E poi c’è Berlin. In un contesto di regine che si confermano – Suisse per la seconda volta, Falchetta addirittura per la quarta – c’è pure la novità della Regionale 2025, la classica reina che non ti aspetti.

Già, perché Berlin di Julien e Simon Charbonnier non aveva il numero dorato delle reine in carica e neppure quello rosso che appartiene alle regine di concorso: indosso, domenica scorsa 26 ottobre, aveva un anonimo 21, frutto del secondo posto in prima categoria ottenuto a La Salle a fine aprile. Quel giorno Berlin aveva perso la finale contro Belva di Ymac Frassy e Christopher Letey, inconsapevole che sarebbe stata una sconfitta “salutare” nel proseguo di una stagione culminata una settimana fa con un titolo inatteso. E per di più in seconda categoria, ovvero il girone dove l’equilibrio regna sovrano: e dove per il secondo anno di seguito – dopo Tiky di Italo Arlian – ha vinto una cosiddetta outsider.
La reina che non ti aspetti

Berlin era semisconosciuta ai più, prima della Regionale. Ed era finita giocoforza nell’elenco di quelle bovine che il 26 ottobre rischiavano di passare in prima categoria: vuoi perché la sua qualificazione era arrivata proprio tra i “pesi massimi”, vuoi perché l’innalzamento di peso per lo slittamento di una settimana della finale non era una misura così rassicurante. Ma se fior fior di allevatori hanno passato i giorni precedenti la finale a far sfilare le loro protette sul peso – per controllarne la forma – Julien Charbonnier ammette di non aver avuto questo tarlo nella testa.
“Berlin ha fatto un’estate positiva in alpeggio, a Lo Parc di Allein – commenta il giovane allevatore di Arpuilles –. Si è mossa parecchio, non tende a essere troppo grande. Pertanto alla Regionale eravamo consapevoli che avrebbe combattuto in seconda categoria”.
La procedura del peso, alla mattina, ha confermato le sensazioni della vigilia: 622 chili, 8 sotto la soglia dei 630 posta come limite massimo della categoria. E fin lì, tutto è andato bene.
La seconda variabile della Regionale è il sorteggio, e a Berlin – inutile nasconderlo – il “tirage au sort” del Comité ha regalato un torneo agevole. Sulla sua strada ha trovato regine agguerrite, ma quello era scontato: ma nessuna regina di concorso, almeno fino alla finale. Sono elementi che contano tanto, quando sei alla Croix-Noire a giocarti un bosquet che vale tutta una carriera.
“Nonostante il sorteggio benevolo – continua Julien Charbonnier – abbiamo tremato al primo incontro, con Sirena dei fratelli Quendoz. Berlin è un po’ ‘ballerina’, si muove spesso in campo, e con Sirena l’ha fatto fin troppo. Contro questa avversaria basta un dettaglio a far decidere la contesa, e a un certo punto Sirena ha piazzato un colpo davvero notevole: poteva essere quello del ko, e invece è stato quello che ha permesso alla mia Berlin di svegliarsi, di entrare in campo e di iniziare a vincere”.
Al secondo turno Golda dei fratelli Brumin, “altro incontro strano: Berlin ha attaccato per prima, se l’è cavata e ha passato il turno”, poi ai quarti la sfida con Campiglia dell’azienda agricola Verney, forse l’incontro più interessante di tutta la giornata di Berlin. “Mah, io propendo comunque per la finale – ammette Julien Charbonnier – ma il quarto con Campiglia è stato davvero intenso. Dopo due primi combats dove la sua classe si era vista solo a sprazzi, con Campiglia la mia Berlin ha fatto vedere il suo talento. E ha vinto”.
Già prima dell’incontro con Campiglia Julien Charbonnier era sicuro di un posto in zona “campane” per la sua bovina. Un risultato eccellente, anche se già raggiunto a più riprese nella sua giovane carriera: il quinto posto alla Regionale era già arrivato tre volte per Julien e suo papà Simon, nel 2011 con Villa, nel 2014 con Bataillon e nel 2023 con Zivà. Anche la semifinale era un traguardo già vissuto: correva l’anno 2012 e Mirà perse la semifinale di seconda categoria con Lumière dei Nolly, che poi si laureò regina.
Invece la semifinale di domenica è stata un’altra storia. Berlin è opposta a Farouk di Renzo Marquis, seconda in seconda categoria la settimana prima ad Antey: non sapremo mai se sia stata la stanchezza accumulata la settimana precedente a suggerire a Farouk di lasciare il campo, l’unica cosa certa è che a Berlin è stato sufficiente un leggero colpo di corno per allontanare l’avversaria.
Nel ricordo di Peloria

Semifinale lampo, mentre dall’altra parte impazzava l’altro match tra Furie di Massimiliano Garin e Liv di Matteo Consol. Così, mentre tornava nelle stalle sorridente con la sua Berlin, era già ora di pensare a una finale francamente non pronosticabile quella stessa mattina. “Avevo già vissuto una finale regionale, nel 2021 con Peloria. Aveva perso con Energie di Nello Girod, ricordavo la tensione di un incontro tesissimo. E invece questa volta ho approcciato la sfida con più tranquillità, e forse è stato così anche per Berlin”.
L’ultimo atto del concorso, contro Furie di Garin, è stato un inno alla grandezza delle batailles: una sfida bella e sempre in bilico, dove a farla da padrone sono state la tenacia delle due contendenti. Una sola, però, può vincere, e alla fine è uscita fuori la maggiore freschezza della regina di Arpuilles, che ha permesso al suo proprietario di completare una scalata al titolo regionale iniziata nel 2011 e mai completata. Almeno fino a domenica scorsa.
