“Troppi controllori alla Casa da gioco”. La Regione studia la riorganizzazione

Spiega l'Assessore Perron: “Abbiamo dato mandato al Commissario Alliod di riorganizzare la struttura. Avere così tanti controllori come una volta non ha più senso per gli attuali volumi di gioco”.
Politica

Troppi controllori e pochi giocatori. Alla Casa da gioco di Saint-Vincent oltre al confronto sui costi del personale si profila all’orizzonte un’altra dura trattativa, quella fra Amministrazione regionale e organizzazioni sindacali sulla riorganizzazione del settore controllo.
Nella delibera di aggiornamento annuale del piano di programmazione triennale del fabbisogno delle risorse umane poche righe annunciano la volontà della Regione: “E’ stata effettuata la ricognizione annuale delle eccedenze dalla quale è emersa la necessità di riorganizzazione della struttura Casa da gioco che sarà oggetto di un successivo atto volto alla ricollocazione delle figure eccedenti nell’ambito dell’Amministrazione regionale”.
Poche parole sulle quali fa chiarezza l’Assessore regionale alle Finanze, Ego Perron: “Abbiamo dato mandato al Commissario Alliod di riorganizzare la struttura. Avere così tanti controllori come una volta non ha più senso per gli attuali volumi di gioco”. Il piano sarà pronto, spiega ancora l’Assessore, nelle prossime settimane.

Ad oggi sono 45 i controllori, dipendenti regionali, che prestano servizio, giorno e notte, alla casa da gioco, con compiti che vanno dalla vigilanza delle norme sulla regolarità dello svolgimento dei giochi, al controllo della contabilità ed alla verbalizzazione delle operazioni relative ai giochi fino alla partecipazione nelle decisioni sui reclami avanzati dai giocatori.

“Siamo a tutela degli interessi dell’Amministrazione regionale all’interno dell’azienda” ricorda Marco Griso, Rsu. “E’ un dato di fatto che i volumi di gioco siano calati, bisogna vedere cosa si intende per riorganizzazione del servizio”.

La notizia ha suscitato preoccupazione fra i dipendenti regionali in servizio a Saint-Vincent. “Siamo al momento in una fase di incertezza e alla ricerca di informazioni.  – prosegue Griso – Sicuramente il pensiero di dover dopo 30 anni cambiare stile di vita e luogo di lavoro crea ansia tanto più che stiamo parlando di una professionalità particolare”.
 

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