Poco meno di un mese dopo la delibera del direttore generale, la Giunta regionale ha approvato oggi – martedì 7 novembre – il nuovo Atto aziendale dell’Usl. A comunicarlo l’Assessorato della Sanità, Salute e Politiche sociali.
Il nuovo atto prevede nove dipartimenti strutturali e cinque dipartimenti funzionali, oltre a 53 strutture complesse, 18 strutture semplici dipartimentali, 52 strutture semplici e 12 strutture in rapporto funzionale.
Prima della sua approvazione, il documento – spiegano dalla Regione – “è stato oggetto di proficuo confronto tra l’Azienda Usl, il Consiglio dei sanitari e il Collegio di direzione dell’azienda stessa, le organizzazioni sindacali e le strutture dell’Assessorato ed è stato anche illustrato alla V^ Commissione Consiliare competente”.
La revisione dell’Atto aziendale è uno degli obiettivi di mandato del direttore generale Usl e con la sua approvazione la Giunta “stabilisce che l’Azienda Usl monitori l’effettiva ricaduta in termini di efficienza ed efficacia del nuovo assetto organizzativo trasmettendo, al termine del primo anno di attuazione della riorganizzazione, apposita relazione alla Struttura regionale competente”.
“Il nuovo Atto aziendale contiene la riorganizzazione dell’azienda Usl per l’attuazione degli indirizzi del Piano della salute e del benessere sociale approvato dal Consiglio, con l’obiettivo di rilanciare il servizio sanitario regionale e di renderlo più attrattivo, con un significativo incremento delle Strutture complesse – evidenzia l’assessore Carlo Marzi –. È uno degli strumenti, realizzato in tempi ristretti, che rafforza la presa in carico e la cura delle persone sul territorio: ponendo la prevenzione al centro delle politiche di salute e benessere, prevedendo strutture dedicate a specifiche patologie come il Centro di salute mentale, il Centro per le malattie rare e autoimmuni e l’utilizzo sempre più diffuso delle tecnologie digitali e della Telemedicina”.
Non solo: “La riorganizzazione – prosegue Marzi – tende a rafforzare l’efficacia dei servizi sanitari, avvalendosi dei Dipartimenti funzionali che rappresentano una novità e che hanno l’obiettivo di potenziare il lavoro in team. Il nuovo atto aziendale rivolge inoltre una particolare attenzione al tema delle liste di attesa con la costituzione di un apposito Gruppo di progetto con il compito specifico di garantire a tutti i cittadini certi e adeguati tempi di accesso alle prestazioni sanitarie”.
Attrattività, benessere lavorativo e un ospedale più “umano”. Cosa c’è nell’atto aziendale Usl
13 ottobre 2023
Il documento era atteso da tempo. E da oggi – con la pubblicazione sull’Albo pretorio tra le delibere del direttore generale –, l’Azienda Usl ha approvato il suo nuovo atto aziendale. All’interno c’è molto, ma soprattutto la direzione che la sanità valdostana dovrà cercare di intraprendere, con alcuni “nodi gordiani” ormai annosi: l’attrattività dei professionisti in primis, passando anche per il benessere lavorativo. Non solo, perché oltre ad attrarre personale il punto focale – e in Valle lo sappiamo bene – è quello di riuscire a trattenere i professionisti che qui già lavorano.
L’atto, per essere valido, dovrà ora essere approvato dalla Giunta regionale.
I professionisti, gli abitanti ed il “problema” dei numeri
Atto che parte da un presupposto noto, non solo a livello regionale: “La minaccia principale nell’attuale contesto – si legge all’interno – è rappresentata dalla scarsità di professionalità sanitarie presenti sul mercato del lavoro a livello nazionale, che rendono difficile il reclutamento del personale necessario. Tale difficoltà è, nel caso della Ausl, accentuata da due ulteriori elementi, da un lato la collocazione geografica e la distanza dai centri di formazione universitaria e dall’altro dalla popolazione numericamente limitata che esprime necessariamente un minor numero di professionisti sanitari rispetto ad altre realtà ospedaliere con le medesime caratteristiche”.
Non solo: “La vicinanza con la Francia ed in particolare con la Svizzera inoltre rappresenta un’ulteriore criticità per la conseguente mobilità del personale verso le nazioni confinanti”. Questione nota, dato l’esodo – ormai decennale – di professionisti verso destinazioni oltre le Alpi. E, si legge ancora nell’atto, “la maggiore disponibilità economica, elemento sufficiente in passato per contrastare il gap descritto, non è più attualmente sufficiente a contrastare il fenomeno”.
“Un ulteriore elemento di criticità deriva dal fatto che, per molte procedure specialistiche, è previsto un numero minimo di atti operatori perché sia riconosciuta la qualità delle stesse – si legge ancora –. Da questo punto di vista l’esiguità della popolazione da cui deriva la limitatezza della casistica possibile, rappresenta un freno alla possibilità di crescita e sviluppo delle specialità ospedaliere ed in alcuni casi, ciò rappresenta addirittura una minaccia allo stesso mantenimento dei servizi”.
Le soluzioni: un lavoro sul benessere aziendale e una nuova struttura
Per questo, le linee strategiche individuate parlano di “massima collaborazione Ausl-Regione” – con l’adattamento dei modelli “alle reali necessità del territorio locale, anche grazie ai maggiori margini di autonomia”; così come di “adottare provvedimenti ad hoc per affrontare problemi specifici anche sfruttando appieno i margini di autonomia regionali –, ponendo “massima attenzione alle risorse umane, anche al fine di fidelizzare i professionisti”.
Insomma, se attrarre non è facile, diventa fondamentale mettere condizioni ferme per trattenere. Anche a questo si lega un discorso di “Sviluppo del ‘Benessere organizzativo’”, inteso come “la capacità di un’organizzazione di promuovere e di mantenere il più alto grado di benessere fisico, psicologico e sociale dei lavoratori in ogni tipo di occupazione”.
Per questo l’Usl si prefigge di promuovere e sostenere progetti aziendali a riguardo; promuovere e realizzare eventi, anche formativi, sul tema del benessere; realizzare ricerche sul clima aziendale e sul burn-out; promuovere lo sviluppo delle competenze e delle abilità nella comunicazione interpersonale e sviluppare iniziative di welfare aziendale.
Per questo serve però anche una nuova struttura: “Proprio al fine di realizzare, sviluppare e coordinare azioni questo nuovo approccio nelle politiche del personale (che coinvolgono tutti i livelli organizzativi) – si spiega ancora nell’atto –, viene istituita in staff alla direzione strategica una specifica struttura semplice per il benessere organizzativo”.
Il “nodo” dell’attrattività
Poi resta l’altro fronte: portare professionisti in Valle. “Professionisti in numero adeguato e di qualità sono la pre-condizione al perseguimento di qualsiasi obiettivo ed addirittura condizione necessaria alla sopravvivenza della sanità pubblica valdostana per come è stata, come è e come vogliamo che sia nel futuro”, si legge nel documento.
Per questo “deve essere attivato ogni sforzo per essere attrattivi, mettendo in campo azioni in tutti i settori”. Tra queste, iniziative di tipo:
- economico, logistico e di carriera;
- di clima organizzativo favorevole;
- di sviluppo del welfare aziendale;
- di corretti rapporti fra lavoratori;
- sull’offerta di esperienze professionali di qualità e sviluppo di eccellenze professionali;
- collegamenti e reti con le Università ed i centri di eccellenza interregionali ed internazionali oltre a percorsi formativi concreti ed innovativi;
- di sviluppo di politiche di reclutamento innovative e proattive.
Alla ricerca di un modello organizzativo nuovo
Con l’atto aziendale l’Usl si propone di promuovere “modelli organizzativi moderni ed avanzati che superino la tradizionale organizzazione ‘divisionale’ verso forme di maggiore integrazione, dirette a creare reti quali, a puro titolo esemplificativo: i dipartimenti funzionali, l’organizzazione per processi, la rete. integrata dei servizi”.
“La Valle d’Aosta – si legge ancora – può rappresentare un perfetto laboratorio sperimentale che, oltre a consentire miglioramenti nell’organizzazione, può essere di riferimento per le altre realtà nazionali. Tale vocazione può essere sostenuta da progetti finanziati con fondi comunitari o altre risorse nazionali o regionali, come avvenuto ad esempio con il progetto Aree interne o con la partecipazione al progetto di ricerca ‘5.000 genomi’ o in numerose altre iniziative che nel corso degli ultimi anni hanno beneficiato di fondi specifici e della vocazione della nostra Ausl”.
Un modello territoriale personalizzato
Le peculiarità del territorio valdostano risuonano spesso nelle questioni sanitarie. L’abbiamo scoperto in periodo Covid, quando i nostri dati stridevano con le “zone colorate” spesso decise a livello nazionale e l’abbiamo ritrovato di recente sulla questione delle liste d’attesa.
Per questo “le caratteristiche del territorio, uniche a livello nazionale, rendono indispensabile l’adattamento dei modelli aspecifici nazionali adattandoli alle esigenze specifiche del territorio”.
Garantendo, in sintesi, lo sviluppo delle cure primarie e dei servizi territoriali e la loro forte integrazione con le cure specialistiche ed ospedaliere. “In particolare – si legge –, va declinata in chiave locale la programmazione (Case della comunità, AFT, ecc.) pensata in modo aspecifico per tutto il territorio nazionale. In particolare, le indicazioni alla partecipazione dei medici di assistenza primaria e pediatri di libera scelta alle Case della Comunità non possono essere perseguite a scapito della presenza capillare degli stessi sul territorio regionale”.
A questo si aggiunge:
- Una programmazione dei servizi che tenga conto delle variazioni nei vari periodi dell’anno dell’entità della popolazione presente sul territorio – quindi la questione turistica –, modificando l’offerta in funzione della domanda
- La creazione di micro team di operatori che con i medici del ruolo unico di assistenza primaria garantiscano presa in carico e servizi ai cittadini in modo capillare
- Il progressivo inserimento degli infermieri di comunità
- Il massimo utilizzo delle opportunità messe a disposizione dall’innovazione tecnologica (telemedicina, intelligenza artificiale, ecc) per il potenziamento dei servizi erogati sul territorio ed al domicilio, minimizzando le criticità geografiche
- Una capillare integrazione con i servizi socio assistenziali e con gli enti locali del territorio
- Lo sviluppo delle conoscenze e l’applicazione in loco della “medicina di montagna”
- Massimo sviluppo del sistema di emergenza territoriale
- Un ruolo riconosciuto ai modelli assistenziali professionalizzanti medici del ruolo unico di assistenza primaria, ai pediatri di libera scelta ed agli specialisti ambulatoriali interni come parte integrante dell’organizzazione a pieno diritto e con un rapporto paritario con la dirigenza medica
- La massima valorizzazione del ruolo delle Aggregazioni Funzionali Territoriali e dei referenti delle stesse, come nucleo di coordinamento fra pari dei professionisti di un territorio e come gruppo organizzato monoprofessionale che fornisce risposte omogene minime a tutta la cittadinanza, superando l’isolamento dei professionisti non ricompresi nelle precedenti forme associative e l’isolamento storico di tali figure
- Il mantenimento e lo sviluppo delle esperienze delle caratteristiche della medicina di gruppo, ove realizzabile
- La dotazione a livello di Aggregazione Funzionale Territoriale di personale Ausl di supporto
- La dotazione per le Aggregazione Funzionale Territoriale di tecnologia di primo livello che permetta il ricorso alle cure specialistiche solo in casi appropriati.
Un ospedale “umano”
A livello ospedaliero, l’atto aziendale vuole sviluppare “una realtà caratterizzata dalla contemporanea presenza di due peculiarità, un’organizzazione paragonabile a quella di una grande azienda ospedaliera (per specialità, occasioni professionali, qualità dei servizi) eppure realizzata in una dimensione organizzativa ‘umana’”.
Le azioni da mettere in campo sono quelle di “valorizzazione delle singole professionalità”; “rapporti fra professionisti semplificati e diretti, sia orizzontalmente fra professionisti, sia verticalmente con i responsabili, con la direzione strategica e persino con il decisore politico”; “esperienze di attività professionali immediate e non mediate da altri professionisti” rivolte anche ai giovani operatori sanitari; “un ambiente lavorativo dinamico ed innovativo” e l’utilizzo di “un patrimonio tecnologico completo e moderno”.
Con un accento anche sugli utenti per i quali si prevede una “particolare cura della relazione operatore/cittadino”, la “facilitazione dei percorsi dei pazienti” e la “personalizzazione delle cure”.
Una prevenzione flessibile, “disegnata” sui territori
Prima degli schemi organizzativi e dei dipartimenti, l’atto aziendale mette nero su bianco lo sviluppo territoriale della prevenzione. Qui si parla di: “modelli organizzativi personalizzati in base ai territori; modelli organizzativi flessibili nelle stagioni dell’anno in funzione delle presenze stagionali; la capillarità delle cure primarie sul territorio; il pieno utilizzo delle tecnologie innovative che il mercato sviluppa progressivamente; un laboratorio di modelli innovativi per il territorio adeguati alle esigenze del territorio stesso che siano di riferimento a livello nazionale”.
A livello generale, l’atto punta a “un sistema sanitario regionale finanziato in base alle esigenze di salute dei propri cittadini” e “una comunità capace di fare sistema attorno ad un interesse generale: la salute”.
Il nuovo atto aziendale dell’Usl in Commissione
Di Silvia Savoye – 3 agosto 2023
Se fino a qualche anno fa l’obiettivo era tagliare le strutture complesse per risparmiare, adesso nella sanità valdostana la priorità diventa crearne di nuove per attrarre o legare alla nostra regione medici e professionisti del settore. E’ quanto si prefigge di fare il nuovo atto aziendale dell’Usl, la cui bozza è stata illustrata ieri dal direttore generale Massimo Uberti in quinta commissione regionale, con la successiva presa d’atto.
“La minaccia principale nell’attuale contesto è rappresentata dalla scarsità di professionalità sanitarie presenti sul mercato del lavoro a livello nazionale, che rendono difficile il reclutamento del personale necessario” ricorda l’atto aziendale.
Oltre alla collocazione geografica, alla distanza dai centri di formazione universitaria e alla popolazione numericamente limitata, a rendere più critica la situazione è, come ricorda ancora l’atto, il fatto che “per molte procedure specialistiche, è previsto un numero minimo di atti operatori perché sia riconosciuta la qualità delle stesse. Da questo punto di vista l’esiguità della popolazione da cui deriva la limitatezza della casistica possibile, rappresenta un freno alla possibilità di crescita e sviluppo delle specialità ospedaliere ed in alcuni casi, ciò rappresenta addirittura una minaccia allo stesso mantenimento dei servizi”.
Il nuovo atto aziendale
Per superare le criticità della sanità valdostana il nuovo atto aziendale si pone l’obiettivo di valorizzare le risorse umane, anche al fine di fidelizzare i professionisti. In questo senso, oltre alla stabilizzazione del personale, si punterà sulla formazione e l’aggiornamento continuo degli operatori, il reclutamento e la selezione del personale, ma anche sull’utilizzo di strumenti utili alla motivazione del personale; fra questi: “i sistemi premianti gestiti secondo logiche effettivamente meritocratiche, la cura di un clima aziendale positivo, la responsabilizzazione e l’autonomia dei singoli attraverso la gestione per obiettivi ed una corretta comunicazione interna”.
L’atto guarda poi al benessere del personale prevedendo fra l’altro l’istituzione di una nuova struttura semplice dedicata proprio al benessere organizzativo.
La presa d’atto della V Commissione
“La proposta di nuovo atto aziendale – riferisce il Presidente della quinta Commissione, Andrea Padovani (FP-PD) -, che sarà adottata dalla Giunta regionale nelle prossime settimane, fornisce un modello di sviluppo per la sanità valdostana fondato su tre pilastri: un grande ospedale a misura d’uomo per i cittadini (facilitazione dei percorsi, personalizzazione delle cure) e per gli operatori (grandi opportunità professionali grazie a reti nazionali e internazionali, tecnologia, formazione e innovazione e nuove modalità relazionali orizzontali e verticali); il territorio e la prevenzione, con un modello organizzativo innovativo e attento alle esigenze peculiari della nostra regione, che ha avuto l’apprezzamento del Consiglio permanente degli enti locali in riferimento ai servizi che coinvolgono direttamente Comuni e Unités; la comunità, attraverso un finanziamento del Servizio sanitario regionale che sia adeguato ai bisogni di salute e puntando sulla capacità di fare sistema.”
Critica la minoranza con i consiglieri Mauro Baccega di Forza Italia e Paolo Sammaritani della Lega che lamentano il fatto che “l’atto sia arrivato all’ultimo momento all’attenzione dei Commissari, senza avere la possibilità di un approfondimento preventivo. Oggi, l’esposizione del dottor Uberti è stata piuttosto articolata e ha toccato numerosi temi, sui quali abbiamo cercato di dare il nostro contributo e ci auguriamo che le nostre proposte siano recepite nell’atto definitivo, in particolare per quanto riguarda l’area territoriale, che richiede la giusta attenzione, il 118, la chirurgia in generale, la struttura di psicologia. La proposta presentata può dare delle risposte, ma è sul campo che valuteremo l’azione. Quello che si scrive è positivo e condivisibile e può dare una svolta importante alla nostra sanità che, a differenza delle altre Regioni d’Italia, non ha problemi di risorse economiche ma deve puntare su di un modello attrattivo che valorizzi le risorse umane e sia attento al territorio. Valuteremo i risultati negli atti successivi.”
5 risposte
“Pronto” Soccorso ore 19.40: 33 pazienti in attesa, il primo dalle 8.41
E bla e bla e bla….
Attrattività, benessere lavorativo e un ospedale più “umano”, le solite parole al vento, dette per nascondere il vero obbiettivo di questo atto aziendale, quello di aumentare le poltrone così da accontentare anche altri amici. Bravi continuate a farvi belli e dirvi quanto siete bravi sulla pelle degli altri.
Per il benessere degli operatori sanitari basterebbe mandare a casa alcuni dirigenti incapaci con la sindrome di onnipotenza.
Nuovi atti, assestamenti, riposizionamenti , interventi per una sanità oramai ultima in Italia (con le dirigenze ancorate alle poltrone)