Se il riscaldamento climatico fosse semplicemente un film, di quelli che aderiscono al filone catastrofico tanto caro al cinema hollywoodiano, si potrebbe proprio dire che le regioni alpine da tempo si sono assicurate una poltrona in prima fila. Uno dei segnali più evidenti del riscaldamento globale in atto è rappresentato dal massiccio scioglimento dei ghiacciai, fenomeno visibile anche sulle nostre Alpi e oggetto di costante monitoraggio.
Lunedì 28 settembre, a Courmayeur, si è aperta la seconda assemblea generale del progetto Acqwa, cofinanziato dalla Commissione europea, che vanta la collaborazione di 37 partner internazionali. I principali esperti di idrologia e climatologia provenienti da vari paesi europei, ma anche da Argentina, Cile, Kyrgyzstan e Canada, si sono riuniti per monitorare gli effetti del clima sulle risorse idriche. L’incontro, che proseguirà fino a domani, è stato organizzato dall’Arpa regionale, dalla fondazione Montagna Sicura e dal Cva, partner valdostani del progetto Acqwa, coordinato dall’Università di Ginevra. E’ l’occasione per fare il punto della situazione e del lavoro svolto nel corso dell’ultimo anno, e di perfezionare i modelli matematici sperimentali in grado di spiegare le dinamiche del ciclo dell’acqua in alta montagna e di prevedere la loro evoluzione nei prossimi 50 anni. Ma le conseguenze, a breve e a lungo termine, del riscaldamento climatico sul territorio hanno ricadute di tipo non solamente ambientale, ma anche economico, e più specificamente energetico, agricolo e turistico.
Alla luce dei possibili conflitti di interesse che possono sorgere tra questi diversi ambiti di interesse, il progetto Acqwa ha come obiettivo anche l’individuazione di soluzioni che tengano conto degli interessi economici in gioco, senza però perdere di vista l’unico dato incontrovertibile con il quale è necessario fare i conti, ovvero la sempre minore disponibilità d’acqua.