“La sanità valdostana è in crisi. Manca una visione strategica”
L’eccellenza della sanità valdostana? Un ricordo, secondo la ricerca condotta da Ires Morosini per conto della Spi Cgil, presentata ieri pomeriggio.
“Il sistema sanitario e socio-sanitario della Valle d’Aosta sembra trovarsi oggi in una fase di crisi, non riuscendo a fornire, in molti casi, una risposta efficace alle recenti evoluzioni della domanda sociale”. Ai problemi di vecchia data, come la carenza di medici di base, la capacità di smaltire le liste di attesa, un ospedale vecchio e inadeguato, la scarsa presenza di presidi territoriali, se ne sono aggiunti altri determinati dalla Pandemia. E’ il caso ad esempio dell’aggravarsi di alcune criticità e vulnerabilità in seguito al deterioramento o alla sospensione di alcuni percorsi di cura e servizi.
Frutto dell’incrocio fra alcuni alcuni dati statistici, le relazioni del Ministero della Sanità e della Corte dei Conti e l’intervista a dieci testimoni privilegiati la ricerca mette in luce la “discrepanza tra le ingenti risorse veicolate, sia dalla Regione, sia dai cittadini tramite spesa “out of pocket”, e i modesti traguardi ottenuti nella speranza di vita e, rispetto alle due principali realtà comparabili, Trento e Bolzano, anche nello stato di salute della popolazione”.
La spesa sanitaria media pro capite in Valle d’Aosta si aggira attorno ai 2.000 euro, ben al di sopra della media nazionale che è di 1.875 euro pro capite. Anche la spesa per le compartecipazioni dirette dei cittadini ai costi dei farmaci e delle prestazioni, 90 euro pro capite, è la più alta d’Italia. La speranza di vita nel 2020, in seguito allo “straordinario eccesso di mortalità dovuto alla Pandemia, si è attestata a 80,9 anni, “il valore più basso in Italia“. Anche nel 2019 – 82,7 anni – era già fra i più bassi in Italia.
Fra gli elementi di debolezza del sistema sanitario: la copertura vaccinale, i posti disponibili nelle strutture per anziani e disabili, l’assistenza a domicilio. Altro punto dolente riguarda “il fenomeno dell’iperafflusso nei pronto soccorso, spia di carenze che possono riguardare diversi nodi della filiera del servizio sanitario e che produce ricadute negative sulla pressione a cui è sottoposto il personale sanitario, la gestione dei casi critici e i costi di assistenza”. Il monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza, datato 2018, poneva la Valle d’Aosta ai primi posti non soltanto per il numero di accessi ogni 1000 abitanti, ma anche per la percentuale di codici bianchi, assimilabili ad accessi impropri. Un fenomeno, secondo la ricerca, legato ai lunghi tempi di attesa che interessano gli esami diagnostici e gli interventi. Se in Alto Adige nel luglio 2019 per un visita cardiologica servivano 49 giorni, in Valle d’Aosta si doveva aspettare 98 giorni, per una visita ortopedica 5 giorni in Alto Adige, ben 73 nella nostra regionale. Va meglio per gli interventi, ad eccezione dei 379,5 giorni nel 2019 per una tonsillectomia contro una media italiana di 121 giorni, gli altri valori valdostani sono inferiori alla media italiana.
“Siamo una delle regioni con il più alto livello di spesa pro capite per i servizi sanitari – sottolinea il segretario della Spi Cgil Domenico Falcomatà – ma il sistema sanitario pubblico non è in grado di offrire risposte immediate ai suoi cittadini”.
Fra le ragioni di questa situazione, secondo i ricercatori e il direttivo Spi Cgil, c’è la “mancanza di una visione strategica, dovuta anche all’alto tasso di litigiosità politica“. Anche l’ultimo Defr, il documento di economia e finanza 2021 – 2023, “è pieno di buoni propositi ma non fissa azioni concrete nel breve e nel lungo periodo in termini di obiettivi concreti risorse da assegnare e tempi di realizzazione” evidenzia Francesco Montemurro, direttore Ires Piemonte.
Fra le proposte arrivate, in particolare, dai testimoni privilegiati c’è: la realizzazione di case della salute e servizi di comunità, la rivisitazione del ruolo dei medici di base, il potenziamento della telemedicina, incentivi per l’accesso alle professioni sanitarie, anche con borse di studio, l’estensione degli orari per effettuare esami, la costruzione di un partenariato con il Piemonte per realizzare un osservatorio epidemiologico in Valle d’Aosta, lavorare sui programmi di prevenzione primaria e ancora potenziare i sistemi informativi.