Il “colpevole” è stato individuato, sulla soluzione invece si è ancora al lavoro. Dopo la pubblicazione da parte di Arpa – l'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente – dei dati sulla qualità dell'aria complessiva del 2016, la reazione di Legambiente, Valle Virtuosa e Isde non si era fatta attendere.
Il dato che, tra gli altri, aveva allarmato le associazioni ambientaliste era stato l'aumento vertiginoso dei metalli pesanti e soprattutto del cadmio – non sul particolato atmosferico PM10 ma sulle deposizioni che ricadono al suolo – che ha portato oggi ad una riunione dell'Osservatorio sulla qualità dell'aria del Comune di Aosta.
Cadmio che i alcune zone di rilevamento come piazza Plouves ad Aosta aveva raggiunto, tra febbraio e luglio 2016, anche picchi di valore triplicati, fino al 200% di quelli solitamente rilevati: “Abbiamo deciso di avviare dei monitoraggi aggiuntivi – ha spiegato l'ingegnere Arpa Devis Panont – installando tre punti di misura in più interni alla Cogne Acciai Speciali e con campionamenti settimanali. I valori ci dicono che l'inquinamento da cadmio è stato circoscritto tra febbraio e luglio e da un confronto con l'azienda sembra che il dato possa derivare dalla fusione di alcuni rottami che hanno contaminato”.
Ipotesi confermata anche la Ferruccio Trombini, direttore dello stabilimento siderurgico, che fa però notare – alla richiesta di maggiori informazioni da parte del consigliere Étienne Andrione – come arrivare ad individuare l'origine di questi rottami sia impresa impossibile: “Ipotizziamo che ci siano dietro delle forniture che avevano una percentuale di cadmio – ha spiegato – ma che sono state fatte un anno fa ed ora sono completamente esaurite”.
Da qui si dovrebbe arrivare ad un controllo più capillare, non solo dei dati di aria/suolo da parte di Arpa, come chiede Alessandra Piccioni, Vicepresidente di Legambiente VdA: “È un discorso importante perché pone l'acciaieria come una 'industria del riciclo'. L'anno scorso questo problema è arrivato con il cadmio ma potrebbe accadere anche con altri inquinanti, servirebbe un'analisi approfondita dei rottami in entrata alla Cogne per evitare questo inquinamento”.
La domanda, per ora, resta senza risposte concrete, anche se Trombini spiega che: “Ci saranno dei tavoli tecnici nei quali si deciderà come aumentare il monitoraggio, anche dei rottami che verranno fusi. Senza dati alla mano, ora, non possiamo però sostenere che sia un fornitore piuttosto che un altro ad aver fornito a Cas del materiale non conforme”.