Il progetto “A scuola di vita indipendente” vince il “Premio inclusione 3.0”
E’ un riconoscimento inatteso quello arrivato all’Associazione Girotondo e al gruppo informale di famiglie “Officina della vita indipendente” di Aosta dall’Università di Macerata per il progetto “A scuola di vita indipendente”. Insieme ad altre 16 realtà italiane, da nord a sud, le due organizzazioni si sono aggiudicate il Premio inclusione 3.0 giunto alla quinta edizione e promosso per valorizzare realtà nazionali e internazionali che quotidianamente lavorano per l’integrazione delle persone con disabilità.
La Premiazione si è svolta nel tardo pomeriggio di venerdì 25 marzo scorso nel Teatro Lauro Rossi di Macerata, alla cerimonia era presente in collegamento video Serena Del Vecchio della Sovrintendenza agli studi della Regione Valle d’Aosta partner del progetto che è stato finanziato grazie ad un bando del CSV con fondi della Regione Valle d’Aosta e del Ministero del Lavoro.
La motivazione del premio: “A garanzia del diritto all’abitazione, al lavoro e alla partecipazione attiva di tutti, il percorso ha coinvolto il personale scolastico di ogni ordine e grado al fine di elaborare le migliori strategie in grado di sostenere la piena realizzazione dei progetti di vita degli studenti con disabilità”.
Il progetto premiato “A scuola di vita indipendente”
“Questo progetto è il proseguimento di un’iniziativa precedente che si era interrotta a marzo 2021, allora le famiglie erano 6, mentre ora siamo riusciti a coinvolgerne complessivamente dodici che in concreto significa il coinvolgimento di 12 consigli di classe di 10 istituzioni diverse, dalle scuole dell’infanzia alle superiori” ci spiega Claudia Chanu, referente del progetto.
“A scuola di vita indipendente” è un progetto che ha portato avanti da una parte interventi mensili nelle scuole dedicati ai singoli studenti inseriti e dall’altra un percorso collettivo ideato dall’Officina della Vita indipendente dell’Università di Torino di “capacitazione” rivolto ai genitori. “E’ un percorso che è servito a ricordarci che siamo comunque noi genitori i registi dell’educazione dei nostri figli” spiega ancora Claudia Chanu. “Il percorso ha messo in campo la prospettiva di adultità, ovvero l’idea che i nostri figli cresceranno, diventeranno adulti e che dovranno essere in grado il più possibile di vivere la loro vita e di fare le loro scelte, ovviamente con i supporti necessari perché nel mentre la disabilità non scompare”.
Il progetto ora in fase conclusiva, ma è alla ricerca di nuovi finanziamenti per poter proseguire e coinvolgere nuove famiglie e nuove scuole.