“Si tratta di una regola che vale nelle situazioni ordinarie per tutelare i ricoverati e che è stata rinforzata con l’emergenza Covid – spiega il direttore sanitario dell’Usl, Mauro Occhi –. La presenza di un accompagnatore garantisce l’operatività dei professionisti e allo stesso tempo il conforto, l’accudimento e la vicinanza alla persona ricoverata. È anche una misura di tipo igienico-sanitario perché il sovraffollamento è una delle cause della propagazione delle malattie infettive”. Diverso è il caso delle emergenze, come quella che ha riguardato la famiglia Boch.
“In questi casi il nostro personale mette in campo strategie di flessibilità, comprensione e accoglienza soprattutto nei confronti di un’utenza di questa età – prosegue Occhi -. Di ciò abbiamo riscontro positivo nelle segnalazioni che arrivano al nostro ufficio per le relazioni con il pubblico”. Per il direttore sanitario, “le osservazioni che emergono dalla petizione sono da accogliere e da rispettare perché ci danno un quadro percepito molto diverso dalle nostre aspettative. Non solo siamo dispiaciuti ma abbiamo chiesto al direttore della Pediatria, che ha una lunghissima esperienza maturata all’ospedale Gaslini in situazioni di grande complessità e impatto emotivo, di procedere con una verifica di quanto accaduto in quei giorni e in quelle ore per capire se i profili di condotta e rigidità che cogliamo nella petizione siano stati la realtà o meno. Siamo sensibili a rivalutare queste misure che sono sempre prese nell’interesse delle persone”.
‘Mai più un solo genitore in pediatria!’, il padre della bimba morta al Beauregard lancia una petizione
“Non deve più succedere che in Valle d’Aosta un papà debba ricevere la telefonata più brutta della sua vita e metta a repentaglio la propria vita a causa di una regola priva di senso, perché una bambina/o non ha solo un genitore ma due”. Jean-Pierre Boch, padre della bimba di quasi 3 anni morta all’ospedale Beauregard di Aosta nella notte tra il 10 e l’11 giugno 2024 per un arresto cardiocircolatorio, ha lanciato la petizione “Mai più un solo genitore in pediatria!” sulla piattaforma Change.org per permettere ai genitori di accedere insieme al reparto di Pediatria. L’iniziativa, lanciata ieri, lunedì 27 gennaio, ha raccolto più di 1.100 firme.
“Ho trovato privo di ogni senso, in entrambi gli accessi in pronto soccorso, che la prima frase rivoltaci al citofono per poter accedere al reparto di Pediatria fosse ‘un solo genitore’, come se mia figlia avesse solo un genitore – spiega Boch nel testo che accompagna la petizione -. Già mi sono chiesto come potesse essere possibile che la loro prima preoccupazione non fosse la salute di mia figlia, ma il non essere accompagnata da entrambi i suoi genitori. Inoltre, mi ha fatto sentire un genitore di serie B“.
In reparto, “è entrata solo mia moglie e non abbiamo protestato perché siamo persone civili e rispettose delle regole – prosegue il padre -. Verso le 23 di lunedì mia moglie ha ancora chiesto alla pediatra di turno se fosse possibile che la raggiungessi, visto che la situazione sembrava aggravarsi, ma le è stato risposto che ‘no, no un solo genitore signora’. Questo in un reparto vuoto, in una stanza vuota! Dopo circa due ore e mezza mia figlia è morta”. E aggiunge: “Ho rischiato la vita nel tratto di strada da Saint-Vincent, dove lavoro, al Beauregard dopo che ho saputo che mia figlia era morta”.
L’invito di Jean-Pierre Boch è di firmare la petizione – indirizzata al presidente della Regione, Renzo Testolin, all’assessore regionale alla Sanità, Carlo Marzi, al direttore generale e al direttore sanitario dell’Usl della Valle d’Aosta, Massimo Uberti e Mauro Occhi – per “far cambiare una regola per me ingiusta ed infausta per la quale mia moglie ha dovuto affrontare da sola quella nottata maledetta”.
2 risposte
Assurda questa cosa e senza senso. Siamo in mano a regolamenti inventati da gente insensibile e senza intelligenza. Ora voto petizione ma non è possibile che il cittadino debba inventarsi escamotage per sopperire alle carenze delle strutture. Ci vorrebbe disobbedienza civile in questi casi e fregarsene dei regolamenti quando sono assurdi.
C’è solo una parola gentile per chi si è reso responsabile di questa situazione e è VERGOGNIA sia rivolto alla nostra classe politica che al personale dell’ospedale,speriamo che non debbano mai vivere nella loro vita queste situazioni assurde e senza buon senso