Torna in tutti i comuni l’elezione diretta di sindaco e vice

Il Consiglio regionale ha approvato (28 a favore, 7 contrari) la riforma delle elezioni comunali. Riviste, in aumento, le indennità di sindaci e vice.
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Politica

Torna l’elezione diretta di sindaco e vice sindaco anche nei 42 comuni sotto i 1000 abitanti. E’ arrivato oggi in Consiglio regionale il via libera definitivo alla legge di riforma delle elezioni comunali (28 a favore, contrari M5S, Adu Vda, Cognetta e Ferrero di Mouv’) . Il testo era stato elaborato dalla I Commissione e sottoscritto da quasi tutti i commissari, ad eccezione di Ferrero e Vesan.

In un’ottica di maggiore stabilità e governabilità, nei piccoli comuni viene variata la composizione dei Consigli comunali: da una maggioranza di 7 a 4 si passa ad una maggioranza di 8 (6 consiglieri, più il Sindaco e il Vicesindaco) a 3. Cambia, quindi, anche la composizione delle liste di candidati, che per i comuni più piccoli passa da un minimo di 7 ad un massimo di 9. Sempre nei comuni più piccoli le liste dovranno essere sottoscritte da non meno di 5 e non più di 12 elettori.

Riguardo alla rappresentanza di genere, si alza dal 20 al 35 per cento la misura sotto la quale nessuno dei due generi può essere rappresentato, così come sono introdotte modalità di scrutinio volte a meglio garantire la segretezza del voto.

La proposta di legge rivede le indennità mensili lorde dei primi cittadini. Con il nuovo articolato si passa dagli attuali 1250 euro per i comuni sotto i 1000 abitanti a 1900 euro, da 1500 a 2.100 per comuni fino a 3mila abitanti, da 2.200 a 2.900 fino a 5mila abitanti, da 3030 a 3600 fino a 15mila abitanti e da 4.300 a 5.100 per i comuni sopra i 15mila abitanti.

“Non è un conclusione perfetta, ognuno di noi ha rinunciato a una parte delle proprie opinioni, ma è il frutto di una mediazione che ha visto il Consiglio riacquistare la centralità dovuta. Tutti ci auguriamo che verrà portata avanti anche su altri temi.” sottolinea in chiusura del dibattito la relatrice e presidente della I Commissione Patrizia Morelli. Parole che ricalcano quelle pronunciate dal vice presidente Joel Farcoz: “Credo sia stato raggiunto un buon compromesso su questo testo e nel breve tempo dovremo concentrarci su altre leggi che toccano le collettività locali, a partire dalle modifiche alla legge sull’esercizio associato di funzionali comunali, fondamentale per l’organizzazione dei nostri comuni”.

Spiega il proprio No alla proposta il capogruppo del M5S Vda, Luigi Vesan: “Il nostro parere era contrario in Commissione e rimane contrario in Aula. Abbiamo cercato di inserire norme per riavvicinare i cittadini alla politica, provando a impedire di ridurre la rappresentanza delle minoranze e l’aumento del numero minimo per i membri di una lista. Volevamo valorizzare il lavoro del Sindaco e la sua presenza sul territorio”.

A catalizzare gran parte della discussione la preferenza di genere. “Purtroppo, il genere meno rappresentato è sempre quello femminile – lamenta Daria Pulz di Adu Vda, che aveva presentato un emendamento, respinto, sul tema  – sono necessari degli accorgimenti per garantire la rappresentanza femminile, e non certo per fare un torto all’intelligenza delle donne o per creare riserve indiane, come purtroppo rilevato da molte Sindache in carica. Fermarci quindi al 35% non fa onore alla storia dei nostri Comuni. Abbiamo bisogno di un coraggioso cambiamento culturale e una nuova legge ha il dovere di favorirlo.”

Di opposto parere Nicoletta Spelgatti: “Non crediamo che ci sia bisogno di regole speciali per le donne, perché sappiamo imporci come e dove vogliamo. In politica sono le donne che devono cambiare mentalità e farsi avanti, senza bisogno di “aiutini”: se fossimo state elette grazie alla preferenza di genere, saremmo state sminuite nel nostro ruolo.” Sulla stessa linea la Presidente del Consiglio Emily Rini: “Riservare o agevolare elezioni in base al sesso sia svilente e offende il genere femminile. Anziché imporre quote, ci sono operazioni culturali da condurre, a partire dalla conciliazione lavoro/famiglia”.

A dirsi a favore della rappresentanza di genere, l’Assessora Chantal Certan, Chiara Minelli e Maria Luisa Russo. “Ha permesso alla politica di aprirsi alla partecipazione delle donne, stimolando un percorso di partecipazione che ha ancora bisogno di supporto, lasciando poi a ciascuno la libertà di fare le proprie scelte” (Certan), “c’è bisogno di misure concrete per sensibilizzare e informare una cultura sulla parità di genere già dalle scuole dell’infanzia, passando da una lotta a ogni forma di violenza e arrivando poi a una parità vera sui luoghi di lavoro” (Russo),  “continuo a credere che, non avendo ancora purtroppo raggiunto una maturazione culturale, sia necessaria una codificazione in legge e giudico positivo l’aumento della percentuale del 35%. Ma molto lavoro resta da fare” (Minelli).

Nel dibattito è stato sollevato anche il tema della riduzione dei comuni. “Continuiamo a fare dei “maquillages” alle leggi elettorali, senza affrontare il vero tema, che è quello di avere l’altissimo numero di 74 Comuni” sottolinea Stefano Ferrero di Mouv’. Per il Presidente della Regione, Antonio Fosson “forse il territorio non è ancora pronto. Siamo di fronte ad una sfida molto importante perché intervenire sui numeri dei Comuni è doveroso ma non è facile: forse il territorio non è ancora pronto.”

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