Cantiere Parini: gli scavi archeologici raccontano seimila anni di storia

Presentati i risultati archeologici ottenuti dagli scavi del cantiere 'straordinario' dell’ampliamento dell’Ospedale Parini di Aosta. Un'estensione di settemila metri quadrati ricca di testimonianze che coprono seimila anni di storia del territorio aostano.
L'architetto Gaetano De Gattis, dirigente della Struttura Patrimonio archeologico della Soprintendenza regionale
Società

Troppo spesso gli scavi archeologici sono visti come un intralcio ai lavori, anziché un arricchimento del patrimonio culturale comune. Ne è un esempio il cantiere dell’ampliamento dell’Ospedale Parini di Aosta, importante non soltanto dal punto di vista socio-sanitario, ma anche storico-archeologico.

Ieri pomeriggio presso la Biblioteca regionale, durante la conferenza “Un cantiere straordinario”, è stata presentata una sintesi dei risultati archeologici ottenuti finora. A intervenire sulle procedure e sulle metodologie d’indagine adottate sono stati l’architetto Gaetano De Gattis, dirigente della Struttura Patrimonio archeologico della Soprintendenza regionale, le archeologhe Alessandra Armirotti, funzionaria della Soprintendenza regionale, e Claudia De Davide di Akhet Srl.

Un presidio ospedaliero che risponda alle esigenze dell’archeologia, attraverso la realizzazione di un’opera moderna che mantenga intatte le testimonianze del passato riemerse grazie agli scavi, è possibile. Con un’estensione di settemila metri quadrati, di cui cinquemila scavati, il cantiere del Parini è secondo solo all’area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans. Al suo interno sono presenti testimonianze che riguardano seimila anni di storia del territorio aostano, a partire dal IV millennio a.C.

Per raccogliere i primi dati nel 2011 sono iniziati i cinque sondaggi preventivi all’interno dell’area, che peraltro vanta una posizione urbana strategica appena fuori dal perimetro murato. I sondaggi hanno riguardato meno dell’1% della superficie totale da indagare. I primi tre sondaggi a Ovest hanno portato alla scoperta del cimitero moderno con tombe e cappelle funerarie di famiglie valdostane, al di sotto del quale sono emersi la Chiesa di Saint-Jean-de-Rumeyran e un cimitero medievale. Per il posizionamento dei sondaggi a Est, grazie all’utilizzo di una foto aerea, sono stati individuati i vialetti che hanno consentito di scendere fino a quattro metri e mezzo di profondità.

Nel 2014 gli scavi hanno portato alla luce alcuni resti della fase romana. Ma l’interesse degli studiosi ha riguardato anche le epoche precedenti. L’indagine della fase protostorica, con le trincee esplorative, ha svelato il Circolo di pietre risalente all’Età del Ferro, un muraglione utilizzato per delimitare i campi agricoli. Ma è sotto la rampa di accesso al cantiere che, con grande sorpresa, è stato ritrovato un tumulo funerario della metà del settimo secolo con all’interno il guerriero celtico e la sua spada di oltre settantacinque centimetri.

Le scoperte presentate in futuro verranno valorizzate all’interno del sito perché, come spiega l’architetto De Gattis, “togliendo i reperti dal contesto di ritrovamento si perde il 90% del loro valore storico-archeologico”.

Attraverso la conferenza, inserita nel ciclo di incontri tematici “Racconti di un paesaggio”, la Soprintendenza per i beni e le attività culturali ha cercato di dare alla comunità una propria coscienza e conoscenza dei fatti. I prossimi appuntamenti sono previsti, dalle ore 17.00 nella sala conferenze della Biblioteca regionale, giovedì 16, 23, 30 maggio e 6 giugno.

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