“In oltre 30 dei 40 campioni analizzati è stata rilevata almeno una delle due sequenze target, cosa che indica la presenza, o meglio la presunta presenza, di RNA virale nei campioni”.
Questi i primi risultati ottenuti da Arpa Valle d’Aosta, parte del Sari, il Progetto di Sorveglianza Ambientale di SARS-CoV-2 attraverso i Reflui urbani in Italia.
Nel dettaglio, sono state rilevate tracce del genoma virale di SARS-Cov-2 già a partire dai primi campioni, prelevati all’interno del depuratore di Valtournenche il 15 luglio 2020. Nella settimana successiva, invece, tracce del virus sono state rilevate anche nel depuratore di La Salle, mentre in quello di Brissogne solo a partire dal 29 luglio 2020. Ovvero in tutti i e tre i siti individuati per il campionamento.
Dati che, spiega l’Arpa, “in questa prima fase della ricerca possono essere considerati solo indicativi della presenza di tracce del virus nei campioni raccolti e quindi della sua circolazione nel territorio regionale”, visto che i protocolli analitici utilizzati sono ancora in fase di validazione”.
L’Agenzia, però, tiene a specificare un concetto, e lo spiega chiaro e tondo: “Rilevare tracce di RNA virale nei reflui non corrisponde a rilevare, in questa particolare matrice, virus vitale e infettivo. Ciò significa soltanto che, molto presumibilmente, nella popolazione afferente a quel depuratore ci sono delle persone che hanno ‘incontrato’ le particelle virali e le stanno eliminando tramite le loro deiezioni”.
Il procedimento
Come detto, i siti di campionamento scelti da Arpa VdA, durante il periodo estivo, sono stati il depuratore di Brissogne, quello di La Salle e quello di Valtournenche. I prelievi sono stati effettuati con una cadenza settimanale nel periodo luglio-agosto 2020 in tutti e tre i siti, mentre, a partire da metà settembre, i campionamenti sono stati effettuati solo al depuratore di Brissogne.
I campioni raccolti durante la fase pilota, nel periodo estivo, sono stati conservati in congelatore a –20 gradi, fino a metà novembre, momento nel quale si è proceduto alla fase di concentrazione del campione, di estrazione degli acidi nucleici e di rilevazione di eventuali tracce di virus.
La fase iniziale di concentrazione è stata eseguita, per tutti i 40 campioni analizzati fino ad ora, a partire da un volume di 250 ml, utilizzando il metodo di riferimento, raccomandato dall’OMS per la sorveglianza ambientale del poliovirus (WHO, 2003) e modificato dall’Istituto superiore di Sanità – che si è occupato del coordinamento tecnico-scientifico del progetto – per gli scopi del progetto Sari.
Il sistema di rilevazione del RNA virale, utilizzato da Arpa in questa prima fase non è quello proposto nel protocollo ISS, dato che l’Agenzia sta ultimando in questi giorni l’acquisizione di tutti i reattivi necessari. Si tratta di un kit commerciale di RT-Real Time PCR, che prevede un primo step di retro trascrizione ed un successivo step di amplificazione di due specifiche sequenze target, una nella regione di ORF1 ab e una del gene N di SARS-Cov-2.
“I risultati qui riportati, pur dovendo essere approfonditi con ulteriori prove di conferma – si legge nell’articolo di Arpa –, ci fanno supporre che questo sistema sia in grado di evidenziare la circolazione del virus in una determinata area geografica, anche in un momento in cui il numero di casi rilevati nella popolazione è molto basso, se non addirittura nullo, confermando quanto già riscontrato dagli altri studi”.