14 nuovi defibrillatori in Valle d’Aosta e 14 corsi gratuiti di primo soccorso

Fino al 31 marzo i Volontari del Soccorso valdostani organizzano Dae first Responder, corsi di formazione all’uso del defibrillatore semiautomatico in 14 comuni, dove sono stati stanziati altrettanti nuovi defibrillatori. Si prevede la formazione di 400 persone, per rendere la Valle d’Aosta una regione il più cardioprotetta possibile. Com'è ora la situazione?
Consegna DAE ad Arnad
Società

Non bisogna essere supereroi per salvare una vita! Ne sono sicuri i Volontari del soccorso, e per renderne consapevoli tutti hanno dato il via a corsi gratuiti di BLSD (Basic Life Support and Defibrillation), cioè di primo soccorso con l’impiego di defibrillatori semiautomatici.

I corsi, organizzati in tutta la Valle d’Aosta, sono 14, aperti ognuno a 24 cittadini, per un totale di 336 first Responder. “Probabilmente saranno di più, e supereranno i 400. Ci sono sempre più cittadini che rispondono a queste iniziative” aggiunge Mauro Cometto, direttore della Federazione dei volontari del soccorso. “Si cercherà comunque di far fare i corsi a tutti i richiedenti”. Ogni corso ha la durata di sei ore, e il progetto si concluderà entro il 31 di marzo. Ai partecipanti verrà anche rilasciato il manuale del protocollo del BLSD.

Una formazione che può salvare una vita

Quattordici corsi per quattordici DAE. Sono infatti quattordici le nuove postazioni DAE stanziate in tutto il territorio valdostano in vista della formazione: a Morgex, Courmayeur, La Salle, Villeneuve, Cogne, Nus, Antey-Saint-André, Valtournenche, Montjovet, Champdepraz, Arnad, Pontboset, Pont-Saint-Martin e Issime.

Per ogni defibrillatore installato verranno formati 24 volontari laici”, riassume Paolo Carlino, Presidente dei Volontari del Soccorso Mont-Rose. “Al corso previsto per sabato 13 marzo, a Pont-Saint-Martin, per ora se ne sono iscritti una quindicina. Il corso si svolgerà nell’Auditorium, così da garantire il distanziamento”.

Il fattore tempo è sostanziale: è questa la prima ragione della volontà di organizzare questi corsi. “Il tempo è la cosa più problematica”, riconosce infatti Carlino. “Qualche anno fa è successo che un vigile del fuoco volontario, proprio il giorno successivo a uno di questi corsi, stava parlando con una persona che all’improvviso si è accasciata a terra. Lui ha fatto le indagini preliminari e ha capito che si trattava di un infarto, ha chiamato il 118 e intanto ha prelevato il defibrillatore, fatto le azioni necessarie e la persona si è salvata. Nel caso dell’infarto il tempo è breve, se il sangue non circola il cervello va in mancanza di ossigeno, e le cellule muoiono. Se entro gli otto e i dieci minuti non si riesce a intervenire, il paziente, anche se magari si salva, porterà dei danni permanenti a livello cerebrale.”

Secondariamente, con questo progetto si mira a coinvolgere nuovi volontari fissi. “Magari un partecipante al corso prendendo consapevolezza di quanto è importante il ruolo del soccorritore occasionale decide di diventare anche un volontario del soccorso” spiega Cometto “L’auspicio è quello di avere quattrocento first Responder, ma anche di ottenere cittadini che vogliano andare oltre, fare un percorso formativo più specifico e integrare i nostri volontari con le formazioni di soccorso e di trasporto infermi”.

La postazione DAE ad Issime
La postazione DAE ad Issime

Il corso forma a 360 gradi, ed è consigliato “a chiunque, dai 18 anni in su ” dice Carlino. Infatti, rassicura Cometto: “Il defibrillatore è molto semplice da usare. La parola semiautomatico già fa capire che per la maggiorparte è automatico: fa tutto lui”.
Lo strumento è munito di un software di lettura che avverte quando il ritmo del cuore va in fibrillazione ventricolare, in questo caso arma le piastre della corrente necessaria e avvisa l’operatore che deve erogare lo shock elettrico. 

“Il soccorritore deve solo schiacciare il pulsante per erogare lo shock, ma di sicuro prima deve fare delle operazioni di valutazione: accertarsi che il paziente sia incosciente, che non respiri… tutto lì, poi fa tutto il defibrillatore. La cosa delicata per l’operatore è la sicurezza della scena: lui la deve garantire per sé e per gli altri. Se io sono per terra che tocco mio padre e l’operatore schiaccia il bottone, la scossa la prendo anche io. Certo che non è una situazione emotivamente facile da gestire” continua Mauro Cometto.
E’ dello stesso parere Carlino: “Sono nozioni così semplici che è difficile non riuscirci. Se non provi a fare qualcosa in quel momento la persona è morta”.

Comunque, “questo è il lancio, poi a livello locale si deve fare squadra per farsi carico di aggiornamenti. Bisogna aggiornarsi periodicamente, se no il titolo cade” fa notare il direttore.

Il totale dei costi dell’iniziativa è di circa 55.930 euro. Questi comprendono i 14 defibrillatori (costati 2.525 euro ciascuno), la formazione (1.220 per 24 persone), la sacca con materiale di consumo di primo soccorso e gilet (50 euro) e l’allacciamento alla linea elettrica circa (200 euro). Il prezzo di ogni postazione è pari a circa 3.995 euro.

La cardioprotezione in Valle d’Aosta

In Valle i DAE sono più di trecento, mentre sono una settantina i volontari laici, ovvero occasionali. I defibrillatori sono arrivati nella nostra regione intorno al 2000 e il loro ingranaggio è stato mosso dai Volontari del Soccorso e dall’associazione Les Amis du Coeur. Loro si sono impegnati a sensibilizzare la comunità con un iniziale progetto: La scarica che ti ricarica, che è stato poi seguito da altre iniziative. 

“Oggi i defibrillatori li troviamo nei campi sportivi, in tutti i luoghi di interesse pubblico e nelle varie comunità. Abbiamo voluto riprendere un discorso di interesse comune in tutta la Valle che abbiamo iniziato anni fa. “ dice Cometto.

Questi DAE una volta all’anno devono essere sottoposti a collaudi. In ogni caso, gli apparecchi sono dotati di software di autodiagnosi, che intercettano ogni minima anomalia. Questo autocontrollo è effettuato giornalmente e costantemente, e se avverte un errore emette un allarme. “Potrebbe trattarsi di piastre scadute, il livello della batteria scarsa, il gel nelle piastre che è cristallizzato…” esemplifica il direttore.

L’auspicio per il futuro” commenta Cometto “è che le persone incaricate a prendere decisioni, cioè Regione e ASL, considerino la riorganizzazione intorno al tema defibrillatori, per integrare e valorizzare questo progetto; così da avere defibrillatori e operatori presenti in tutta la Valle e potersi definire una regione cardioprotetta a 360 gradi. Questo sarebbe veramente un bell’obiettivo, per tutti: non solo per i cittadini ma anche per i numerosi turisti. Poter dire: ‘La Valle d’Aosta è una regione cardio protetta’… sarebbe tanta roba!”

 

 

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