Sentenza Casinò, sei consiglieri regionali ora rischiano la poltrona

La legge regionale del 2007, la n. 20, stabilisce l’incompatibilità con la carica di consigliere regionale di coloro che “hanno lite pendente con la Regione in quanto parte di provvedimento conseguente o promosso a seguito di un giudizio definito con sentenza passata in giudicato".
Consiglio regionale 26 giugno 2018  - Poltrone
Politica

Sarà un agosto caldo per la politica valdostana, non più solo alle prese con la crisi di maggioranza. A rendere infuocato un mese, di norma dedicato alle vacanze e al riposo, è la sentenza d’appello della Corte dei Conti sui finanziamenti alla Casa da gioco di Saint-Vincent. Perché quei 16 milioni di euro a cui i giudici della terza sezione centrale d’appello hanno condannato 18 politici valdostani vanno ora risarciti alla Regione, pena, per gli attuali eletti, l’addio al tanto amato scranno.

A rischiare di dover a breve dire addio alla poltrona da consigliere sono fra le fila di Pour l’Autonomie Augusto Rollandin e Mauro Baccega, condannati in appello a versare 2,4 milioni di euro a testa. Fra i banchi dell’Uv la conferma della condanna, seppur ridotta, mette a rischio la permanenza nell’Assemblea regionale di Renzo Testolin e Aurelio Marguerettaz; in casa di Alliance Valdotaine – Stella Alpina di Pierluigi Marquis e fra le fila di Vallée d’Aoste Unie di Claudio Restano. Tutti condannati a versare 586.666 mila euro a testa.

Visto il sequestro conservativo a carico di tutti, scattato all’inizio del procedimento, dovrà ora essere avviato, così come previsto dalla sentenza, il pignoramento dei beni e depositi “congelati”. Rischia però di non bastare,  perché gli importi “bloccati” non raggiungono per ognuno quanto stabilito dalla sentenza d’appello. Ecco che andranno allora pretese anche le eccedenze.

La legge regionale del 2007, la n. 20, stabilisce l’incompatibilità con la carica di consigliere regionale di coloro che “hanno lite pendente con la Regione in quanto parte di provvedimento conseguente o promosso a seguito di un giudizio definito con sentenza passata in giudicato” (destino collettivo per effetto del pignoramento), nonché di quanti “avendo un debito liquido ed esigibile verso la Regione sono stati legalmente messi in mora” (situazione in cui potrebbe trovarsi chi non riuscisse a versare eventuali eccedenze).

Il Presidente del Consiglio Valle, in attuazione della stessa legge, dovrà invitare gli interessati a “rimuovere le cause di ineleggibilità o di incompatibilità sopravvenute”, entro “dieci giorni dalla data di ricevimento della contestazione”. Il pignoramento ha tempi tecnici di mesi, non si concluderebbe in tempo utile e non risolverebbe comunque l’aspetto di eventuali somme ulteriormente dovute.

Per essere sicuri di restare al loro posto i consiglieri traballanti avrebbero una sola via d’uscita: onorare il debito integralmente e “al volo”. Come? Con moneta sonante, magari di un’assicurazione, ma non è automatico che tutti siano coperti e adeguatamente (non tutti hanno gli stessi massimali) e nei tempi richiesti dalla procedura.

Anche perché, scaduto il termine – continua la norma – il Consiglio Valle “delibera definitivamente” e, ove ritenga continuare a sussistere l’incompatibilità, dichiara decaduto il consigliere. Il suo posto verrebbe preso da colui che lo segue nella lista d’elezione.

Nel nostro caso parliamo dei primi due esclusi dalla lista Pour l’Autonomie, Gian Carlo Stevenin e Giovanni Domenico Aloisi, i primi due non eletti nell’Uv, Cristina Machet e Diego Bovard, l’esclusa Luisa Trione per Alliance Valdôtaine – Stella alpina e Jean-Claude Daudry per Vallée d’Aoste Unie.

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