si sono svolte il 20 e 21 settembre 2020, potranno tenersi, secondo normativa, tra il 24 agosto e il 28 settembre 2025. Gli uffici legislativi hanno stimato che, ipotizzando la pubblicazione del decreto di convocazione dei comizi elettorali per fine luglio 2025, una proposta di legge “statutaria” avrebbe dovuto essere approvata entro dicembre 2024 o metà gennaio 2025 per permettere un eventuale referendum, considerando i 230 giorni necessari.
In assenza di un referendum, i tempi per l’entrata in vigore della legge si ridurrebbero a circa 100 giorni dall’approvazione, comprendendo i tre mesi previsti per la pubblicazione e un massimo di 10 giorni per gli adempimenti accessori. Tuttavia, senza una maggioranza qualificata, ovvero senza il sostegno di 24 consiglieri, le modifiche potranno essere sottoposte a referendum su richiesta di un 50esimo degli elettori o di 1/5 dei consiglieri attuali.
“I tempi ci erano già noti e a contare siamo capaci anche noi”, sottolinea Lavevaz. “Sapevamo che approvando eventuali modifiche ora c’è il rischio di andare alle elezioni con il vecchio sistema, ma abbiamo comunque tentato di trovare una convergenza su diversi aspetti della riforma, senza riuscirci”.
Nel frattempo, il centrodestra unito si è detto pronto a richiedere il referendum, nel caso in cui il Consiglio approvasse le modifiche alla legge elettorale. Un referendum che, se indetto, rischierebbe di ripristinare la preferenza unica, un meccanismo che molti, se non tutti, ritengono il principale punto debole dell’attuale sistema elettorale.
Rete Civica boccia le modifiche alla legge elettorale e punta a una lista unitaria per le regionali

22 gennaio 2025 – di Silvia Savoye
Le modifiche alla legge elettorale che la maggioranza conta di portare a breve in Commissione altro non sono che un “taccone“. A dirlo è Rete Civica, ribadendo il proprio “no” al ritorno alle tre preferenze, definite da Elio Riccarand “una truffa nei confronti degli elettori”. “Meglio a questo punto tenersi la preferenza unica, con la possibilità di avere la preferenza di genere” prosegue Riccarand “Non vedo perché dobbiamo ripristinare un sistema iniquo”. Da Rete Civica arriva anche un “no” all’eliminazione o modifica del limite dei mandati dei sindaci.
Per Rete Civica, il fulcro del dibattito resta la doppia preferenza di genere, su cui il movimento dichiara di non voler lasciare spazio a equivoci. Chiara Minelli si dice scettica sulla proposta di reintrodurre le tre preferenze, anche se una di queste fosse obbligatoriamente di genere opposto. “Si vuole spacciare questa misura come un miglioramento, ma non lo è. Se si parlerà invece di alternanza nelle preferenze, dovremo fare gli opportuni approfondimenti”, chiarisce Minelli.
Quanto alla possibilità di ricorrere al referendum in caso di modifiche non condivise, Rete Civica non esclude l’opzione, ma valuta con prudenza: “La questione del referendum dovrà essere considerata attentamente e valutata sulla base delle proposte finali. Se dovessero passare le tre preferenze, non so se ci siano tempo ed energie sufficienti per un’azione referendaria.”
Parallelamente al dibattito sulla legge elettorale, Rete Civica ha già iniziato a lavorare a una lista unitaria delle sinistre e degli ambientalisti in vista delle elezioni regionali. “Bisogna unire tutte le energie che vogliono un cambiamento. Una lista unica può ottenere un risultato significativo”, afferma Riccarand, che vede in questa proposta la possibilità di raggiungere il 15% dei consensi e di diventare determinanti nel panorama politico regionale.
Il progetto mira a coinvolgere comitati locali, Adu, M5S, Area Democratica, Potere al Popolo e altri movimenti della sinistra radicale, lasciando però fuori il Partito Democratico. Rete Civica ricorda la querelle aperta con i dem per il mancato rispetto degli impegni finanziari di alcuni ex componenti del gruppo Pcp in Consiglio Valle e chiarisce che l’esclusione si estenderà anche alla partita delle comunali di Aosta. “La lista che si farà a livello regionale si farà anche a livello comunale”, ribadisce Riccarand.
Riforma elettorale: i nodi da sciogliere in Commissione
21 gennaio 2025 – di Silvia Savoye
Bisognerà attendere giovedì la riunione della I Commissione per capire se il percorso di revisione della legge elettorale sarà in discesa. La maggioranza, come già fatto nell’autunno scorso, riporta sul tavolo l’introduzione della preferenza di genere e il ritorno alle tre preferenze. Sarà da capire se, come nei mesi scorsi, sarà “un prendere o lasciare” oppure ci sarà la disponibilità a mediare con le forze di minoranza. In commissione da mesi sono depositate quattro proposte di legge, di cui la più recente a firma Rassemblement Valdôtain.
“Preso atto delle dichiarazioni vorremmo capire meglio, e lo capiremo in commissione, qual è il percorso che la maggioranza o il presidente della I commissione intende porre in essere” dice oggi il capogruppo di Rv Stefano Aggravi. “Se ci sarà una nuova legge di commissione. Per noi il punto di partenza rimane la nostra proposta depositata. Quando capiremo quello, previo confronto con i nostri organi e la giusta interlocuzione con le forze dell’area di centro valuteremo il da farsi. Teniamo anche conto che è forse il caso di considerare tutti i temi di scadenza elettorale, come l’election day, il limite dei mandati dei sindaci, ma anche la questione dei segretari comunali“.
Se sulla possibilità di disgiungere gli appuntamenti elettorali delle regionali e delle comunali era arrivato il “no” del Presidente della Regione nella conferenza stampa di fine anno, sul limite dei mandati sembra esserci invece un’apertura alle richieste dei sindaci. Legata all’appuntamento del rinnovo dei consigli comunali c’è la partita dei segretari comunali, che rischiano di non essere a sufficienza per l’inizio delle nuove legislature.
Nei banchi della maggioranza a sollecitare nel frattempo la revisione della legge elettorale è il Pd Valle d’Aosta, che chiede di portare in aula la proposta entro il mese di febbraio. Il movimento ricorda come gli elementi da andare a modificare siano: l’introduzione della preferenza di genere e la rappresentanza di entrambi i generi in Giunta, “come sollecitato da più parti, tra cui la Consulta regionale per le Pari Opportunità e le Donne Democratiche”.
Ricordando come la modifica dell’attuale sistema di voto sia da più parti vista una priorità, il Pd Vda evidenzia l’intenzione di perseguire questo obiettivo “nell’unica sede deputata, vale a dire il Consiglio regionale”. Già nel 2023 il gruppo aveva presentato una delle quattro proposte iscritte in Consiglio Valle, che prevede un sistema che garantisca la stabilità di governo; l’introduzione della doppia preferenza di genere per garantire la presenza di ambo i sessi; la presenza di entrambi i generi in Giunta Regionale e l’estensione dell’elettorato passivo a 18 anni.
“E’ chiaro come su un sistema di riscrittura delle regole del gioco sia necessaria un’ampia condivisione per promuovere un più efficace sistema di voto. Infine, è del tutto evidente che, alla luce dell’election day (elezioni regionali ed elezioni comunali), serva un ragionamento su come uniformare entrambe le elezioni.”
Lo “spettro” di un ricorso riporta nell’agenda del Consiglio la revisione della legge elettorale
20 gennaio 2025 – di Silvia Savoye
La spinta, ancora una volta, sembra arrivare dall’esterno di Palazzo regionale. Una raccolta firme, con la minaccia di un ricorso, prova a riportare al centro della discussione politica la revisione della legge elettorale. Quando mancano otto mesi alle prossime elezioni regionali, il Consiglio Valle, dopo aver fallito il tentativo di riformare “le regole del gioco”, può tentare più solo di mettere mano alla questione delle preferenze. Il disegno della maggioranza sembra essere quello di ritornare alle tre preferenze, di cui una di genere, sulla scorta di quanto avviene nelle elezioni comunali. Modifiche che per evitare eventuali referendum necessitano di almeno 24 firme. Voti che ancora una volta la maggioranza sembra intenzionata a recuperare fra le fila di Rassemblement Valdôtain.
Un segnale che qualcosa si stia effettivamente muovendo emerge dalla convocazione della I Commissione consiliare per il prossimo 23 gennaio, dove è stato aggiunto un nuovo punto all’ordine del giorno: “la revisione della legge elettorale regionale e l’organizzazione dei relativi lavori”.
“Le forze politiche che sostengono la maggioranza hanno trovato un punto di sintesi sull’aspetto più macroscopico da modificare, ossia l’introduzione della preferenza di genere. – spiega il presidente della I Commissione Erik Lavevaz – Quindi si aggiornerà la commissione su questo aspetto e si valuterà nella commissione stessa come procedere”.
Pronto un ricorso sulla doppia preferenza di genere
A sollecitare la modifica della legge elettorale e in particolare l’introduzione della doppia preferenza di genere sono oggi 45 cittadine e cittadini, “prevalentemente impegnati nelle istituzioni, nella società o in diverse formazioni politiche”, che hanno depositato alla Presidenza del Consiglio una nota, minacciando un ricorso legale sulla scorta di quanto avvenuto in Friuli-Venezia Giulia.
“Dopo anni di convegni, dibattiti, richieste e rinnovate sollecitazioni trasversali da parte di associazioni e movimenti è ora pronto il ricorso contro la legge
elettorale del 4 giugno 2019 n.7 attualmente in vigore” si legge nella nota “l’équipe di avvocate/i che ha lavorato al testo del ricorso avverso la legge elettorale del Friuli-Venezia Giulia presentato il 4 agosto 2023 al Tribunale civile di Udine, allo scopo di accertarne l’illegittimità nella parte in cui non è contemplata la facoltà di esprimere due preferenze a favore di candidati di genere diverso, in attesa di sentenza prevista a breve, ci ha offerto tutte le specifiche indicazioni del caso, nonché la disponibilità a lavorare per effettuare analogo ricorso anche in Valle d’Aosta”.
Il ricorso in Valle d’Aosta è sostenuto da un team legale di rilievo, di cui fanno parte la prof.ssa Marilisa D’Amico, prorettrice dell’Università degli Studi di Milano, l’avvocato Massimo Clara del Foro di Milano, con la collaborazione della prof.ssa Benedetta Liberali e il dottor Stefano Bissato dell’Università degli Studi di Milano, unitamente all’avvocata Baruffini Gardini del foro di Udine. A questo gruppo di lavoro si sono poi unite la prof.ssa Mia Caielli, costituzionalista e docente dell’Università degli Studi di Torino – audita dalla Prima Commissione nella precedente legislatura – e l’avvocata Arianna Enrichens, autrice del parere in merito alla problematica, depositato presso la Presidenza del Consiglio da parte della Consulta per le Pari opportunità, nonché avvocate/i del Foro di Aosta.
“Allo scopo di evitare sperpero di tempo e denaro preziosi, in alternativa al deposito del ricorso già pronto, chiediamo ufficialmente di conoscere le reali intenzioni del Consiglio in merito all’urgente modifica della legge elettorale che superi la preferenza unica, – introdotta allo scopo di evitare il controllo del voto, reso decisamente più difficile con lo spoglio centralizzato – nel senso del rispetto della doppia preferenza di genere, nonché la precisa tempistica prevista. – si legge ancora nella nota – Ciò al fine di prevedere, in tempo utile per le elezioni regionali dell’anno in corso, l’espressione da parte di elettori ed elettrici della preferenza per due candidati e di genere diverso e quindi la promozione di un’equa rappresentanza femminile sia all’interno del Consiglio regionale, sia della Giunta”.
Un obbligo a cui anche la “speciale” regione Valle d’Aosta non può sottrarsi, come ricordano i sottoscrittori della nota.
“Certe e certi della sensibilità che questo Consiglio vorrà dimostrare, determinati ad ottenere il necessario riequilibro di genere nella composizione del Consiglio e del Governo regionali – dove, a fronte di 35 componenti, le Consigliere sono solo 3 e nessuna di loro ha incarichi in Giunta -, ma anche a promuovere un passo per il superamento degli stereotipi di genere e delle disuguaglianze, restiamo in vigile attesa di effettive e rapide decisioni in merito a questo urgente adeguamento normativo, per il quale sono sufficienti 19 voti in Consiglio regionale”.
Il quadro preoccupante di disparità nell’analisi della Consigliera di parità
Nei comuni più popolosi, il divario è più accentuato: ad esempio, La Thuile conta il 94% di amministratori uomini. Esistono alcune eccezioni, come Antey-Saint-André, con il 69% di donne elette, ma il quadro generale resta sbilanciato.
“L’assenza della doppia preferenza di genere nella legge elettorale regionale contribuisce a mantenere questo squilibrio. – scrive la consigliera di parità – Questo meccanismo, adottato in quasi tutte le regioni italiane (ad eccezione del Friuli Venezia Giulia e della Sicilia), consente agli elettori di esprimere due preferenze a condizione che siano per candidati di genere diverso. La sua introduzione ha già dimostrato di poter aumentare significativamente la presenza femminile nelle istituzioni locali, rompendo le barriere culturali e strutturali che limitano la partecipazione delle donne alla vita politica”.
In attesa di una modifica, auspicata, da parte del Consiglio Valle, gli occhi sono puntati sul Friuli Venezia Giulia, regione che al pari della Valle d’Aosta non ha adottato la doppia preferenza, portando a un ricorso presso il Tribunale civile di Udine nel 2024. Il ricorso sottolinea il contrasto tra la legge regionale e i principi costituzionali di parità (artt. 51 e 117), evidenziando l’importanza di questo strumento per superare le barriere di genere.
“Gli sviluppi del ricorso presso il Tribunale civile di Udine sono ora seguiti con grande attenzione, poiché un’eventuale pronuncia favorevole potrebbe costringere il Consiglio regionale a modificare la legge elettorale”.
24 risposte
Perditempo
Non ce la farò mai…
Non capirò mai perché tutta la sinistra sia un coro unanime contro la libertà di votare chi si vuole.
Ma se in lista ci fossero tre donne incredibilmente super brave e tutti i maschi fossero dei deludenti stupidoni, mi spiegate perché non potrò votare la terza donna capace e dovrò per forza votarne solo due o votare un uomo rimbambito ?
Non ha senso… non ha senso… Bah
Mandiamoli tutti a casa
Se il loro bacino elettorale non cala dastricamente, o migra in altri partiti, la vedo durissima. Intanto il centrodestra bloccherà le 3 preferenze con il referendum confermativo. E lì molti politici, di maggioranza e opposizione, si troveranno un grande scoglio: la preferenza unica. Per gli autonomisti, pieni di prime donne, sarà difficile spartirsi equamente i bacini elettorali della Regione: per altri partiti forti, il cui obiettivo è vincere a mani basse, un’occasione per decimarli o renderli loro schiavi. Meno male che almeno è passato l’election day per loro: con tutti i galli che ha nel pollaio l’UV, ci mancava avere nella partita della lista regionale da 35 anche i loro sindaci o eletti comunali desiderosi di salire a Piazza Deffeyes: con l’election day possono tarpare le ali ai signori comunali più ambizioni e danno un contentino a chi sta col piede in due scarpe senza decidere.
Zucchi si atteggia come se il suo partitino valesse il 50% + 1 in Valle. Nella realtà non è altro che il capobranco di quattro facinorosi pieni di livore, di rabbia e di invidia. E lui ne è l’esempio vivente. E adesso che patisce anche la concorrenza interna di Lattanzi, che fu già causa della deflagrazione del PdL, porgo a tutti voi auguri vivissimi.
Con l’introduzione delle tre preferenze è innegabile che si cerchi di ripristinare il controllo sul voto. A chi giova questo giochino?
Era solo una legge salvapoltrone per gli unionisti con un contentino di genere al PD per avere i suoi voti. L’UV ha una cosa molto in come con il centrodestra: saper raccogliere consensi da diverse tipologie di elettori e rimanere al comando anche se all’interno dell’alleanza volano coltelli peggio che nel Senato dell’antica Roma. Ma hanno una differenza: gli alleati li sceglie per avere il potere assoluto sulla politica di governo. Scelgono insomma partiti deboli che possono sottomotterli facilmente al loro volere: aggiungendo una finta salsa progressista per differenziarsi dagli altri partiti conservatori valdostani e italiani.
Trovo molto più gravi le tre preferenze che si prestano a qualsiasi giochetto elettorale che tutto il resto.
Stucchevoli, invece, i discorsi sul genere: in politica serve gente seria, onesta e preparata…che c’entra con tutto ciò essere maschio femmina o asterisco?
Ma i Fratelli di Condanne Zucchi & Lattanzi hanno ancora il coraggio di parlare e di dettare l’agenda? Hanno demolito il centrodestra in Valle d’Aosta e adesso osano ancora fare le pulci agli altri? Da Roma gli ex missini dovrebbero sapere a chi hanno messo in mano il partito in Valle d’Aosta.
te hai dei problemi….
In realtà i problemi, e anche belli grossi, ce li hanno avuti Zucchi e Lattanzi viste le loro condanne penali sull’utilizzo illecito di soldi pubblici. E il fatto che siano stati loro due nel 2013 a demolire il Popolo delle Libertà è storia. Quindi facciano meno i giustizieri della notte, perché prima o poi va a finire che si beccheranno le proverbiali 4 verità sul muso. In pubblica piazza.
Il Pd dovrebbe soltanto chiedere pietà. E Luca Tonino scusa per la sua completa inettitudine politica.
Il Partito democratico è riuscito nell’impresa, anche questa volta, di rimangiarsi in un sol boccone tutto ciò in cui credeva e a cui mai, a parole, avrebbe rinunciato. E’ riuscito a farsi andare bene anche la preferenza di genere soltanto nel caso in cui vengano espresse tre preferenze, senza alternanza. Luca Tonino, la senti questa voce? Dimettiti.
L’importante è il genere, mica se sono bravi. L’ennesima ottima idea del pd.
Capisco l’articolo, in questione ma i problemi di questa Regione son ben altri vorrei tanto che i nostri politici anzichè pensare alle poltrone perchè in realtà è di questo che si tratta. pensassero a fare la VERA politica stando appresso ai vari dirigenti regionali, spronandoli, a lavorare e bene a fare da controllori sui lavori in corso…Vi ricordo concittadini che al di là del riempirsi la bocca con la parità di genere, abbiamo delle opere semiferme, vedasi ospedale, ferrovia, strade cittadine e regionali tutte,
Buongiorno,
Non sono solita replicare ad articoli sui giornali né tantomeno chiedere rettifiche e/o precisazioni, ma in questo caso mi corre l’obbligo specificare che quanto fatto intendere nel passaggio relativo al Centrodestra non corrisponde al vero. Infatti l’eventualità di richiedere un referendum sulla possibile riforma della legge elettorale regionale – legge di carattere statutario – non deriva certo dalla nostra volontà di ripristinare la preferenza unica, che peraltro a oggi non è da ripristinare poiché nessuno l’ha ancora tolta, facendo peraltro specie che proprio una certa parte politica a sinistra la critichi dopo che nel 2019 la propose spacciandola come una grande rivoluzione in senso migliorativo del sistema.
Ciò premesso, ed è forse questo che è sfuggito nell’estensione dell’articolo, la richiesta di un eventuale referendum sulla riforma della legge elettorale regionale sarà tendente a chiedere ai valdostani non tanto la loro opinione sull’introduzione delle tre preferenze, bensì la loro opinione sui principi cardine della proposta di legge da noi presentata e che ormai da tempo giace nei cassetti della Prima Commissione consiliare, ovvero l’elezione diretta del Presidente della Regione o comunque le modalità della sua designazione, di modo che l’elettore sappia già prima di recarsi alle urne i meccanismi di formazione della futura maggioranza di governo, e la cosiddetta ‘norma anti-ribaltone’. Alla maggioranza o a una parte di essa non va più bene essere rappresentata dal suo Presidente? Nessun dramma: gli si toglie la fiducia e si ritorna a votare, così come capita in tutte le altre Regioni d’Italia. Questo è il senso del passaggio sull’eventuale richiesta di referendum, non certo un fantomatico ‘ripristino’ della preferenza unica come riportato nell’articolo. Preferenza unica che, tra l’altro, dovrebbe essere tanto cara non certo alla nostra parte politica ma a coloro che la proposero nel 2019, ovvero, in primis, ad Alberto Bertin attuale Presidente del Consiglio regionale.
Tanto si doveva, per scrupolo e correttezza.
Emily Rini
Buongiorno,
prendo atto della precisazione, ma ritengo opportuno, per correttezza nei confronti dei lettori, chiarire che il referendum citato è di tipo confermativo, relativo alla legge che il Consiglio Valle potrebbe approvare nelle prossime settimane. Diverso è invece il caso del referendum consultivo, proposto da Pcp nel gennaio 2023 e respinto da 33 consiglieri. Mi pare, inoltre, che sia per il referendum consultivo che per quello propositivo si sia ormai oltre i termini previsti.
Un’ultima precisazione, sempre per chiarezza nei confronti dei lettori: la proposta di legge presentata dal centrodestra unito non riguarda l’elezione diretta del Presidente della Regione, ma unicamente la “modalità della sua designazione”.
Silvia
Silvia… Al di là del quesito, nella campagna referendaria nulla vieta che si possa comunque chiedere agli elettori valdostani se siano d’accordo di andare a votare con una legge che prevede le tre preferenze ma non chiarezza e trasparenza in merito alle modalità di formazione della futura maggioranza che uscirà dalle urne. Non arrampichiamoci sui vetri, la questione è piuttosto semplice se la si vuole vedere per quella che è.
E’ la legge, quella sul referendum confermativo, che prevede che il quesito debba vertere soltanto sull’oggetto della legge.
Silvia
Buongiorno Silvia,
Nessuno credo abbia messo in dubbio la legge che regola il referendum confermativo, ma se chi ha proposto una legge i cui principi ritiene non siano stati accolti nell’eventuale testo varato dal Consiglio regionale, ha nelle sue facoltà – ovviamente se legittimato – la richiesta dell’indizione di un referendum. È altresì ovvio, trattandosi di un referendum confermativo, che il quesito verterà sull’oggetto della modifica legislativa (o delle eventuali modifiche legislative), ma credo che un’idea o un convincimento da parte dell’elettorato sulla bontà o meno di una legge possa e debba formarsi nella campagna referendaria, al di là di quello che è strettamente riportato nel quesito. A riprova di questo, ci sono gli innumerevoli messaggi propinatici negli scorsi mesi dalle forze politiche e dai movimenti di sinistra, che si sono scagliati contro la legge sull’Autonomia differenziata parlando di riforma Spacca-Italia, di deriva centralista statale e neo centralista regionale e di legge che avrebbe aumentato le disuguaglianze anziché ridurle. Tutti concetti che non si sarebbero ritrovati nel quesito referendario abrogativo, peraltro bocciato dalla Consulta, ma ritenuti dai proponenti – legittimamente o meno – idonei a formare un certo convincimento negli elettori. E, per tornare al caso valdostano, non mi sembra che sia intenzione dell’attuale maggioranza prevedere una qualche apertura né sull’introduzione di regole chiare e trasparenti per definire preventivamente le modalità di formazione della futura maggioranza di governo né sull’introduzione di un meccanismo anti-ribaltone. Motivo per cui, almeno fino a prova contraria, la legge non vieta di affrontare questi aspetti nell’ambito di una iniziativa referendaria, anche trattandosi di un referendum confermativo, proprio per conoscere l’orientamento degli elettori a riguardo.
Sull’elezione diretta del Presidente della Regione, la proposta di legge originaria siglata sia da Forza Italia che da Fratelli d’Italia la prevedeva eccome, dopodiché l’evoluzione di questa proposta – in un’ottica di mediazione con la Lega – ha portato comunque a prevedere in norma un meccanismo di formazione della futura maggioranza di governo, anche in questo caso (come per l’elezione diretta del Presidente della Regione) utile all’elettore per conoscere già prima di recarsi alle urne le modalità di designazione del futuro Presidente.
Grazie per l’attenzione e per lo spazio concessomi.
Emily Rini
Mi lascia sgomento tutto quello che si dice in un modo o nell’altro, o chi o quanti e se, a nove mesi dalle elezioni, quando in incontri pubblici la DX unita, chiedeva non in tempi sospetti, oltre due anni fa, di cambiare la legge elettorale valdostana. Ma purtroppo siamo governati da gente, che usa queste forme di “dittatura” in modo personalistico e ambiguo e, che pensa solo alla poltrona, gente che pensa di essere padrona della parola “autonomia”…
Forse è ora di guardare avanti e cambiare veramente, per poter finalmente riportare la nostra regione, luogo, di lavoro, di piacere, e di turismo…una regione che invoglia i giovani a restarci e a lavorare… una regione in cui sanità e istruzione siano i principi fondanti dell’economia e degli investimenti…
Impeccabile il commento di freeoliver sul bizzarro concetto dell’uso del referendum solo quando e a chi conviene.
Sia chiaro ai cittadini che al cdx non interessa promuovere un referendum ( come viene fatto intendere nell’articolo e dal presidente della I Commissione ) per bloccare le tre preferenze della legge elettorale bensì per far esprimere una volta per tutte i valdostani se ritengono sia giunto finalmente il momento che possano eleggere direttamente un Presidente, un programma, una coalizione e che se il Presidente dovesse cadere si ritorni al voto e non ai giochini e alle letterine di palazzo. Come tutte le altre regioni. Spieghi piuttosto la maggioranza che dice di sapere fare i conti perché è arrivata oltre il tempo previsto dalle norme per modificare una legge elettorale quando si era impegnata nel proprio programma a farlo ed ha avuto tutta la legislatura a disposizione. E non l’ha fatto.
Questa dei due candidati di genere diverso è un’emerita “genialata”: ci potrebbero essere due donne meritevoli, oppure due uomini. Ma toccherà votarne solo una/uno favorendo indirettamente chi è meno brava/o.
Quanto, poi, al ricatto “o modificate la legge elettorale o presentiamo un ricorso” mi sembra che i firmatari si comportino come i bimbi dell’asilo.
È bizzarro che proprio le forze politiche che inveiscono contro supposte violazioni delle libertà civili da parte del governo centrale adesso mettano in campo tutte le loro forze per impedire al cittadino di votare chi gli pare e obbligarlo a scegliere i suoi rappresentanti in base al sesso. Mah…