“Salvare il sistema sanitario? Adesso o mai più”. I sindacati medici chiedono risposte alla politica
“Salvare il sistema sanitario ospedaliero pubblico in Valle: adesso o mai più”.
A scriverlo, in una nota, i sindacati di categoria della Dirigenza Medica, Sanitaria e Veterinaria pubblica ospedaliera valdostana Anaao Assomed, Aaroi-Emac, Anpo, Cimo, Fassid, Fesmed, Fvm.
“Ora più che mai, è una priorità” aggiungono le organizzazioni sindacali, che auspicano “che il governo regionale decida di investire maggiormente in risorse umane per garantire la salute dei cittadini, altrimenti il sistema sicuramente non reggerà”.
“Le criticità del Servizio sanitario regionale, già evidenti e consistenti prima della pandemia, si sono ulteriormente aggravate con l’emergenza Covid – prosegue la nota –. Gli scellerati piani di riordino dell’ospedale e del territorio avallati dai precedenti governi regionali, invece di ottimizzare le risorse in rapporto agli effettivi fabbisogni, hanno ahinoi comportato la chiusura e la riconversione di reparti ospedalieri con rilevante decremento del numero dei posti letto, peggioramento insostenibile delle condizioni di lavoro e progressivi tagli economici. Il risultato ottenuto è sotto gli occhi di tutti: sistema sanitario sempre più ospedalo-centrico, destrutturato e con ridotta capacità di erogare servizi quali/quantitativi adeguati a danno della popolazione e della professionalità degli operatori sanitari”.
Un “monito” per la politica, le cui scelte hanno portato alla situazione attuale: “la fuga di medici, il mancato turnover relativo ai numerosi pensionamenti, a causa di concorsi molto spesso andati deserti o quasi, uno spropositato aumento delle liste di attesa e un progressivo costoso ricorso sia al privato convenzionato che alle cooperative per erogare diagnosi e cure, senza però garantire adeguata continuità assistenziale”.
“E tutti sanno – si legge ancora – che se non arriveranno presto nuovi professionisti della salute, con il proseguire della fuga di medici e anche di infermieri dal Parini, qualsiasi sforzo per ridurre le liste di attesa e garantire tutti i LEA sarà inutile. Le vicine Francia e Svizzera (anch’esse ‘affamate’ di medici di esperienza) e le regioni italiane limitrofe stanno facendo di tutto per essere più attrattive in termini di carriera, di condizioni lavorative e stipendiali”.
Un nodo sul tavolo da tempo: “Senza significative incentivazioni professionali ed economiche per i medici ospedalieri, i dirigenti sanitari e i veterinari, anche i concorsi indetti per nuove assunzioni dalla ‘finalmente’ preoccupata Direzione Usl, e i futuri investimenti mediante il Pnrr per ammodernare strutture e tecnologie regionali non avranno alcuna ricaduta in termini di cure tempestive e di qualità per la popolazione valdostana e per i turisti, lasciando il nostro unico presidio ospedaliero, magari anche nuovo di zecca e all’avanguardia, svuotato di operatori qualificati e sicuramente incapace di garantire tutte le cure e l’assistenza agli acuti”.
Il risultato? “Ancora più spazio e più denaro pubblico per le cooperative e per il privato convenzionato. Se qualcuno vuole questo lo dica chiaramente”.
I sindacati di categoria sono al lavoro, da alcuni mesi assieme all’Assessore alla Sanità Barmasse, “anche grazie a un tavolo di confronto attualmente in corso, per trovare soluzioni adeguate e rapide con il comune intento di salvare il salvabile e, magari, nei prossimi mesi, invertire il processo di default in corso”.
Sindacati per i quali serve però uno step più deciso: “Il Consiglio Regionale si riunirà per definire e approvare la Legge di Bilancio per il prossimo anno. Ora servono più che mai i fatti e i Sindacati, assieme ai medici, ai dirigenti da loro rappresentati e soprattutto assieme ai cittadini, aspettano che il Governo Regionale faccia per l’anno 2022 e per gli anni successivi cospicui investimenti e concrete manovre nel segno della tanto citata ‘attrattività valdostana’ che, a parole, è diventata lo slogan della stragrande maggioranza dei consiglieri regionali”.
O meglio: “Ci auguriamo che alle parole seguano i fatti – chiude la nota –: se così non sarà, bisognerà che qualcuno si assuma la responsabilità di non aver considerato come priorità assoluta la salute dei cittadini e il ruolo di coloro che la garantiscono”.