Il Traforo del Monte Bianco potrebbe restare chiuso 2/3 anni per importanti lavori di manutenzione.
L’allarme, lanciato da Uvp durante la campagna elettorale delle scorse regionali, torna d’attualità. I gruppi Mouv e Lega hanno presentato un’interpellanza in Consiglio regionale per chiedere lumi al Governo regionale.
Giunta Fosson, che nei giorni scorsi, sembra aver ricevuto delle sollecitazioni dal Cda della Sitmb, la Società italiana traforo del Monte Bianco, affinché il tema torni al centro dell’agenda politica.
Secondo fonti Sitmb, i lavori sulla volta degli undici km di galleria, potrebbero rendersi necessari fra 6/7 anni e portare alla stop della circolazione fra l’Italia e la Francia per almeno due anni.
Un danno all’economia, non solo per la Valdigne, che i firmatari dell’interpellanza sottolineano, richiamando quanto accaduto con la chiusura forzata del 1999.
Lo scenario di una nuova chiusura fa tornare di attualità la discussione sul raddoppio del traforo del Monte Bianco. Ipotesi che da sempre vede la contrarietà della Francia e in primis del sindaco di Chamonix.
“Cugini transalpini” che sono già impegnati nei lavori di realizzazione della seconda canna del Fréjus. L’altro corridoio fra Italia e Francia, proprio a seguito del tragico incendio del Tunnel del Monte Bianco, conquistò una quota di traffico intorno all’8%, mai più ripresa dal TMB.
Il raddoppio del Traforo del Bianco fu al centro nel luglio del 2016 di una risoluzione in Consiglio regionale che impegnava l’allora Presidente Rollandin a relazionare in Commissione “in merito ad eventuali ipotesi finalizzate all’attualizzazione dell’infrastruttura alle esigenze funzionali e di sicurezza del traffico”. Il testo affermava, inoltre, la “contrarietà” verso ogni ipotesi di raddoppio della galleria che “comporti un aumento sensibile del traffico commerciale pesante attraverso la Valle d’Aosta, anziché mirare alla prioritaria realizzazione di un tunnel che migliori lo scorrimento in sicurezza”. L’iniziativa all’epoca registrò il voto contrario di Alpe, all’epoca forza di opposizione, non di governo come oggi.