Arcigay e Usl siglano una convenzione per l’inclusione e l’ascolto

L'obiettivo è quello di offrire “supporto a chiunque si trovi ad affrontare difficoltà legate all’affermazione ed accettazione della propria identità, dell’orientamento e alla condivisione con congiunti e conoscenti”.
Immagine archivio - La sede Usl di via Guido Rey
Sanità

Fornire ascolto, supporto e inclusione a tutte le persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+, così come ai familiari e alle persone vicine.

È questo l’obiettivo alla base della convenzione firmata tra l’associazione Arcigay Valle d’Aosta Queer Vda ed il Dipartimento di Salute Mentale dell’Usl. Convenzione che permetterà – si legge in una nota – di offrire “supporto a chiunque si trovi ad affrontare difficoltà legate all’affermazione ed accettazione della propria identità, dell’orientamento e alla condivisione con congiunti e conoscenti”.

Di suo, l’associazione si impegna ad essere presente come sostegno anche per coloro i quali vivano “momenti di difficoltà conseguenti a violenze e discriminazioni subite”, per “ridurre la stigmatizzazione e prevenire condotte suicidarie, problematica drammaticamente presente in Valle d’Aosta che spesso colpisce anche le persone della comunità queer”.

“Sono passati poco più di 30 anni da quanto l’omosessualità è stata ufficialmente eliminata dalla lista dei disturbi mentali, e soltanto dal 2019 la disforia di genere viene considerata non più in termini di patologia o disturbo ma come condizione. La strada nella lotta all’omobitransafobia è ancora lunga, ma questa collaborazione è un passo fondamentale nella lotta alle discriminazioni – dichiara Charlène Rolland, responsabile salute dell’associazione –. Si tratta non solo di impegnarsi attivamente nell’assicurare una sanità inclusiva, attraverso un dialogo aperto e continuo con le Istituzioni del Sistema sanitario, ma soprattutto di offrire spazi sicuri di ascolto e accoglienza per tutte le persone vicine, in qualsiasi modo, alla comunità LGBTQIA+”.

“L’obiettivo di questa convenzione è creare una rete per l’intercettazione del disagio dovuto all’affermazione e accettazione della propria identità e prevenire gli agiti suicidari che ne potrebbero conseguire – spiega invece la dottoressa Anna Maria Beoni, direttrice del Dipartimento di Salute mentale dell’Usl –. Il modello innovativo di integrazione tra i professionisti e il mondo del volontariato è già consolidato e strutturato in altre realtà italiane dove il volontariato in Sanità rappresenta una risorsa importantissima del sistema assistenziale, grazie alla presenza di numerose associazioni che operano a tutti i livelli e in diversi settori, dall’aiuto al paziente alle attività di informazione e promozione della salute”.

“I volontari – ha aggiunto – prestano informazione, orientamento, aiuto, ascolto, conforto ai pazienti e ai loro familiari che spesso sono portatori di bisogni che vanno ben oltre l’erogazione di una prestazione sanitaria.  Sicuramente il volontariato non sostituisce il professionista sanitario o sociale ma è risorsa fondamentale del sistema dei servizi in grado di offrire aiuto in ambito ospedaliero ma anche nella deospedalizzazione, questione cruciale all’interno del ridisegno dei percorsi assistenziali ospedale-territorio”.

Obiettivo dichiarato da Arcigay è quello di “aiutare le persone LGBTQIA+ ad avere il pieno controllo della propria salute e del proprio benessere, nonostante le disuguaglianze sociali che ancora caratterizzano la vita delle persone e che hanno un impatto anche sulla salute”.

“La presenza di associazioni del territorio all’interno dei percorsi di cura è ciò che potrà favorire, sempre più, una sanità pubblica attenta ai bisogni della popolazione, aperta al dialogo e pronta a rispondere alle necessità delle cittadine e dei cittadini per creare salute e benessere, psicofisico e sociale, su tutto il territorio regionale”, conclude Rolland.

A curare i rapporti tra i servizi e le associazioni saranno la responsabile professionale del Dipartimento, la dottoressa Gabriella Delfino, lo psicologo e psicoterapeuta del Servizio per le dipendenze patologiche, il dottor Fabio Pierini e l’assistente sociale della Struttura complessa di Psichiatria, la dottoressa Sofia Lanzavecchia.

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